17 Sep, 2025 - 17:31

Il saluto tra Salvini e l’ambasciatore russo è un caso: perché mette in difficoltà Meloni

Il saluto tra Salvini e l’ambasciatore russo è un caso: perché mette in difficoltà Meloni

Sta suscitando molte polemiche il saluto tra il vicepremier italiano Matteo Salvini e l’ambasciatore russo in Italia,  Alexej Paramonov, durante un ricevimento ufficiale organizzato dall’ambasciata cinese al Parco dei Principi a Roma. Secondo quanto riportato da diverse fonti, si sarebbe trattato di un incontro cordiale con strette di mano e in un clima amichevole.

Un gesto a prima vista di semplice cortesia e buona educazione che, tuttavia, sta sollevando molte critiche da parte dell’opposizione e che potrebbe mettere in grave imbarazzo Giorgia Meloni e Antonio Tajani, con i partner europei. 

Nelle ultime settimane, inoltre, Paramonov ha attaccato in più occasioni il governo italiano con riferimenti anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e alla premier Meloni, con chiare accuse di russofobia. 

Ecco cosa sta succedendo e perché il saluto tra Salvini e l'ambasciatore di Putin è diventato un caso politico.

Il saluto di Salvini all’ambasciatore russo è un caso: la versione della Lega

Il saluto del vicepremier Matteo Salvini all’ambasciatore russo - che sia stato un abbraccio o una semplice stretta di mano - è diventato molto velocemente motivo di imbarazzo per il governo italiano e per il centrodestra.

Il leader della Lega in un’intervista a Telelombardia, ha chiarito di aver incontrato Paramonov a un ricevimento al quale era stato invitato come altri ministri e a cui partecipavano anche parlamentari del PD e di FdI e di essersi limitato a ricambiare il suo saluto.

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“Se vai ospite a casa di qualcuno e qualcuno ti saluta, lo saluti, come è giusto che sia se vuoi avere buone relazioni e se ci tieni ricostruire un dialogo. Preferisco una stretta di mano a uno sguardo rabbioso.

Ha spiegato Salvini.

Il deputato della Lega, Andrea Crippa, intercettato nei pressi della Camera, ha ribadito il concetto:

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“Sono principi di buona educazione, quando uno vede un ambasciatore gli stringe la mano, che sia russo, cinese, giapponese o americano. Chi oggi fa la polemica perché Salvini ha stretto una mano non lavora per la pace.”

Per la Lega, quindi, si tratta di polemiche sterili e tendenziose.

Caso Salvini-Paramonov, governo in silenzio: perché è un problema per Meloni

Al momento da Palazzo Chigi e dalla Farnesina non sono trapelati commenti in merito all’iniziativa del vicepremier della Lega, che ha già messo il governo in una posizione molto scomoda.

Il saluto tra Matteo Salvini e il rappresentante diplomatico di Mosca potrebbe essere interpretato all’estero come una delegittimazione della linea ufficiale atlantista tracciata da Meloni e Tajani. L’iniziativa, infatti, rischia di essere percepita come una “doppia linea” all’interno dell’esecutivo, con possibili conseguenze sul piano della fiducia tra partner europei e alleati NATO.

L’episodio arriva in un momento delicato per la politica estera italiana, mentre si intensificano le tensioni sul fronte orientale dell’Alleanza Atlantica che impongono equilibrio nelle dichiarazioni e tanta diplomazia.

In gioco – come accusano dall’opposizione – ci sarebbe anche la sicurezza nazionale: il gesto può minare la fiducia dei partner NATO con un danno d’immagine globale.

Ci sono poi le dinamiche interne alla maggioranza stessa. Il gesto evidenzierebbe una distanza palese in maggioranza su un tema delicato come la guerra in Ucraina. Non sarebbe la prima volta che le dichiarazioni degli esponenti della Lega rimarcano un’autonomia in relazione alle questioni di politica estera. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nelle ultime settimane si è ritrovato in più di un’occasione a dover ricordare al collega vicepremier che la linea in politica estera è decisa dal presidente del Consiglio e dal titolare degli Esteri. 

L’Italia ha ancora una linea in politica estera? La sinistra chiede conto a Meloni

Tutte questioni che l’opposizione di centrosinistra non ha perso tempo a evidenziare. Tutti i principali partiti di centrosinistra – a eccezione, al momento, del Movimento 5 Stelle – hanno chiesto alla premier di prendere pubblicamente le distanze dalle azioni del suo vice.

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 All’ambasciata della Cina in Italia non è andato ieri un cittadino di nome Matteo Salvini. Era presente il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini. 

Sottolinea la deputata di Azione, Daniela Ruffino,  per la quale “l’abbraccio con l’ambasciatore russo in Italia” dovrebbe essere motivo di imbarazzo per il governo italiano. 

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Da ieri non sono più credibili né Tajani né Meloni quando sostengono di essere loro i titolari esclusivi della politica estera. No, da ieri c’è anche Matteo Salvini a fare la sua politica estera. E questo è un problema per l’Italia.
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Chi fa la politica estera italiana, il governo oppure i legami mai troncati tra Lega e Russia?”.

Scrive sui social la deputata democratica Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri.

Per Enrico Borghi di Italia Viva:

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“È sempre più evidente che il governo si sta spaccando, su una vicenda rilevantissima e destinata a segnare i prossimi anni: il tema della geopolitica e della difesa comune. È il sintomo di uno scontro interno, di uno sfibramento costante, di una compattezza andata in frantumi dentro la maggioranza su un tema così importante e delicato. 

Spaccatura sottolineata anche dalla senatrice PD, Simona Malpezzi:

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Salvini è la quinta colonna di Putin in Europa? Gli abbracci all’ambasciatore russo certificano la spaccatura nel governo e l’isolamento di Meloni.
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“Un governo serio dovrebbe prendere le distanze da quel gesto e ribadire condanna del regime di Putin. 

Attacca la senatrice del PD Sandra Zampa. 

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“Il vero problema, anche sotto il profilo della sicurezza nazionale, è avere ai vertici del governo di un Paese fondatore dell’UE e membro della Nato, un vicepresidente del Consiglio che apertamente tifa per Putin che ha dichiarato di fatto guerra all’UE.

Ha dichiarato il segretario di +Europa, Riccardo Magi. 

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Sarebbe utile sapere cosa pensa Giorgia Meloni del comportamento del suo vice premier. Il nostro Paese condanna il regime di Mosca e queste ambiguità non fanno altro che danneggiare la già bassa credibilità dell’Italia nello scenario internazionale”.

Si chiede infine il capogruppo al Senato del PD, Francesco Boccia. 

 

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