A un anno dalla presentazione del suo rapporto su "Il futuro della competitività europea", Mario Draghi torna a incalzare l'Unione europea con parole nette e inequivocabili: "L'inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma la nostra stessa sovranità".
La doccia fredda dell'ex presidente della Bce ed ex premier italiano, però, non coglie di sorpresa: negli ultimi mesi le fragilità strutturali dell'Europa sono emerse con forza, sia sul piano economico – dalla difficile trattativa a seguito dell’imposizione dei dazi statunitensi – sia su quello politico, con l’esclusione dal negoziato sull’Ucraina e la passerella del presidente Usa accanto a Vladimir Putin.
In apertura della conferenza congiunta con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, Draghi è tornato indietro di un anno, al giorno della presentazione del suo rapporto sulla competitività.
Anche nello scenario più favorevole, ha avvertito Draghi, "il debito pubblico dell'Ue è destinato a crescere di 10 punti percentuali nel prossimo decennio, raggiungendo il 93% del Pil". Il rischio, tuttavia, è che la situazione possa risultare ancora più grave.
Tra le principali cause di questa crisi, che Draghi definisce "una minaccia esistenziale alla stessa sovranità europea", c’è l’inazione dell’Ue, "spesso presentata come rispetto per lo Stato di diritto, mentre penso sia soltanto inerzia".
Lo status quo dei meccanismi su cui si regge l’Unione europea è, secondo l’ex presidente della Bce, insostenibile di fronte a concorrenti come Stati Uniti e Cina, meno vincolati e quindi più rapidi ed efficaci nel perseguire i propri obiettivi. Non riformare processi decisionali che oggi paralizzano l’Ue, avverte Draghi, significa semplicemente "rassegnarsi a restare indietro".
Pur riconoscendo l’impegno della presidente della Commissione europea a porre la competitività al centro del suo mandato – è stata infatti von der Leyen a scegliere Draghi per guidare questa "marcia per l’azione" – l’analisi dell’ex presidente della Bce non concede spazi ad autoassoluzioni.
Il richiamo è rivolto a tutti i leader europei, chiamati a dimostrare la capacità di mettere in campo "azioni straordinarie", all’altezza dei "tempi straordinari" che stiamo vivendo. Il tempo delle sole strategie, avverte l’ex presidente della Bce, è finito: la storia esige ora "date concrete, risultati misurabili", una nuova "velocità, scala e intensità". L’unica condizione è che l’Europa sappia marciare compatta, senza disperdere gli sforzi.
"L’obiettivo", ribadisce Draghi, "è ottenere risultati in mesi, non in anni". Per salvare la competitività europea e garantirne la sopravvivenza, spiega, l’Ue dovrà avere il coraggio di infrangere tabù radicati da decenni. Del resto, sottolinea l’ex premier italiano, "il resto del mondo ha già infranto i propri".
Affrontando i capitoli più spinosi già evidenziati un anno fa nel rapporto sul futuro della competitività europea, l’ex presidente punta poi il dito contro il costo dell’energia, sottolineando come il prezzo del gas naturale in Europa sia quattro volte superiore a quello degli Stati Uniti e quello dell’elettricità quasi doppio. "Se questo divario non si riduce, la transizione verso un’economia ad alta tecnologia si bloccherà".
Infine, un tema sentitissimo in tutta Europa: la decarbonizzazione del settore automobilistico. Alle attuali condizioni, spiega, l’obiettivo di emissioni zero entro il 2035 non solo rischia di essere irraggiungibile, ma potrebbe risultare controproducente, consegnando quote di mercato ad altri, in particolare alla Cina.
"Gli Stati Uniti hanno imposto le tariffe più alte dagli anni Trenta, e la Cina è diventata ancora più forte", ha spiegato l’ex presidente della Bce, ricordando come proprio "la dipendenza dagli Stati Uniti" abbia ridotto il margine di trattativa dell'Europa, costringendola di fatto ad accettare le tariffe richieste dagli Usa.
Per Draghi, è ora necessario rilanciare la competitività considerando "un debito comune per progetti comuni – sia a livello Ue, sia tra una coalizione di Stati membri – per amplificare i benefici del coordinamento". I settori cruciali sono quelli dell'innovazione e tecnologie su larga scala, ricerca e sviluppo per la difesa o per l’energia, comparti in cui "la spesa nazionale non è più sufficiente", ha aggiunto l’ex presidente della Bce.
Affiancato dalla presidente della Commissione europea, Draghi ha ricevuto il ringraziamento di von der Leyen per il suo contributo: