23 Sep, 2025 - 15:45

"Eurovergogna!": l'ira di Vannacci e del centrodestra per il voto sull'immunità a Ilaria Salis

"Eurovergogna!": l'ira di Vannacci e del centrodestra per il voto sull'immunità a Ilaria Salis

La Juri UE ha rigettato la richiesta di revoca dell'immunità parlamentare a Ilaria Salis, bocciando la richiesta avanzata dall'Ungheria con 13 voti a 12. L'attivista italiana, sostenuta da Left, Socialisti, Renew, e a conti fatti anche dal Ppe, vince la prima battaglia, ma non la guerra. La battaglia decisiva, infatti, si combatterà quasi sicuramente il 7 ottobre al Parlamento Europeo, quando a votare saranno gli europarlamentari a cui spetta l'ultima parola.

La mancata revoca dell'immunità parlamentare all'esponente di Alleanza Verdi e Sinistra è stata duramente criticata dal centrodestra italiano, che si è schierato apertamente al fianco della richiesta di Budapest. Il governo ungherese ha chiesto la revoca della protezione parlamentare per consentire la ripresa del processo, che vede imputata Salis per la presunta aggressione ad alcuni militanti neonazisti durante una manifestazione a Budapest nel 2023.

Le critiche più dure sono arrivate dalla Lega di Matteo Salvini, partito che in Europa appartiene al gruppo politico di destra dei Patrioti, fondato proprio da Orban. Non sono mancate le polemiche anche da parte di Fratelli d'Italia. Entrambi i partiti hanno, infatti, già annunciato il voto favorevole alla revoca.

No revoca immunità a Salis, la reazione di Orban e dell'Ungheria

La decisione della Commissione giuridica dell'UE di non revocare l'immunità parlamentare a Ilaria Salis è stata accolta con durezza dal governo ungherese.

Il portavoce dell'esecutivo di Budapest Zoltan Kovacs (lo stesso che nei giorni scorsi inviò le coordinate geografiche di un carcere di massima sicurezza all'attivista italiana) ha definito “incomprensibile e scandalosa” la decisione della Juri che in questo modo legittimerebbe l'estremismo di sinistra.

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“Mantenendo la sua immunità, non solo giustificano un criminale, ma di fatto danno rifugio a un terrorista antifascista. Non dimenticheremo e non ci arrenderemo. Ilaria Salis è una criminale pericolosa che merita di stare in prigione.

Ha scritto su X.

Altrettanto pesanti le accuse del direttore politico del gabinetto di Viktor Orban, Balazs Orban.

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“Non si tratta di una sola imputata – è in gioco l’onore e la credibilità dell’Europarlamento. Il voto di oggi manda un messaggio cupo: a Bruxelles l’ideologia conta più dei diritti delle vittime e della sicurezza dei cittadini. È cinismo verso gli innocenti – e la prova che la commissione Giuridica del Pe non sta più con il popolo, ma con i suoi protetti di Bruxelles.

Caso Salis, l'ira della Lega e le parole di Vannacci

La reazione della Lega non si è fatta attendere. La decisione della commissione giuridica dell'UE non è piaciuta a Matteo Salvini e ai suoi europarlamentari, che hanno criticato aspramente la mancata revoca dell'immunità. La Lega ha anticipato l'intenzione di votare a favore della richiesta dell'Ungheria nel parlamento europeo.

In una nota il Carroccio parla di “eurovergogna targata sinistra e traditori del centrodestra” e definisce il Parlamento Europeo una “combriccola di gestione dei propri affari”. Gli eurodeputati leghisti puntano il dito contro i deputati del Ppe, che hanno votato contro la revoca, accusandoli di un "voto miseramente politico".

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“La decisione di proteggere l’immunità di Ilaria Salis rappresenta una sconfitta del diritto e un pericoloso arretramento dei principi di giustizia che dovrebbero guidare le istituzioni europee.”

Scrivono gli esponenti della Lega che poi concludono:

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“Ma non finisce qui: restiamo fiduciosi che la Plenaria saprà correggere questo errore, riaffermando i principi fondamentali dello Stato di diritto e restituendo dignità al ruolo del Parlamento europeo. Se qualcuno a Bruxelles crede ancora nella giustizia, è ora che esca allo scoperto.

Sferzante Matteo Salvini, che su X ha scritto:

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“Al Parlamento europeo, nel primo voto in Commissione respinta (13 a 12) la richiesta di revoca dell'immunità a Ilaria Salis. A ottobre il voto decisivo in Aula a Strasburgo. Chi sbaglia, non paga”.  

Allegata al post un'immagine di Ilaria Salis con, sullo sfondo, la scritta “Vergogna” e in primo piano la frase: “Poltrona salva, dignità persa”.

In realtà, la revoca dell'immunità non avrebbe comportato la perdita del seggio per l'europarlamentare italiana.

Anche il vicesegretario della Lega, il generale Roberto Vannacci, sempre molto critico nei confronti dell'attivista italiana, ha condannato la scelta della Commissione giuridica UE.

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“Chi sbaglia paga? Non in Europa”.

L'eurodeputata Isabella Tovaglieri ha scritto su X: “Ilaria Salis è salva, ma solo per ora”.

FdI contro il voto su Ilaria Salis: “Ora si rimedi in Aula” 

Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni punta il dito in particolare contro il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e alcuni esponenti del Partito Popolare Europeo, accusati di aver "affossato" la relazione del collega popolare Vazquez Lazara. 

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Pd e M5s si vergognino e il Ppe, che ha purtroppo avuto tra i propri membri i franchi tiratori che hanno affossato il testo del loro stesso relatore Vazquez Lazara, colga l’opportunità di rimediare nella votazione in plenaria a ottobre, riconnettendosi ai propri elettori che chiedono come noi una giustizia giusta e non l'impunità per gli estremisti, tanto cara alla sinistra.

Attacca il capo delegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. 

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La commissione giuridica del Parlamento europeo oggi ha scelto di difendere l’indifendibile, legittimando la violenza contro chi ha avuto la colpa di avere idee diverse. 

Afferma, invece, Mario Mantovani, vicepresidente della Commissione Juri ed eurodeputato di Fratelli d’Italia-Ecr.

Sulla stessa linea anche Nicola Procaccini, eurodeputato di FdI e co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR): 

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La decisione di respingere la revoca dell’immunità per Ilaria Salis rappresenta un grave e preoccupante strappo allo Stato di diritto. È inaccettabile che l’appartenenza politica diventi un criterio per decidere chi debba rispondere alla giustizia e chi no. 

 

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