Sì al riconoscimento della Palestina, a patto che gli ostaggi vengano restituiti e che la stagione politica di Hamas si chiuda una volta per tutte. Questa è, in estrema sintesi, la mozione della maggioranza annunciata a sorpresa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella giornata di ieri a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il tema del riconoscimento della Palestina è stato centrale nel corso della discussione al Palazzo di Vetro di New York e l'Italia ha preferito mantenere, nonostante la grande richiesta dalle piazze, una linea molto più cauta rispetto ad altri Paesi europei.
Con la mozione annunciata ieri, Meloni avrà pensato di aver risposto all'opposizione che invocava da tempo maggiore chiarezza e una posizione più netta sulla questione palestinese. Tuttavia il centrosinistra ha ribadito che non servono condizioni o tempi più lunghi per un riconoscimento: serve che, come hanno già fatto molte cancellerie, la Palestina sia riconosciuta.
Ed è proprio su questo sollecito che potrebbe presto nascere un documento condiviso dai maggiori partiti del centrosinistra: il Partito Democratico, il Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. L'ipotesi, avanzata da diverse fonti del centrosinistra, vede al centro un possibile documento che inviti al riconoscimento della Palestina senza condizioni. Tanto è lo scetticismo intorno alla presa di posizione di Meloni, che sarebbe stata etichettata come un "bluff".
Un piccolo passo in avanti in un momento in cui il Paese reale chiedeva una forte presa di posizione su quanto sta accadendo a Gaza e nei territori palestinesi. La presidente del Consiglio Meloni ha annunciato ieri in conferenza stampa a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite una mozione da parte della maggioranza per il riconoscimento della Palestina. Una risposta all'opposizione ma anche una buona mediazione con Tel Aviv e Washington, almeno per ora.
Secondo quanto dichiarato dalla premier, la mozione prevede due importanti condizioni per arrivare al riconoscimento della Palestina: anzitutto la restituzione degli ostaggi detenuti dall'ottobre 2023 e poi Hamas fuori da Gaza. La fine del partito islamista e nazionalista, assieme all'invio degli ultimi prigionieri fatti all'inizio dello scoppio del conflitto, potrebbe portare alla fine della guerra e favorire la ricostruzione dei territori palestinesi, che a sua volta favorirebbe la creazione di uno Stato palestinese.
Tuttavia, le opposizioni italiane si preparano a respingere la proposta avanzata dal governo Meloni sul riconoscimento dello Stato di Palestina, puntando a presentare una risoluzione unitaria che chieda al governo di procedere senza alcuna condizione. Fonti di centrosinistra definiscono questa ipotesi “più che probabile”, con Pd, M5S e Avs già impegnati nei contatti per definire un testo condiviso, in vista dell’appuntamento del 2 ottobre, quando il ministro degli Esteri Antonio Tajani terrà le comunicazioni in Aula e si procederà al voto.
L’obiettivo dei tre partiti è arrivare a quell’appuntamento con una posizione comune, basata sulla mozione presentata lo scorso aprile. Italia Viva, Azione e Più Europa sembrano orientate a depositare risoluzioni autonome. La strategia del governo, che condiziona il riconoscimento della Palestina alla liberazione degli ostaggi israeliani e alla rimozione di Hamas dal governo di Gaza, viene percepita dalle opposizioni come un vero e proprio "bluff". Secondo il leader dei 5S, Giuseppe Conte, il riconoscimento condizionato è inaccettabile e serve solo a ingannare la comunità internazionale e i cittadini italiani. Più severo il giudizio di Avs, che parla apertamente di un “gioco delle tre carte” di Meloni per colmare il divario crescente tra governo e opinione pubblica.
Il dibattito parlamentare si intensifica ulteriormente con il coinvolgimento di Più Europa, che definisce la risoluzione di Meloni un “trucco da smascherare”, sottolineando come altri Paesi, tra cui Spagna, Francia e Canada, abbiano già riconosciuto lo Stato di Palestina senza alcun legame con Hamas. Il Pd interpreta la mossa del governo come una risposta alla mobilitazione di piazza del lunedì precedente, che ha evidenziato il malcontento della società civile verso la gestione della questione palestinese. Secondo la segretaria del Pd, Meloni rischia di perdere credibilità sia a livello internazionale sia di fronte all’opinione pubblica interna, e non è il momento di ricorrere a “giochi di prestigio”.
Nel frattempo, la maggioranza deve rispondere agli attacchi della scorsa notte a largo delle coste di Creta, che hanno visto coinvolti alcuni italiani. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha reagito inviando una fregata a sostegno della Global Sumud Flotilla, mentre il titolare della Farnesina Antonio Tajani ha chiesto a Tel Aviv garanzie per il personale imbarcato. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, terrà la sua informativa sulle ultime vicende che hanno coinvolto la Flotilla nell'Aula del Senato orientativamente alle 10:30.