Il maltrattamento istituzionale è una realtà spesso invisibile, ma devastante. Criticità, responsabilità e urgenza di un sistema che dovrebbe garantire diritti, non violarli.
Maltrattamento istituzionale: il volto nascosto delle istituzioni che dovrebbero proteggere
Quando si pensa al maltrattamento, si immagina un danno fisico o psicologico inflitto da un individuo. Ma c’è una forma meno evidente, più subdola e altrettanto devastante: il maltrattamento istituzionale. È quello che avviene all’interno delle strutture pubbliche e private, dove i diritti di bambini, adolescenti e famiglie vengono ignorati, violati o calpestati, spesso nel silenzio più assoluto.
Un sistema che dovrebbe proteggere, ma troppo spesso fallisce
Servizi sociali, scuole, strutture sanitarie, tribunali minorili, comunità educative: sono luoghi pensati per offrire protezione e supporto, ma a volte diventano teatro di abbandono, discriminazione, burocratizzazione e violenza psicologica.
Le criticità più gravi?
- Procedure lente e disorganizzate nei casi di affido o tutela;
- Allontanamenti forzati senza reale supporto alla famiglia;
- Educatori e operatori non formati o in burnout;
- Scarsa comunicazione tra servizi, con il minore che paga il prezzo;
- Mancanza di ascolto reale dei bisogni del bambino o dell’adolescente.
Bambini invisibili, famiglie impotenti
Nel nome della tutela, si agisce spesso con automatismi pericolosi. Famiglie fragili vengono stigmatizzate anziché sostenute. Genitori separati combattono battaglie legali infinite dove i bambini diventano ostaggi.
Molti minori finiscono in comunità dove non ricevono affetto, stimoli o progettualità educativa, vivendo una forma di istituzionalizzazione dannosa e silenziosa.
Dove sono le garanzie?
La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza parla chiaro: ogni decisione che riguarda un minore deve avere il suo superiore interesse come priorità assoluta. Eppure, nel sistema italiano, la cultura dei diritti è ancora troppo debole.
Manca:
- un sistema di monitoraggio indipendente;
- formazione obbligatoria per operatori e magistrati minorili;
- una rete integrata che metta al centro il minore, e non le procedure;
- un ascolto autentico dei bambini e dei ragazzi coinvolti.
Il dolore che non fa notizia
Il maltrattamento istituzionale non fa rumore, ma lascia segni profondi: perdita di fiducia, senso di ingiustizia, identità spezzate.
È un trauma che si consuma nei corridoi dei tribunali, nei colloqui mancati, nelle decisioni calate dall’alto, senza mai chiedere al bambino: "Come stai?"
Serve un cambio culturale
Serve urgentemente una riforma etica e pedagogica del sistema di tutela minorile.
Serve un nuovo approccio, basato sull’ascolto, sulla partecipazione, sul rispetto reale dei diritti.
Perché i bambini non sono numeri in un fascicolo, e le famiglie non sono problemi da gestire. Sono persone. E la dignità, anche nelle istituzioni, non è negoziabile.
A cura di Gaetanina Narciso