16 Sep, 2025 - 17:30

Scuola, l'anno scolastico ricomincia nel segno dell'incertezza: inizia la stagione delle mobilitazioni

Esclusiva di
Tag24
Scuola, l'anno scolastico ricomincia nel segno dell'incertezza: inizia la stagione delle mobilitazioni

L’autunno 2025 si annuncia tutt’altro che tranquillo. Negli ultimi mesi, tra la fine dell’anno scolastico 2024/2025 e l’avvio del nuovo, il ministero dell’Istruzione e del Merito non si è fermato, continuando a portare avanti alcune delle riforme volute dal titolare del dicastero, Giuseppe Valditara. Dallo stop ai cellulari in classe fino alle nuove modalità per lo svolgimento della maturità, sono molte le novità che arrivano dal ministero. Tuttavia, studenti e sindacati non sembrano soddisfatti.

Gran parte dei provvedimenti, secondo chi vive la scuola quotidianamente, non rispecchia le reali necessità del sistema educativo. Sono già state fissate due tappe per la mobilitazione nazionale contro le decisioni di Valditara, accompagnate da ulteriori rivendicazioni: la prima il 18 ottobre 2025, la seconda il 14 novembre. Le proteste coinvolgeranno principalmente gli studenti delle scuole superiori e il personale docente. Le prime informazioni relative alla mobilitazione del 14 novembre sono state diffuse attraverso i canali social dell’Unione degli Studenti.

In esclusiva a Tag24, il coordinatore nazionale del sindacato studentesco, Tommaso Martelli, ha spiegato le ragioni che spingono la comunità scolastica a scendere in piazza nel corso di questo autunno: dall’assenza di riforme concrete alle strutture considerate ormai fatiscenti.

Le riforme di Valditara

Sono diversi i cambiamenti introdotti negli ultimi mesi dal ministero. Durante l’estate 2025 è stata modificata la modalità di svolgimento dell’esame di maturità, con la previsione della bocciatura per gli studenti che si presentano all’orale senza rispondere — come accaduto in vari licei italiani lo scorso giugno e luglio in segno di protesta contro l’attuale sistema scolastico.

Un altro provvedimento riguarda il divieto di utilizzo dei cellulari in classe. Si tratta di una misura che le scuole stanno applicando con modalità differenti e che, almeno per ora, non sembra destinata a un’interpretazione uniforme. Inoltre, è stata annunciata una maggiore integrazione dell’intelligenza artificiale nei programmi scolastici, con l’obiettivo dichiarato di avvicinare gli studenti alle nuove tecnologie.

Perché gli studenti restano perplessi

Molto lavoro ma poca concretezza: questo il giudizio espresso dai sindacati studenteschi, che criticano le misure del ministro Valditara, ritenendole in linea con un modello di scuola distante dai reali bisogni del Paese. Secondo le rappresentanze degli studenti, le riforme non rispondono alle necessità quotidiane della comunità scolastica, trascurando questioni che andrebbero affrontate con urgenza.

Il coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, Tommaso Martelli, ha dichiarato a Tag24 che, sebbene Valditara non sia rimasto inattivo durante l’estate, “le riforme non corrispondono alle reali necessità di studentesse e studenti”. Martelli ha citato in particolare il decreto sui cellulari: “Non solo è un provvedimento di matrice populista, ma ostacola anche un processo di digitalizzazione equa, capace di ridurre i costi dei libri e garantire il diritto allo studio”.

Diritto allo studio, caro scuola e carenze strutturali

Secondo Martelli, le priorità sono altre: occorre intervenire sul caro scuola, sulle carenze strutturali e sulla reale tutela del diritto allo studio. “Ci siamo attivati sin dall’inizio dell’anno scolastico – racconta a Tag24 – ci sono problemi legati all’edilizia, al costo dei trasporti, e si continua a ridurre il personale, come previsto dalla legge di bilancio dello scorso anno. Temiamo che lo stesso possa accadere anche quest’anno”. Il coordinatore nazionale di Uds conclude con una nota critica: “Arrivano tanti decreti, ma molti risultano inutili”.

Proprio queste criticità saranno al centro delle mobilitazioni dei prossimi mesi. La prima data significativa è quella del 18 ottobre 2025, quando si terrà la mobilitazione nazionale promossa dal Tavolo per la Scuola democratica: “Sarà contro le disposizioni pubblicate a fine dello scorso anno, come la lettura obbligatoria della Bibbia in classe e il nuovo approccio all’insegnamento della storia. Sono modifiche che tradiscono un’impronta conservatrice dietro la riforma Valditara. Sarà una giornata di protesta che coinvolgerà l’intera comunità scolastica”.

La seconda tappa di questo autunno di protesta sarà il 14 novembre 2025. In quella data è stato indetto lo sciopero studentesco nazionale: “Sarà un momento di mobilitazione di massa contro il ministro e il governo”, annunciano dall’Unione degli Studenti.

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