17 Sep, 2025 - 07:00

Israele entra a Gaza City, da che parte stanno gli italiani? L'opinione pubblica è divisa

Israele entra a Gaza City, da che parte stanno gli italiani? L'opinione pubblica è divisa

Il conflitto in corso a Gaza, con i suoi recenti risvolti, divide l'opinione pubblica italiana. Secondo un recente sondaggio firmato Only Numbers, il 63,8% dei cittadini giudica la situazione gravissima, ma all’interno di questa maggioranza convivono letture molto differenti.

Tra chi si colloca a sinistra, quasi il 90% percepisce la crisi come senza precedenti, mentre tra gli elettori dei partiti di governo la percezione appare più cauta. In particolare, tra i sostenitori di Fratelli d’Italia il 46,2% definisce la situazione seria, ma si sente privo di elementi sufficienti per giudicare compiutamente

La vera frattura emerge sulla questione delle responsabilità: il 32,3% attribuisce la colpa principale a Israele, mentre il 29,5% a entrambi i contendenti. Questi numeri non raccontano solo chi sia colpevole o vittima, ma riflettono convinzioni profonde e sguardi ideologici che spesso superano la complessità dei fatti. Il centrosinistra tende a puntare il dito contro Tel Aviv, Movimento 5 Stelle, Azione e i partiti di governo prediligono un approccio più equilibrato, mentre tra gli elettori di Fratelli d’Italia il 31,7% individua in Hamas l’unico responsabile.

La speranza oltre il conflitto in Medio Oriente

Nonostante la gravità del conflitto, gli italiani esprimono anche una visione per il futuro. Il 40,6% sostiene la nascita di uno Stato palestinese con piena sovranità, privilegiando il dialogo, il diritto internazionale e la costruzione di un nuovo equilibrio. In parallelo, il 21,9% propende per un’amministrazione internazionale temporanea, soluzione che incontra più consenso tra gli elettori di Lega, Fratelli d’Italia e Azione, come se una gestione esterna potesse garantire maggiore stabilità.

Tuttavia, ogni giorno di guerra lascia cicatrici profonde: anche le azioni militari giustificate come “difesa” generano nuovi nemici, odio e traumi destinati a durare nel tempo. L’idea di due Stati e di ogni possibile riconoscimento, seppur fondamentale, non basta a garantire una pace duratura. La violenza odierna può diventare eredità per le future generazioni, e l’opinione pubblica percepisce che giustizia e responsabilità sono condizioni imprescindibili per qualsiasi speranza di riconciliazione.

Progetti controversi e responsabilità politiche

Le opinioni sul cosiddetto “Progetto Riviera”, l’ipotesi di trasformare Gaza in una destinazione turistica dopo la guerra, mostrano la divergenza di vedute. Il 42,8% degli italiani lo giudica inaccettabile, vedendolo come una proposta che ignora la sofferenza di chi ha subito il conflitto. Al contrario, una minoranza significativa – il 27,7% tra gli elettori di Fratelli d’Italia – interpreta l’iniziativa come un’occasione di sviluppo e pacificazione, pur con tutte le incertezze etiche del caso.

Parallelamente, una larga parte della popolazione attribuisce una responsabilità politica rilevante al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ritenendolo responsabile di aver scelto la linea della forza e di aver alimentato la spirale di violenza. La sua leadership, secondo molti italiani, non ha compromesso solo la sicurezza di Israele, ma anche la reputazione internazionale del Paese e la possibilità di convivenza pacifica con i vicini. Anche chi si sente vicino a Israele appare disorientato: il conflitto non è più solo militare, ma mette in discussione l’identità democratica dello Stato e le prospettive per il futuro.

Riflessione sulla società italiana

I dati del sondaggio offrono uno specchio potente della società italiana: un Paese che riflette, giudica e si divide, spesso senza disporre di tutte le informazioni, ma comunque attento alle implicazioni morali e umane.

La geopolitica si trasforma in questione identitaria, e la solidarietà viene spesso misurata in base all’appartenenza politica. Dietro ogni opinione ci sono vite in gioco, e la guerra a Gaza, pur lontana, diventa uno specchio delle fragilità, delle paure e delle speranze degli italiani. Per ora non si vede una soluzione diplomatica all'orizzonte ma nei prossimi mesi potrebbe aprirsi qualche spiraglio anche se Israele sembra molto poco restio a dar retta alle cancellerie europee.

 

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