"Le Marche sono il nostro Ohio, sento pressione su di me", ha confessato qualche giorno fa il presidente delle Marche, Francesco Acquaroli, a Repubblica. La Regione, da cinque anni amministrata dal centrodestra, è ormai protagonista di tanti dibattiti sulle elezioni che si terranno i prossimi 28 e 29 settembre, per molte ragioni. Si tratta anzitutto della prima regione ad andare al voto nel corso di questo autunno, l'unica ad aver avuto una campagna elettorale vera e propria, visto che i due candidati erano stati resi noti da tempo, e soprattutto quella in cui tutti gli scenari restano aperti.
Insomma, le Marche saranno le elezioni più attese e seguite di questo autunno, ma bisognerebbe chiedersi se il paragone con l'Ohio sia adeguato o meno. Al di là dell'esito delle urne, infatti, il governo Meloni non dovrebbe subire effetti negativi o positivi. Come specificato da diversi esponenti dell'esecutivo nazionale, le regionali saranno un buon banco di prova, ma non saranno motivo di crisi politica laddove dovessero andare male. Esiti, dunque, ben lontani da quelli prodotti dallo swing state statunitense, che spesso risulta decisivo per capire chi andrà alla Casa Bianca.
Cosa dicono i sondaggi? L'istituto Tecnè premia per ora il presidente in carica, che dovrebbe vincere sul proprio avversario, Matteo Ricci, con un margine di almeno cinque punti percentuali. Nel frattempo, mancano meno di due settimane al voto.
La partita più aperta, l'unica Regione che ha vissuto una sfida tra due candidati e la prima ad andare al voto. Le Marche, sin dall'inizio dell'estate, sono state oggetto di tante speculazioni: da una parte c'è il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, che dopo un primo mandato punta a una riconferma, mentre dall'altra c'è l'eurodeputato dem Matteo Ricci, che vorrebbe riportare Palazzo Raffaello nelle mani del centrosinistra, dando un forte segnale alla politica nazionale.
Da mesi, gli esponenti politici della maggioranza e dell'opposizione parlano dell'Ohio italiano. Come nasce questa definizione? Nelle altre Regioni, i risultati sembrano scontati: Campania, Toscana e Puglia sono già considerate vittorie certe del centrosinistra; il Veneto, al di là del candidato, andrà al centrodestra, così come la Calabria. E le Marche? Un testa a testa che però non sarà così decisivo come si crede.
L'esito delle regionali sarà un ottimo banco di prova a tre anni dall'insediamento del governo Meloni, ma non avrà impatti sulla maggioranza di governo e sulla stabilità dell'esecutivo nazionale. A svelarlo è un sondaggio pubblicato qualche giorno fa, assieme alle dichiarazioni di diversi esponenti del governo, compreso il vicepremier Antonio Tajani.
Il centrodestra non ha esitato nemmeno per un momento nel riconfermare Acquaroli. Del resto, i risultati portati finora dal presidente di Regione sono positivi, e un secondo mandato in una Regione storicamente rossa fino al 2020 sarebbe un ottimo segnale. Tuttavia, l'operato di Acquaroli non è stato promosso da tutti: buona parte dei marchigiani vorrebbe riportare la regione nelle mani del centrosinistra e, alle urne, voteranno per l'eurodeputato dem Matteo Ricci.
In questi mesi, l'esponente del Pd ha ricevuto un avviso di garanzia per il caso Affidopoli, inchiesta riguardante l'affidamento di incarichi pubblici. Tuttavia, questo episodio non ha compromesso la campagna elettorale.
Per la maggioranza del campione (52%) le prossime elezioni regionali non avranno comunque effetti concreti sulla stabilità del Governo Meloni.
— Youtrend (@you_trend) September 8, 2025
Fonte: #sondaggio Youtrend per @SkyTG24 pic.twitter.com/nOgFiKIRkG
Sono tanti i sondaggi che hanno analizzato la situazione nelle Marche nell'ultimo mese. L'ultimo arriva dall'istituto Tecnè per l'agenzia Dire e rivela che Acquaroli ha ottime possibilità di essere riconfermato per un secondo mandato: a oggi, il presidente della Regione incasserebbe il 51% dei voti. Il 28% li porterebbe il suo partito, Fratelli d'Italia, mentre Forza Italia e Lega restano al 9% e al 5%; un altro 9% arriverebbe da liste vicine al centrodestra.
Ricci resta fermo al 45,5%. Nella coalizione del campo largo, resta primo il Pd con il 25% dei voti, segue Alleanza Verdi Sinistra con il 7%, mentre il M5S registra solo il 5%; altre liste aggiungono un 8,5%. L'affluenza resta bassa (50-54%); la sfida ora sarà coinvolgere gli incerti, a quota 10%: una percentuale decisiva per ribaltare il risultato o per registrare numeri più alti. Per ora dunque, il centrodestra rimane in vantaggio ma la partita resterà aperta fino alla fine.