Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza contro la guerra, esprimendo solidarietà verso il popolo palestinese, con una partecipazione straordinaria in un momento in cui sembra che politica e attualità siano meno centrali nella vita degli italiani. Molti hanno speso parole positive sulle manifestazioni di oggi, 22 settembre 2025, svoltesi nelle principali città del Paese per denunciare lo sterminio della popolazione palestinese, ma non sono mancati episodi negativi, come scontri con le forze dell’ordine e atti di vandalismo. Il caso più eclatante è stato quello di Milano, dove un gruppo di manifestanti a volto coperto ha preso di mira la Stazione Centrale.
Vetri rotti, poliziotti impegnati a contenere la violenza e tanta paura: sono stati momenti di grande tensione nel capoluogo lombardo, teatro di una delle manifestazioni più imponenti dell’intero Paese. Non si è trattato dell’unico episodio: anche a Bologna si sono registrate tensioni durante le occupazioni di via Ferrarese e via Stalingrado.
Le condanne politiche non sono tardate: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che dovrà recarsi a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha espresso vicinanza alle forze dell’ordine, sottolineando che comportamenti simili “non cambiano di una virgola la vita a Gaza”.
Nel pomeriggio la Stazione Centrale di Milano è stata teatro di gravi disordini legati al corteo pro Palestina del mattino. Alcune centinaia di manifestanti hanno tentato di forzare l’ingresso, con l’obiettivo di occupare i binari e bloccare la circolazione ferroviaria. La polizia in assetto antisommossa ha respinto l’assalto, generando scontri violenti nella galleria antistante, dove sono stati infranti i vetri dei portoni e danneggiate alcune vetrine.
Durante le tensioni, l’accesso alla stazione è stato interdetto, mentre migliaia di passeggeri erano già presenti, molti bloccati dallo sciopero nazionale che aveva provocato cancellazioni e ritardi. Le persone in attesa sono state convogliate nella zona dei binari, separata dai tornelli, con la motivazione di “pubblica sicurezza”, e tutte le attività commerciali al piano terra sono state chiuse.
Nel corso del pomeriggio le forze dell’ordine hanno disperso i manifestanti e riaperto gradualmente la stazione, mentre gli scontri si sono spostati in via Vittor Pisani, l’arteria che collega la stazione a piazza della Repubblica. A Torino, invece, durante il corteo è stata bruciata una foto della presidente Meloni.
Gli episodi alla Stazione Centrale hanno provocato immediate e dure reazioni politiche. La premier Meloni ha definito indegne le immagini da Milano, parlando di sedicenti pacifisti che avrebbero devastato la stazione e aggredito le forze dell’ordine, con danni che ricadranno sui cittadini. Il sindaco Sala ha ricordato come le manifestazioni fossero state finora pacifiche, condannando gli atti vandalici di frange violente.
Il vicepremier Salvini ha parlato di violenza e assalti, non di sciopero, puntando il dito contro la sinistra. Pierfrancesco Majorino ha distinto la manifestazione pacifica del mattino dagli episodi di teppismo, giudicati ingiustificabili ma strumentalizzati dal governo. Matteo Renzi ha condannato la guerriglia, sottolineando che non aiuta la causa palestinese, mentre Attilio Fontana ha espresso solidarietà agli agenti e ribadito che la violenza non è uno strumento di comunicazione.
Alessandro Sorte di Forza Italia ha parlato di “pacifinti”, chiedendo tolleranza zero, mentre Silvia Sardone e Samuele Piscina hanno accusato i centri sociali e la giunta Sala.
Per la maggior parte del Paese, le proteste sono state pacifiche. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a sostegno della causa palestinese: a Roma si sono contati oltre 50mila partecipanti, numeri significativi anche a Napoli e Milano. A conclusione delle manifestazioni, un gruppo di studenti de La Sapienza ha occupato la sede di Lettere contestando la rettrice Antonella Polimeni e intonando cori contro Israele.
Le manifestazioni rappresentano un forte segnale al governo Meloni: chiedono un intervento contro le azioni militari israeliane e un pronunciamento chiaro contro quello che viene definito un vero e proprio genocidio. Tuttavia, la presidente del Consiglio non sembra intenzionata a compiere passi in tal senso, ritenendo ancora prematuro un intervento diretto.