Deputati che si alzano dai banchi, scambi di accuse e insulti. Sembra una rissa da bar o da partita di calcio, ma è avvenuto oggi, 18 settembre 2025, alla Camera dei deputati, dove è stata votata la riforma della giustizia voluta dal Guardasigilli, Carlo Nordio, e dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La tanto attesa riforma contiene al suo interno la separazione delle carriere, che l'opposizione ritiene una mossa pericolosa per assoggettare la magistratura alla volontà del governo; dall'altra parte, invece, la maggioranza ritiene che la riforma sia un passo importante per la giustizia in Italia ed è intenzionata a mandarla in porto entro il prossimo anno.
Il via libera è arrivato con la maggioranza assoluta dei deputati: 243 sì contro 109 no dell'opposizione. Il testo era stato approvato, in prima lettura, dall'Assemblea di Montecitorio e poi approvato dal Senato. Il testo passa ora all'esame di Palazzo Madama per il quarto e ultimo passaggio parlamentare e, nella primavera del 2026, dovrà passare per un referendum popolare che si preannuncia particolarmente atteso sia dalla maggioranza che dall'opposizione.
Non è ancora chiaro quale sia il motivo alla base delle bagarre di questa mattinata, ma sembra che, oltre alla riforma della giustizia, l'opposizione abbia chiesto alla presidente del Consiglio di venire a riferire in Aula su quanto sta accadendo a Gaza e sulle intenzioni del governo Meloni. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha convocato i capigruppo di opposizione.
Finisce con una mancata rissa il penultimo passaggio della legge costituzionale sulla separazione delle carriere. Oggi, alla Camera dei deputati, si è votato per la riforma della giustizia, che ha ottenuto l'ok con 243 sì contro 109 no. A prendere la parola, sull'ordine dei lavori, è stata la capogruppo del PD alla Camera, Chiara Braga, che ha protestato contro i presunti applausi, da parte del governo e della maggioranza, a seguito del via libera del provvedimento:
Alcuni deputati dell'opposizione si dirigevano verso i banchi del governo per protestare. A quel punto, il presidente di turno, Sergio Costa, ha disposto la sospensione della seduta. Il presidente della Camera ha poi convocato i capigruppo dell'opposizione. Alla base della protesta c'è dunque il dissenso verso la riforma, ma anche, e soprattutto, il silenzio del governo Meloni su quanto sta accadendo a Gaza. Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S, intercettato in Transatlantico alla Camera ha detto che il partito non è interessato a informative:
Ci sono stati davvero applausi alla Camera dei deputati? A rispondere alla domanda dei giornalisti poco dopo la chiusura delle votazioni è il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Parlando con i giornalisti in Transatlantico, dopo il via libera della Camera alla riforma che introduce la separazione delle carriere, il Guardasigilli ha smentito le dinamiche esposte dall'opposizione:
A sostegno del ministro della Giustizia sono arrivati anche diversi esponenti della maggioranza di governo, che hanno sottolineato come la riforma della giustizia, che prevede la separazione delle carriere e la divisione del CSM, non sia affatto un'umiliazione ma un passo in avanti per la giustizia italiana e per l'eliminazione delle correnti che rischiano di politicizzare la magistratura. La vicecapogruppo di FdI a Montecitorio, Elisabetta Giardini, ha detto:
Da più giorni vanno avanti polemiche per la mancata presa di posizione del governo Meloni su Gaza, a seguito soprattutto delle ultime novità da Bruxelles. La Commissione europea ha mantenuto la promessa imponendo sanzioni commerciali a Israele, sebbene queste ultime siano state definite abbastanza blande da parte del centrosinistra europeo. In questi giorni, l'esecutivo nazionale italiano non si è espresso, forse per evitare un possibile deterioramento delle relazioni con Tel Aviv e Washington.
L'opposizione non ha preso bene il silenzio di Meloni e ha chiesto di prendere una posizione netta in merito all'occupazione militare da parte dell'IDF di Gaza e di condannare quanto sta facendo il governo di Netanyahu. Poche le parole di Meloni negli ultimi giorni: ieri, dal palco di Ancona, la presidente del Consiglio ha detto che il premier israeliano ha sbagliato senza però accennare a condanne o sanzioni.