Per la Schlein questo è un periodo certamente pesante e difficile, con diversi grandi problemi – alcuni risolti, come la vicenda della Puglia, altri ancora sul tavolo, come De Luca e la Campania – che stanno mettendo a dura prova la sua leadership.
Candidata a Segretaria Dem al grido di “fuori i cacicchi”, di cui il principe sarebbe De Luca, in Campania si è dovuta scontrare con la realpolitik e con un professionista della politica che, forte dei voti, ha chiesto e ottenuto ciò che voleva, dimostrando di essere determinante nella sua Regione e smontando la narrazione elettorale della Segretaria.
Da diverso tempo, già all’inizio della stagione estiva e dopo la sua schiacciante vittoria a Genova contro il centrodestra, inizia a emergere la figura di Silvia Salis, attuale Sindaca del capoluogo ligure.
Se all’inizio sembravano semplici e fantasiose ricostruzioni giornalistiche, negli ultimi giorni nel dibattito politico è entrato prepotentemente il tema della leadership Pd e della sua linea politica: sinistra o centrosinistra.
Nel Partito Democratico, chi lo segue lo sa bene, i giochi sulla Segreteria sono sempre raffinatissimi e ogni mossa o decisione deriva dalle strategie messe in atto, volta per volta, dalle diverse anime del partito. Quando fu eletta la Schlein, i maligni sostenevano che la scelta delle “teste pensanti” del Pd fosse ricaduta sul candidato più debole, per poter fare i giochi seri solo in vista delle elezioni politiche. Che sono alle porte.
Ora che il gioco si fa duro e la posta in questione riguarda tanto la prospettiva del partito quanto quella personale, diverse eminenze grigie sembrano aver iniziato le grandi manovre di accerchiamento. E a dare scacco matto alla Segretaria, pare, potrebbe proprio essere Silvia Salis: più digeribile per l’ala moderata del Pd (leggi Franceschini, Gentiloni & co.), abile e fresca nella comunicazione, più immediata nel rapporto con i cittadini rispetto alla Schlein, più vicina alla gente comune.
Le prossime elezioni politiche porteranno, appare quasi certo, a una nuova legge elettorale: quello sarà il vero snodo. Gli spifferi narrano di un sistema proporzionale con listini bloccati, premio di maggioranza e indicazione del premier nella scheda. Secondo i ragionamenti dei maggiorenti Pd, in caso di probabili primarie di coalizione, la Schlein rischierebbe di essere superata da Giuseppe Conte, che smania per tornare a sedere alla scrivania di Palazzo Chigi. La Segretaria del Pd non è ritenuta una trascinatrice di folle, ha dato spazio e potere ai 5 Stelle, ha deluso parte dei suoi elettori che avevano creduto nel cambiamento e nell’allontanamento dei cacicchi, che invece sono più vivi e presenti che mai.
La Salis, dal canto suo, incarna perfettamente l’archetipo del candidato che serve al Pd per vincere le primarie, competere bene alle Politiche e garantire che la base del partito non si sposti troppo a sinistra.
Chi ha capito – e prima degli altri, come al solito – le potenzialità della Salis e la crepa nel Pd non schleiniano, è stato Matteo Renzi: l’ex rottamatore, dopo essere passato da sinistra a destra, è ritornato sui suoi passi, ha ottenuto la riapertura di tutti i canali di contatto col Pd, controlla con fermezza i media e loda pubblicamente la Sindaca di Genova. Non è un caso che domani, alla Leopolda, salirà sul palco insieme a Matteo Renzi proprio Silvia Salis, e che sulla sua presenza stiano ragionando tutti gli analisti e i retroscenisti della politica.
Chi si attende già domani una piena investitura di Renzi per la Salis potrebbe però restare deluso: in questi casi i piani sono due e diversi, uno interno al Pd e uno di coalizione. Certo, per il Matteo di sinistra sarebbe più facile e naturale trovarsi una premier come la moderata Salis rispetto a una ideologica e sbilanciata a sinistra Schlein.
Siamo solo agli inizi dei giochi politici, che inizieranno a emergere – da destra a sinistra – immediatamente dopo le elezioni regionali. I risultati appaiono scontati e cristallizzati; infatti c’è chi già sta ragionando oltre, direttamente sull’obiettivo Politiche 2027. E ad accendere le speranze della sinistra è arrivato un sondaggio Swg che attesterebbe uno scarto minimo, meno del 2%, fra centrodestra e campolargo. Ciò significa che il candidato premier potrà fare la differenza. E che per la Schlein, probabilmente, i guai veri devono ancora arrivare.