17 Sep, 2025 - 16:30

Sciopero 22 settembre 2025, i lavoratori si fermano per Gaza: quali servizi non sono garantiti?

Esclusiva di
Tag24
Sciopero 22 settembre 2025, i lavoratori si fermano per Gaza: quali servizi non sono garantiti?

I lavoratori incrociano le braccia contro le azioni militari israeliane a Gaza. Da qualche giorno è stato proclamato per lunedì 22 settembre 2025 uno sciopero che coinvolgerà le principali città italiane e che potrebbe causare per l'intera giornata disagi o difficoltà negli spostamenti. Ad aderire alla mobilitazione sono le sigle di Unione Sindacale di Base, Confederazione Unitaria di Base, Adl Varese e Sindacato Generale di Base, per manifestare la propria solidarietà alla popolazione della Striscia di Gaza. Le modalità della protesta varieranno di città in città, mantenendo come tema centrale il contrasto al riarmo e la ferma opposizione alle azioni militari israeliane.

Sono molti i settori che potrebbero fermarsi il prossimo lunedì, a partire dalle scuole fino ai trasporti pubblici locali e nazionali, passando per il personale marittimo. In molte università verranno organizzati presidi in sostegno alla popolazione di Gaza. Si tratta solo di una delle tante mobilitazioni previste nei prossimi mesi: il prossimo 4 ottobre, a Roma, si terrà la manifestazione nazionale per la Palestina.

In esclusiva a Tag24, l'esponente dell'esecutivo nazionale di Usb lavoro privato, Francesco Staccioli, ha spiegato come si articolerà la protesta del prossimo lunedì e quali saranno le motivazioni che porteranno in piazza i lavoratori.

Lo sciopero del 22 settembre

Una giornata di protesta contro il riarmo e le azioni militari di Israele a Gaza, ma anche a sostegno dell'iniziativa della Global Sumud Flotilla per la popolazione civile palestinese. Il 22 settembre 2025 è previsto uno sciopero generale di 24 ore indetto dai sindacati di base Usb, Cub, Adl Varese e Sgb, che coinvolgerà trasporti pubblici, ferrovie, lavoratori portuali, personale scolastico e universitario, oltre a logistica e taxi.

Lo sciopero è stato proclamato in solidarietà alla popolazione della Striscia di Gaza e contro il blocco degli aiuti umanitari, con l’obiettivo di sensibilizzare sulle responsabilità del governo italiano e dell’Unione Europea nei confronti della crisi. Il personale ferroviario e delle autostrade incrocerà le braccia dalle 21 del 21 settembre alle 21 del 22, mentre in città come Roma, Bologna e Napoli saranno garantite solo fasce orarie limitate di trasporto urbano ed extraurbano.

Università e scuole hanno organizzato sit-in e presidi, mentre centri sociali e movimenti studenteschi sosterranno azioni locali e blocchi portuali, come a Venezia e Ancona, per amplificare la mobilitazione.

Come nasce l'iniziativa

L’iniziativa nasce dal confronto tra studenti, lavoratori, movimenti sociali e realtà solidali da tutta Italia, con interventi che hanno posto l’accento sul blocco della circolazione merci e sulla necessità di contrastare la riconversione militare delle fabbriche italiane, soprattutto in chiave di sostegno a Israele. La mobilitazione ha anche un respiro internazionale, con adesioni dai porti del Pireo e messaggi di sostegno da attivisti e organizzazioni internazionali.

Lo sciopero punta a massimizzare la partecipazione territoriale, con assemblee locali e operazioni di mobilitazione nei posti di lavoro. Potrebbero esserci dunque ripercussioni nelle principali città italiane, soprattutto in quelle con porti, dove in passato si sono registrate proteste contro l'invio di armi e l'economia di guerra.

Le dichiarazioni di Staccioli (Usb) a Tag24

Non c'è ancora un quadro completo delle iniziative che si terranno città per città, a spiegarlo è l'esponente dell'Usb, Francesco Staccioli. "Per la natura particolare di questo sciopero e per come si è sviluppato si concentrerà nelle città portuali e nei principali centri abitati italiani", ha proseguito, "Roma, Bologna, Torino, Napoli, Milano e altre città saranno coinvolte; le proteste potrebbero svolgersi nel porto cittadino - ove presente - o in centro città". Staccioli ha poi spiegato che i porti sono diventati il simbolo dello sciopero per diverse questioni: a partire dalle armi fino alla questione della Global Sumud Flotilla.

"Questa protesta nasceva come uno sciopero di reazione se le forze israeliane avessero attaccato la Flotilla, ma poi si è evoluto nell'iniziativa per bloccare il genocidio in corso", continua l'esponente Usb. "La protesta nasce quando abbiamo invitato i lavoratori a diventare protagonisti contro il complessivo processo di guerra e riarmo in cui questi tempi sono immersi", spiega Staccioli. "Notiamo che aumenta il traffico di armi, ma non solo...ci sono ristrutturazioni industriali dove c'è la trasformazione di alcuni impianti per essere funzionali alla guerra". Nella giornata di venerdì 19 settembre ci sarà un'altra protesta annunciata dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

 

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