L'invasione di Gaza City da parte dell'esercito israeliano è stata il punto di non ritorno per la diplomazia europea. L'UE alla fine ha deciso di applicare sanzioni economiche allo Stato di Israele, ai suoi ministri e ai coloni violenti in Cisgiordania. Un pacchetto di misure che, tuttavia, per essere varato dovrà essere prima approvato dagli Stati membri. Anche il governo italiano sarà chiamato a esprimere il proprio voto e non sarà una decisione semplice alla luce delle diverse posizioni all'interno della maggioranza.
Le dichiarazioni delle ultime ore del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e le notizie filtrate sul confronto di ieri tra gli ambasciatori UE, confermerebbero alcuni cambiamenti nella linea della fermezza del governo. Arrivano, infatti, le prime aperture verso l'ipotesi di sanzioni al governo di Benjamin Netanyhau, ma ancora nessun cedimento sul riconoscimento dello Stato di Palestina.
Ecco, allora, in cosa consistono le sanzioni e cosa voterà il governo italiano.
A 48 ore dall'ingresso dei carri armati israeliani a Gaza City, la Commissione Europea rompe il silenzio e annuncia l'intenzione di imporre sanzioni commerciali a Israele.
Il pacchetto di misure prevede: la sospensione dell'accordo di associazione UE-Israele, che implica la reintroduzione dei dazi del 37% sui prodotti israeliani (armi escluse) esportati in UE; sanzioni a due ministri estremisti dell'esecutivo di Netanyhau, Besalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, a tre coloni violenti e sei organizzazioni a loro collegate e a dieci membri del gruppo direttivo di Hamas; sospensione del sostegno bilaterale a Israele.
The situation in Gaza is untenable.
— Kaja Kallas (@kajakallas) September 17, 2025
This war needs to end.
Today, I presented a robust package of sanctions on Hamas terrorists, extremist ministers in the Israeli government, violent settlers and entities that support impunity in the West Bank.
My press remarks ↓ pic.twitter.com/uN02vgIxmM
Un pacchetto di misure sostanzioso, ma che ha soprattutto un valore simbolico e politico, poiché rappresentano il primo atto concreto dell'Unione Europea contro le operazioni militari israeliane in Palestina.
E politica e simbolica sarà anche la battaglia per l'approvazione da parte degli Stati membri. Per la sospensione degli accordi è necessario il via libera della maggioranza qualificata, ovvero, l'ok di almeno 15 Paesi su 27, mentre per le sanzioni è necessaria l'unanimità.
L'Italia al momento è tra gli Stati che continuano a esprimere scetticismo nei confronti dell'adozione di misure contro Israele. Sulla stessa linea anche Germania, Ungheria, Austria, Bulgaria e Repubblica Ceca.
La cronaca dei fatti recenti, tuttavia, avrebbe portato il governo Meloni a rivedere la propria linea. L'esecutivo di Roma si è sempre detto favorevole all'adozione di sanzioni nei confronti dei coloni violenti e nelle ultime ore si è detta 'favorevole' a discutere delle misure contro i ministri israeliani.
Ha dichiarato ieri sera Giorgia Meloni, alla chiusura della campagna elettorale del centrodestra per il governatore Acquaroli ad Ancona.
Non si è espresso ancora, tuttavia, sulle sanzioni commerciali e la sospensione degli accordi bilaterali. Invariata anche la linea sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri, Tajani, ha ribadito che al momento il governo italiano non è intenzionato a riconoscerlo perché sarebbe controproducente per il raggiungimento dell'obiettivo finale: il cessate il fuoco.
Francia e Inghilterra, invece, hanno annunciato la decisione di riconoscere lo stato palestinese. Secondo i media francesi, il presidente Emmanuel Macron annuncerà lunedì prossimo alle 21,30 durante il discorso che sarà pronunciato all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. I media britannici, invece, scrivono che il primo ministro Keir Starmer ha intenzione di riconoscere formalmente lo Stato palestinese dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrà completato la sua visita di Stato nel Regno Unito.
Il governo italiano è in una posizione delicatissima. Da una parte sa di non poter più rimandare l'adozione di misure concrete a sostegno della condanna alle azioni di Israele in Palestina e Cisgiordania, ma dall'altro non vuole interrompere il canale di dialogo con Tel Aviv.
E allora, in tutte le dichiarazioni ufficiali, la condanna delle operazioni militari di Israele è accompagnata anche da quella ad Hamas. La richiesta di cessate il fuoco è sempre – giustamente – accompagnata alla richiesta della liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora in mano ai terroristi.
Ha dichiarato, Antonio Tajani, ieri sera durante il comizio a sostegno del candidato governatore delle Marche, Francesco Acquaroli.
Ci sono poi le questioni interne alla maggioranza. È noto che la Lega di Matteo Salvini ha una posizione diversa rispetto a quella di Forza Italia e Fratelli d'Italia, rispetto alla possibilità di sanzioni a Israele.