18 Sep, 2025 - 13:20

Scontro alla Camera dei deputati dopo il voto sulla riforma della giustizia: cosa è successo?

Scontro alla Camera dei deputati dopo il voto sulla riforma della giustizia: cosa è successo?

Deputati che si alzano dai banchi, scambi di accuse e insulti. Sembra una rissa da bar o da partita di calcio, ma è avvenuto oggi, 18 settembre 2025, alla Camera dei deputati, dove è stata votata la riforma della giustizia voluta dal Guardasigilli, Carlo Nordio, e dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La tanto attesa riforma contiene al suo interno la separazione delle carriere, che l'opposizione ritiene una mossa pericolosa per assoggettare la magistratura alla volontà del governo; dall'altra parte, invece, la maggioranza ritiene che la riforma sia un passo importante per la giustizia in Italia ed è intenzionata a mandarla in porto entro il prossimo anno.

Il via libera è arrivato con la maggioranza assoluta dei deputati: 243 sì contro 109 no dell'opposizione. Il testo era stato approvato, in prima lettura, dall'Assemblea di Montecitorio e poi approvato dal Senato. Il testo passa ora all'esame di Palazzo Madama per il quarto e ultimo passaggio parlamentare e, nella primavera del 2026, dovrà passare per un referendum popolare che si preannuncia particolarmente atteso sia dalla maggioranza che dall'opposizione.

Non è ancora chiaro quale sia il motivo alla base delle bagarre di questa mattinata, ma sembra che, oltre alla riforma della giustizia, l'opposizione abbia chiesto alla presidente del Consiglio di venire a riferire in Aula su quanto sta accadendo a Gaza e sulle intenzioni del governo Meloni. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha convocato i capigruppo di opposizione.

Cosa è successo alla Camera dei deputati

Finisce con una mancata rissa il penultimo passaggio della legge costituzionale sulla separazione delle carriere. Oggi, alla Camera dei deputati, si è votato per la riforma della giustizia, che ha ottenuto l'ok con 243 sì contro 109 no. A prendere la parola, sull'ordine dei lavori, è stata la capogruppo del PD alla Camera, Chiara Braga, che ha protestato contro i presunti applausi, da parte del governo e della maggioranza, a seguito del via libera del provvedimento:

virgolette
Presidente, non si applaude dai banchi del governo. Il governo dovrebbe alzarsi e rispondere su quello che sta accadendo a Gaza, anziché fare questa scena patetica, della quale anche il ministro degli Esteri si è reso protagonista, alzarsi e applaudire...

Alcuni deputati dell'opposizione si dirigevano verso i banchi del governo per protestare. A quel punto, il presidente di turno, Sergio Costa, ha disposto la sospensione della seduta. Il presidente della Camera ha poi convocato i capigruppo dell'opposizione. Alla base della protesta c'è dunque il dissenso verso la riforma, ma anche, e soprattutto, il silenzio del governo Meloni su quanto sta accadendo a Gaza. Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S, intercettato in Transatlantico alla Camera ha detto che il partito non è interessato a informative:

virgolette
Con le altre opposizioni abbiamo occupato l'Aula perché vogliamo delle comunicazioni da votare. Vogliamo che il governo ci dica concretamente cosa intende o non intende fare per fermare questa vergogna. Dicono di non essere complici del genocidio. Ma per noi lo sono a tutti gli effetti

La risposta di Nordio

Ci sono stati davvero applausi alla Camera dei deputati? A rispondere alla domanda dei giornalisti poco dopo la chiusura delle votazioni è il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Parlando con i giornalisti in Transatlantico, dopo il via libera della Camera alla riforma che introduce la separazione delle carriere, il Guardasigilli ha smentito le dinamiche esposte dall'opposizione:

virgolette
Non abbiamo affatto applaudito, e credo normale che, di fronte a una – ripeto – vittoria che non deve essere vissuta, lo ripeto per l'ultima volta, come una sconfitta della magistratura e tanto meno come una forma di tentata umiliazione della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere, mi pare che un certo entusiasmo, anche per la maggioranza schiacciante che già si era vista nella prima tornata delle votazioni e che oggi si è ripetuta con un'evidenza che sarà confermata ovviamente al Senato e che penso sarà confermata anche durante il referendum, sia del tutto normale.

A sostegno del ministro della Giustizia sono arrivati anche diversi esponenti della maggioranza di governo, che hanno sottolineato come la riforma della giustizia, che prevede la separazione delle carriere e la divisione del CSM, non sia affatto un'umiliazione ma un passo in avanti per la giustizia italiana e per l'eliminazione delle correnti che rischiano di politicizzare la magistratura. La vicecapogruppo di FdI a Montecitorio, Elisabetta Giardini, ha detto:

virgolette
Manca solo il voto al Senato e la riforma della giustizia sarà legge. Fratelli d’Italia mantiene l’ennesimo impegno che aveva preso con gli italiani per una magistratura finalmente libera dalle correnti e per una giustizia più giusta, efficace ed efficiente.

Le polemiche su Gaza

Da più giorni vanno avanti polemiche per la mancata presa di posizione del governo Meloni su Gaza, a seguito soprattutto delle ultime novità da Bruxelles. La Commissione europea ha mantenuto la promessa imponendo sanzioni commerciali a Israele, sebbene queste ultime siano state definite abbastanza blande da parte del centrosinistra europeo. In questi giorni, l'esecutivo nazionale italiano non si è espresso, forse per evitare un possibile deterioramento delle relazioni con Tel Aviv e Washington.

L'opposizione non ha preso bene il silenzio di Meloni e ha chiesto di prendere una posizione netta in merito all'occupazione militare da parte dell'IDF di Gaza e di condannare quanto sta facendo il governo di Netanyahu. Poche le parole di Meloni negli ultimi giorni: ieri, dal palco di Ancona, la presidente del Consiglio ha detto che il premier israeliano ha sbagliato senza però accennare a condanne o sanzioni.

 

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