Negli ultimi giorni sarebbe stato innalzato il livello di scorta per il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per il vicepremier Matteo Salvini e per il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il vicepremier avrebbe spiegato che la misura deriverebbe da un clima politico teso, in cui le parole e le polemiche rischierebbero di trasformarsi in pericolo reale. Ha poi invitato tutti a moderare i toni, facendo capire quanto la pressione sui leader sia diventata tangibile, e che lui stesso cerca di mantenere equilibrio e prudenza in ogni dichiarazione pubblica.
Il ministro avrebbe voluto chiarire che il suo impegno è rivolto ai cittadini italiani, respingendo l’idea di legami o pressioni esterne. Ha sottolineato che in un momento così delicato, anche piccoli gesti di attenzione e responsabilità contano, e che ogni parola dei rappresentanti istituzionali può pesare sulla sicurezza e sul clima generale.
Tajani ha affrontato la questione internazionale, ribadendo che l’Italia punta su interventi concreti per proteggere i civili, come corridoi umanitari, piuttosto che su gesti simbolici che lasciano tutto invariato. Sarebbe emersa l’idea che, dietro ogni dichiarazione politica, ci sia una preoccupazione reale per le persone coinvolte, non solo per le strategie diplomatiche, e che la prudenza sia diventata la parola d’ordine in questo periodo così delicato.
Secondo quanto riferito ieri da Tajani, il governo italiano non riconoscerebbe al momento lo Stato palestinese, ritenendo la mossa poco efficace per risolvere la crisi sul campo. Il ministro ha Lucio Caracciolo, secondo cui riconoscere formalmente lo Stato palestinese sarebbe un gesto simbolico, più che un passo concreto verso la pace. Ha evidenziato, invece, l’urgenza di proteggere le persone più vulnerabili, dando priorità a corridoi umanitari e azioni immediate per salvare vite.
In merito alla presenza di cittadini israeliani in Italia, Tajani avrebbe spiegato che non esistono accordi specifici, e che la loro protezione non contraddirebbe l’impegno italiano a favore dei palestinesi. Sarebbe stata sottolineata l’importanza di mantenere un equilibrio: sicurezza interna e responsabilità internazionale dovrebbero andare di pari passo, in un momento in cui ogni scelta politica ha un peso concreto sulla vita delle persone.
Tajani avrebbe espresso una ferma contrarietà a qualsiasi evacuazione della Striscia di Gaza, considerandola un rischio troppo alto per la popolazione civile. Avrebbe spiegato che il piano egiziano, sostenuto dal mondo arabo, prevede la ricostruzione della Palestina unendo Gaza e Cisgiordania, con la possibilità di un ruolo dei contingenti italiani sotto guida araba. Avrebbe evidenziato come l’Italia stia lavorando per soluzioni negoziali e multilaterali, cercando di ridurre le tensioni e di proteggere chi si trova più in difficoltà.
Il ministro avrebbe anche commentato dichiarazioni di esponenti israeliani, ribadendo che la priorità italiana rimane la tutela dei civili e il sostegno a iniziative internazionali coordinate. Avrebbe insistito sull’urgenza di un cessate il fuoco immediato, facendo percepire che, dietro le parole ufficiali, ci sia preoccupazione e attenzione reale per le vite coinvolte. In questo contesto, la diplomazia italiana sarebbe vista come un tentativo di bilanciare doveri istituzionali e responsabilità umana, senza dimenticare che ogni decisione politica porta con sé conseguenze concrete per le persone.