Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, boccia le riforme della Giustizia del governo Meloni, in particolare quella sulla separazione delle carriere.
Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, il magistrato antimafia ha spiegato le ragioni della sua contrarietà alla riforma, rivendicando il diritto dei magistrati di esprimere le proprie opinioni, anche in riferimento all’interrogazione parlamentare presentata nei suoi confronti da Forza Italia: "Come qualsiasi cittadino, il magistrato può e deve parlare. Sulla separazione delle carriere, io parlerò fino all'ultimo giorno prima del voto, in tutte le sedi”.
La contrarietà alla riforma sulla separazione delle carriere, ha spiegato Gratteri, non deriva innanzitutto da un tornaconto personale: “Noi avremo lo stesso stipendio, come categoria non ci torna nulla”. Il punto, ha spiegato il magistrato antimafia, è che:
Il motivo, secondo il procuratore capo di Napoli, è che in tutti i Paesi dove c'è la separazione delle carriere, il passaggio successivo è “mettere sotto il controllo dell’esecutivo i magistrati”.
Se la riforma sarà approvata, ha spiegato Gratteri, il ministro detterà l’agenda anche delle indagini. “È questo ciò che temiamo e, il fatto che si insista su una riforma che riguarda solo lo 0,2% dei magistrati, è la riprova che lo scopo sia un altro”.
Questo governo e quello precedente – quello dei “migliori”, ha ricordato Gratteri – hanno prodotto per il magistrato solo riforme che “servono solo a rallentare il lavoro dei magistrati”, a eccezione della riforma sulla cybersicurezza, che ha prodotto risultati positivi.
“Tutte queste riforme o non servono, o sono dannose, o favoriscono i delinquenti”, ha spiegato, quando invece la magistratura necessiterebbe di altri interventi.
Anche la battaglia del ministro Nordio contro le intercettazioni è giudicata negativamente da Gratteri.
“Il ministro dice che costano troppo, ma non è così” ha spiegato, ricordando quanto le intercettazioni permettano un ritorno economico considerevole, alla luce delle confische che in molti casi rendono possibili.
Incalzato da Lilli Gruber, il procuratore Gratteri ha commentato poi il caso dell’interrogazione parlamentare presentata da Forza Italia contro l’opportunità che il magistrato conduca un programma sulla mafia su La7. Gratteri ripercorre l’ostilità percepita per questo suo progetto, anzitutto da parte del viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto:
“Se al ministero ritengono che questa trasmissione leda l’onore della magistratura - ha spiegato Gratteri - possono aprire un procedimento disciplinare contro di me”. Invece, "un altro parlamentare di Forza Italia ha presentato un’interrogazione per chiedere al ministro di fare un accertamento su di me”.
Alla domanda di Lilli Gruber se fosse intimidito da queste richieste, Gratteri ha risposto in modo netto:
Per quanto riguarda l’interrogazione, “Ho già inviato la mia risposta al ministero”, ha poi concluso Gratteri, augurandosi che ci sarà un dibattito in Parlamento sulla libertà di stampa e di pensiero: