La notizia dell’omicidio di Charlie Kirk ha toccato Matteo Salvini nel profondo. Il leader della Lega ha raccontato di essersi commosso vedendo le immagini degli studenti americani riuniti in silenzio e in preghiera, poche ore dopo che un cecchino aveva interrotto con la violenza un incontro nello Utah.
Per lui non è stato solo un momento di dolore, ma anche di speranza: ha descritto le lacrime come la reazione naturale di fronte a un’ingiustizia, ma anche come il segnale che esistono ancora ragazzi capaci di stringersi insieme davanti al male.
Il vicepremier ha parlato di un episodio che segna un prima e un dopo, come se non si trattasse soltanto di una tragedia personale ma di un simbolo più grande. Ha detto che in trent’anni di vita politica non aveva mai sentito una scossa simile. Dal racconto di Salvini al Corriere della Sera emerge un’accusa precisa: Charlie Kirk, ha ricordato Salvini, era un conservatore, cristiano, critico verso l’immigrazione e distante dal mondo progressista. Per questo, secondo lui, alcuni hanno trovato quasi naturale non difenderlo, arrivando persino a giustificarne la fine.
E qui il leader leghista ha lanciato l’allarme: se una parte della politica arriva a legittimare la violenza verso chi non la pensa allo stesso modo, allora i giorni che verranno rischiano di essere molto difficili.
Dopo lo shock, Salvini ha raccontato di avere un’idea chiara: provare a parlare ai ragazzi in maniera diretta. Ha detto di voler scrivere ai presidi e ai rettori per offrire la sua disponibilità a incontrare gli studenti, sia nelle scuole che nelle università. Non si tratterebbe soltanto di lezioni legate al suo ruolo di ministro, ma anche di momenti per ascoltare e confrontarsi. Ha spiegato che vorrebbe sedersi a discutere con tutti, specialmente con chi non condivide le sue idee, perché il dialogo nasce proprio dal contrasto.
Le sue parole si sono intrecciate con quelle di Giorgia Meloni, che aveva avvertito a sua volta dei rischi di un clima politico sempre più teso. La premier, in un suo intervento, aveva sottolineato quanto sia pericoloso distinguere i morti “di serie A e di serie B”, perché così facendo si rischia di aprire la porta a un odio che non conosce limiti. In questa cornice, la proposta di Salvini suona come il tentativo di riportare la discussione dentro le aule, nei luoghi dove i giovani crescono e imparano a formarsi un’opinione.
Il raduno di Pontida, che per la Lega è da sempre una tappa simbolica, avrà quest’anno un sapore diverso. Salvini ha annunciato che dedicherà una parte dell’evento a ricordare Charlie Kirk, trasformandolo in un’occasione per riflettere sul coraggio e sulla libertà, contro la violenza e la paura. Non sarà quindi soltanto la consueta manifestazione politica, ma anche un momento di raccoglimento e di testimonianza.
Il leader ha accennato alle difficoltà che, secondo lui, molti esponenti conservatori incontrano in giro per il mondo, parlando di condanne e processi che avrebbero il sapore di una battaglia politica. Ma soprattutto ha voluto sottolineare che a Pontida saliranno sul palco anche giovani e voci nuove: ragazzi che sui social e nei media si espongono senza paura, pur sapendo di rischiare critiche e attacchi. L’idea è quella di offrire un palcoscenico a chi vuole continuare a parlare, nonostante tutto.
Pontida, nelle intenzioni di Salvini, diventerà quindi un luogo in cui la memoria di Kirk si unisce al futuro dei ragazzi. Un incontro fra passato e presente, fra la tragedia che ha colpito oltreoceano e il desiderio di non restare in silenzio. Sarà, come ha promesso lui stesso, una Pontida diversa da tutte le altre.