20 Sep, 2025 - 12:34

Bossi compie 84 anni: la sua Lega è un ricordo, quella di Salvini è un rebus

Bossi compie 84 anni: la sua Lega è un ricordo, quella di Salvini è un rebus

Umberto Bossi, fondatore della Lega, ha festeggiato ieri il suo 84° compleanno, ricevendo virtualmente gli auguri da tutto lo stato maggiore del partito. Dopo aver trascorso la giornata in famiglia, Bossi è stato raggiunto nella sua Gemonio dal segretario Matteo Salvini.

La visita è stata l’occasione per un faccia a faccia, i cui contenuti non sono stati resi noti. Salvini si è limitato a rendere pubblici i suoi auguri, definendo Bossi “un genio grazie al quale tutto è cominciatoe sottolineando come quella di domenica sarà “anche la sua Pontida, come sempre e come è giusto”.

La Pontida di Bossi domani apre a Vannacci

Il compleanno del fondatore della Lega cade proprio a ridosso della manifestazione identitaria per eccellenza, da lui stesso istituita: il raduno di Pontida. Qui, secondo la tradizione, nel 1167 si sarebbe tenuto il giuramento della Lega Lombarda, nata per opporsi a Federico Barbarossa: una data reinterpretata da Bossi come simbolo della lotta per l’indipendenza della Padania dal potere romano.

Dal 1° maggio 1990 a oggi, però, tutto è cambiato: il mondo, l’Italia e la Lega stessa. Ed è proprio l’evoluzione del partito negli ultimi anni a sollevare interrogativi, soprattutto tra i militanti storici, disorientati e irritati dall’ascesa impetuosa del generale Vannacci, sempre più determinato a conquistare la guida politica del Carroccio.

Dal 2018 a oggi, la Lega tra sovranismo e svolte

La trasformazione della Lega Nord in Lega per Salvini Premier, avvenuta nel 2018, aveva già segnato una svolta profonda: l’abbandono dei temi identitari e del progetto secessionista in favore di una prospettiva nazionale, a forte impronta sovranista e nazionalista.

Oggi, però, il partito guidato da Matteo Salvini sembra trovarsi davanti a un nuovo bivio. L’arco temporale è quello che separa le ultime due elezioni europee: dal trionfo del 2019, con il 34%, al voto di giugno 2024, in cui Salvini, per affrontare il calo di consenso, ha puntato tutte le sue carte sul generale Roberto Vannacci, recordman di preferenze con oltre 500 mila voti.

Da allora, eletto senza neppure una tessera di partito, Vannacci ha proseguito un’ascesa inarrestabile nella Lega, culminata nel maggio scorso con la nomina a vicesegretario. Una nomina, ricordiamo, arrivata contestualmente alla sua iscrizione - eccezione assoluta in un partito che si fonda sul valore della militanza - che conferma il peso ormai centrale del generale.

Vannacci divide la Lega 

Nelle ultime settimane, diversi leader storici della Lega – da Fontana a Centinaio, fino a Zaia e Fedriga – hanno espresso pubblicamente crescenti riserve sul generale, percepito come un corpo estraneo al partito.

Vannacci, però, ha sempre replicato alzando il livello dello scontro, senza mai arretrare né cercare di rassicurare sulle sue intenzioni di “vannaccizzare” la Lega.

In un’intervista di oggi a Repubblica, il generale ha dichiarato di non provare alcuna emozione per la sua prima Pontida “ufficiale” – lo scorso anno non era ancora tesserato – ricordando che “tutti cambiano, e anche la Lega si è evoluta. Se nel 1992 c’erano certi principi, oggi ci sono altre parole d’ordine, solo le cose morte stanno ferme”.

Parole che suonano come una sfida aperta, e che ignorano l’invito del governatore Attilio Fontana a rispettare lo spirito della festa: “dei valori, dei territori, dei militanti della Lega”.

Cosa pensa Umberto Bossi di Vannacci

Alla vigilia di Pontida i malumori, insomma, non mancano. Ma cosa pensi davvero il fondatore Bossi non è dato sapere, visto che nell’ultimo anno non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche.

Qualche indizio, però, arriva dal passato recente. Nei mesi che hanno preceduto le elezioni europee del 2024 – quelle segnate dalla svolta Vannacci – Bossi aveva più volte ribadito la volontà di “mettere a posto la Lega e sottolineato come il movimento avesse bisogno di “un nuovo leader che vada nella direzione dell’autonomia, rimettendo al centro la questione settentrionale”.

Ancora più significativa fu la sua scelta del 9 giugno 2024, quando, recatosi al seggio, Bossi volle rendere noto di non aver votato Lega, ma Forza Italia, sostenendo il candidato Reguzzoni perché “la Lega era stata tradita”.

Una presa di posizione clamorosa, alla quale Vannacci replicò in modo tagliente: “Le considerazioni politiche le lascio al segretario della Lega. Dico solo che, dal punto di vista personale e non politico, gente che cambia faccia in base al vento mi sa tanto di tradimento”. Un giudizio durissimo, espresso da chi non era neppure tesserato alla Lega, e che difficilmente sarà stato dimenticato.

 

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