L'Italia si ferma e mostra tutta la sua solidarietà al popolo palestinese, vittima degli assedi portati avanti dall'esercito israeliano da ormai quasi due anni. Gli scioperi erano già stati preannunciati a inizio settembre, quando la Global Sumud Flotilla aveva annunciato che avrebbe portato aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. In quei giorni, il ministro della Sicurezza nazionale israeliana, Itamar Ben Gvir, aveva dichiarato che chi avesse preso parte a questa iniziativa sarebbe stato considerato un terrorista. Sono bastate queste affermazioni a mettere in allerta movimenti e sindacati, che hanno annunciato che, in caso di stop alla Flotilla, si sarebbero riversati in piazza.
Poi, la scorsa settimana, c'è stata una svolta nel conflitto. Israele ha dato il via all'occupazione di Gaza City, portando il conflitto a un livello più grave. Mentre la popolazione civile e i sindacati hanno organizzato proteste nella giornata di oggi, dal governo non sono arrivati segnali di condanna nei confronti dell'operato di Tel Aviv. Da ogni città italiana giungono immagini delle proteste contro quanto sta accadendo in Medio Oriente. In piazza, oggi 22 settembre, sono scese centinaia di migliaia di persone.
Ci si aspettava, seppur con pessimismo, una presa di posizione del governo Meloni nella giornata di oggi: la premier infatti andrà a New York per l'Assemblea che coincide con l’ottantesimo anniversario della fondazione delle Nazioni Unite. Meloni non sembra intenzionata a riconoscere, nel breve periodo, lo Stato palestinese.
Un fiume umano si riversa nelle principali strade delle più importanti città italiane al grido di "Free Palestine". Lo sciopero del 22 settembre 2025, indetto da dieci sigle sindacali diverse, si è rivelato un grande successo e ha aperto un autunno di imponenti proteste soprattutto a fronte di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Qualche giorno fa, l’esponente di Usb Francesco Staccioli ha spiegato a Tag24 le motivazioni alla base dello sciopero: il rifiuto dell’economia di guerra, gli effetti di quest’ultima sui cittadini e sui lavoratori e, ovviamente, una forte denuncia per ciò che sta succedendo a Gaza.
A Roma i presenti sono oltre 50 mila, un dato non troppo distante da quello di Milano, dove nel pomeriggio si sono verificati scontri con le forze dell’ordine in via Pisani e vicino alla Stazione Centrale. A Bologna, la polizia ha dovuto sgomberare l’autostrada con idranti. Ci sono poi le città di porto, indiscutibili protagoniste delle proteste odierne: dai porti infatti partono le armi destinate a Israele.
A Trieste, intorno alle 12, un migliaio di persone è partito in corteo verso piazza della Libertà; successivamente è partito un secondo corteo, di circa duemila persone, dal quale sono stati lanciati sassi contro le forze dell’ordine.
Non ci sono solo i sindacalisti delle dieci sigle in piazza per la Palestina. In piazza ci sono lavoratori, persone comuni e soprattutto tanti studenti. Il liceo Manzoni di Milano è stato occupato nella giornata di oggi. Diversi istituti romani sono scesi in piazza: Plauto, Morgagni, Pinturicchio, Newton, Rossellini, Enzo Rossi, Visconti, Giordano Bruno e Cavour.
Il corteo dello sciopero generale è partito da piazza dei Cinquecento, vicino alla stazione Termini. Secondo fonti di polizia, i partecipanti a inizio corteo erano circa 30 mila; per gli organizzatori, invece, i presenti sarebbero stati circa 100 mila.
Nessun riconoscimento della Palestina da parte dell’Italia, almeno per ora. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, andrà al Palazzo di Vetro di New York, dove si apre l’Assemblea generale dell’Onu del 23 settembre in un clima diverso rispetto al passato: tantissimi Stati membri hanno annunciato che riconosceranno la Palestina in risposta a quanto sta compiendo Israele. L’Italia tuttavia si defila da quella che sembrava una linea comune degli Stati europei: la premier ha preferito mantenere una linea moderata e rinviare il riconoscimento della Palestina a quando Hamas non sarà più al potere.
Insomma, "massima prudenza", come ha ribadito la presidente del Consiglio. Il riconoscimento tuttavia spacca la maggioranza: la Lega si è apertamente schierata dalla parte di Israele, ribadendo che un passo del genere sarebbe prematuro, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia sono più favorevoli ma esitano di fronte all’ipotesi di riconoscere uno Stato ancora governato da Hamas. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha biasimato i manifestanti che hanno commesso violenza:
Non è con la violenza, aggrendendo le forze della ordine, bloccando autostrade, stazioni e porti che si aiuta la popolazione civile palestinese. Comportamenti gravi che creano anche un danno all’economia, con i turisti in fuga.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) September 22, 2025
Questo non ha nulla a che vedere con il diritto… pic.twitter.com/NQETH1k227