“Ragazzi, ho avuto un’idea geniale: bombardiamo la Sicilia”. Con questa provocazione si apre il video pubblicato da Pif sul suo profilo Instagram per denunciare la tardiva reazione del Governo italiano di fronte alla strage in corso a Gaza e alle motivazioni con cui Israele sta continuando l’offensiva.
Ma che c'entra la Sicilia? Nel video, Pif costruisce un parallelismo tra l’obiettivo dichiarato del governo israeliano – eliminare Hamas – e la guerra che, dall’ottobre 2023, l’esercito israeliano conduce contro la popolazione civile palestinese, con almeno 60 mila morti, tra cui 20 mila bambini. Il messaggio del regista, tuttavia, non è stato accolto positivamente da tutti: critiche sono arrivate non solo da chi sostiene Israele, ma anche da alcuni sostenitori della causa palestinese.
Per comprendere le critiche, occorre ripercorrere il messaggio di Pif. Con evidente ironia, il regista e autore, noto per il suo impegno contro la mafia, afferma provocatoriamente di aver avuto un’idea geniale: quella di bombardare la Sicilia per eliminare la mafia.
“In Sicilia ci sono circa 5 mila mafiosi, più i collusi... Facciamo 10 mila persone, su un totale di cinque milioni e mezzo di abitanti”, spiega Pif, saltando subito alla conclusione: “Bombardiamo, allora”. Tanto, “solo quando si arriverà a oltre 60 mila morti la presidente del Consiglio dirà: ‘È una reazione spropositata’”.
La critica di Pif, dunque, è duplice. Da un lato, l’accusa è all’inerzia del governo italiano di fronte a una tragedia umanitaria che si consuma ormai da quasi due anni e che solo ora provoca qualche timida reazione da parte di chi avrebbe la possibilità concreta di fermare Israele e la guerra. "Non a un bambino morto, non a due, non a dieci mila bambini morti: solo a 20 mila bambini e 40 mila adulti morti – spiega Pif – arriverà la condanna della premier".
Dall’altro lato, la critica è rivolta all’operazione israeliana che, con l’obiettivo dichiarato di annientare Hamas, sta uccidendo indiscriminatamente la popolazione civile palestinese, ignorando il diritto internazionale che stabilisce come, nei conflitti armati, le parti debbano distinguere sempre tra civili e combattenti, limitando gli attacchi esclusivamente a obiettivi militari.
Nella sua critica al Governo, Pif chiama in causa anche i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Del ministro degli Esteri, il regista prova a prevedere la reazione in caso di "bombardamento della Sicilia": “Tajani, un uomo da frasi di circostanza, userà parole dure, sia per un tamponamento sia per una bomba nucleare: 'È una cosa grave, gli italiani non sono d’accordo', dirà".
A Salvini, invece, Pif si rivolge con sarcasmo: “Già fai male il ministro delle Infrastrutture, non fare male anche quello degli Esteri”. E poi: “Se la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla avesse scelto di viaggiare in treno, probabilmente sarebbe ancora ferma tra Roma Termini e Roma Tiburtina”.
Il video, come spiegato in apertura, ha suscitato diverse critiche, non solo da parte di chi sostiene le azioni dello stato di Israele.
Secondo alcuni attivisti per la Palestina, il paragone fatto da Pif tra mafia e Hamas è “superficiale” e “improprio”, volto a “demonizzare un gruppo già ampiamente demonizzato dai media” e di frenare l’indignazione pubblica di fronte a ciò che sta accadendo, finendo così per facilitare – a loro avviso – il percorso che sta portando al genocidio del popolo palestinese. L’accusa, in altre parole, è di aver utilizzato una retorica populista di fronte a una realtà molto complessa.
Questi commenti hanno generato il dibattito: da un lato, c’è chi si è unito nella condanna al paragone di Pif; dall’altro c’è chi lo ha difeso, riconoscendo l’intenzione del regista di denunciare la prosecuzione della guerra e i bombardamenti indiscriminati di Israele su un’intera popolazione, pur di colpire i miliziani di Hamas.
Alcuni commentatori hanno inoltre sottolineato la necessità di aggiornare le stime delle vittime, probabilmente più alte rispetto a quelle citate da Pif. Altri, infine, si sono schierati con Israele.