Le due guerre che da qualche anno a questa parte scuotono gli equilibri internazionali, il futuro dei Piani Verdi europei e quello dell’Onu in un contesto globale sempre più instabile. All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Giorgia Meloni è salita sul podio con un discorso che ha messo subito in chiaro una verità scomoda: il mondo non è mai stato così vicino a una guerra diffusa dalla fine del secondo conflitto mondiale. Cinquantasei fronti aperti, una diplomazia che arranca, un’Onu percepita come lenta e impotente.
La premier italiana ha scelto di affrontare senza giri di parole i tre nodi che bruciano di più: l’aggressione russa all’Ucraina, la spirale di violenza tra Israele e Hamas, e le politiche ambientali occidentali che – a suo dire – rischiano di trasformarsi in un boomerang sociale ed economico.
Il tono è stato diretto, quasi severo, con frasi taglienti che hanno più il ritmo di una cronaca che di un documento ufficiale. Un messaggio chiaro: o si cambia passo, o il futuro sarà fatto di guerre senza fine e deserti industriali.
Meloni ha poi individuato una data spartiacque per l'ordine globale: il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, calpestando lo Statuto delle Nazioni Unite, il 24 febbraio 2022. Non solo un’aggressione militare, ma un colpo al cuore delle regole che dovrebbero garantire l’ordine internazionale:
Sono passati più di tre anni, ma da Mosca – ha detto la premier – non è arrivato nemmeno un segnale di apertura:
Per l’Italia, difendere Kiev non significa solo aiutare un Paese aggredito. Significa difendere il principio che nessuno può conquistare territori con la forza. Se questo crolla, crolla l’intera architettura costruita dopo il 1945. Un modo, dunque, per ribadire la propria vicinanza e il sostegno del nostro Paese alla causa di Kiev.
Dall’Europa al Medio Oriente, il discorso di Meloni ha toccato il conflitto più drammatico dell’ultimo anno: quello tra Israele e Hamas. La premier non ha avuto esitazioni nel definire legittima la reazione iniziale di Tel Aviv dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Ma ha anche tracciato una linea rossa:
Secondo Meloni, Israele ha superato quel limite, travolgendo la popolazione civile di Gaza. Per questo l’Italia sosterrà alcune sanzioni proposte dall’Unione Europea. Ma senza dimenticare che la scintilla del conflitto è stata accesa da Hamas:
La strada indicata è quella di un processo verso i due Stati, con condizioni precise: ostaggi liberati e Hamas escluso dal futuro governo palestinese. Solo così, ha spiegato Meloni, si potrà uscire dalla “trappola di una guerra infinita”. Solo qualche giorno fa, su pressione delle opposizioni, la premier ha parlato del riconoscimento della Palestina a due condizioni: la liberazione degli ostaggi e l'esclusione dalla politica di Hamas.
Poi la stoccata al Green New Deal, che Meloni ha dipinto come un modello imposto dall’alto, incapace di reggere l’impatto con la realtà sociale ed economica:
Parole dure, con l’accusa di aver sacrificato interi settori senza migliorare davvero la salute del pianeta. La conseguenza? Lavoratori messi in difficoltà, famiglie più fragili, una classe media che scivola sempre più in basso. Per Meloni, l’alternativa non è negare il cambiamento climatico, ma affrontarlo con pragmatismo: neutralità tecnologica, riforme graduali, centralità dell’uomo. Perché, ha avvertito, i sistemi industriali costruiti in secoli possono essere distrutti in pochi decenni.
Non è mancata infine una critica alle Nazioni Unite, portando così il discorso della premier vicino a quello fatto da Trump il 23 settembre. Meloni ha sottolineato l’urgenza di una riforma radicale delle Nazioni Unite, giudicate inadeguate rispetto alle sfide attuali. Secondo la premier, multilateralismo e diplomazia restano vuoti senza istituzioni realmente efficaci.
Meloni ha invocato un’organizzazione più snella, trasparente nei costi e capace di rispondere rapidamente alle crisi, riducendo burocrazia e sprechi. La premier ha chiarito che l’Italia punta a una riforma del Consiglio di Sicurezza basata su eguaglianza e rappresentatività, senza nuovi seggi permanenti. Ha ribadito l’apertura al confronto, sostenendo che l’obiettivo deve essere rappresentare meglio tutti, non garantire privilegi a pochi: