25 Sep, 2025 - 16:00

Sondaggi, il paragone tra il 2022 e oggi: cosa è cambiato dalle ultime elezioni? Ecco tutte le sorprese

Sondaggi, il paragone tra il 2022 e oggi: cosa è cambiato dalle ultime elezioni? Ecco tutte le sorprese

Tre anni dopo le elezioni politiche del 2022, che hanno segnato l’avvio dell’attuale legislatura, il panorama politico italiano mostra cambiamenti significativi e alcune sorprendenti conferme. La nuova Supermedia di Youtrend, pubblicata in occasione di questo anniversario, fotografa un quadro nel quale emergono vincitori, perdenti e forze che si stanno ridefinendo in un equilibrio ancora in evoluzione.

È un’occasione preziosa per capire come si siano spostati gli umori dell’elettorato e quali partiti siano riusciti a consolidare la fiducia ricevuta alle urne.

Il confronto con i dati delle elezioni è inevitabile. Nel 2022 la coalizione di centrodestra si era imposta con forza, e a trainarla c’era già Fratelli d’Italia, che oggi si conferma la colonna portante del blocco.

Il partito guidato da Giorgia Meloni guadagna altri quattro punti percentuali, raggiungendo il 30%. Un risultato che lo consacra come leader indiscusso, ma senza indebolire i suoi alleati, che restano complessivamente stabili.

Sul fronte opposto, invece, il Partito Democratico cresce e prova a ridefinire il proprio ruolo, mentre il Movimento 5 Stelle perde terreno. E in mezzo, tra gli ex alleati del Terzo Polo e le forze minori, si registra una dispersione che conferma la difficoltà a mantenere un peso significativo nello scenario politico.

A colpire, tra le tante dinamiche, è proprio la capacità dei grandi partiti di polarizzare il consenso. Le liste minori, che tre anni fa valevano quasi il 7%, oggi si fermano a circa il 3%.

Significa che la frammentazione del voto si è ridotta e che gli elettori sembrano orientarsi in maniera più decisa verso i protagonisti principali della scena politica, lasciando meno spazio a esperimenti e sigle di nicchia.

Un segnale che potrebbe incidere anche sulle strategie future delle coalizioni, chiamate a fare i conti con un elettorato più selettivo e meno disposto a disperdere i propri voti.

In crescita Meloni e i suoi alleati

La vera protagonista di questi tre anni resta Fratelli d’Italia. Il partito della premier non solo consolida il consenso del 2022, ma riesce addirittura ad ampliarlo, toccando la soglia psicologica del 30%. È un risultato che certifica la capacità di Meloni di mantenere una posizione di forza costante, senza scivolare nella logica del “cannibalismo” interno alla coalizione.

La Lega, con l’8,7%, resta sostanzialmente stabile, e addirittura supera di un soffio Forza Italia, ferma all’8,6%. Non accadeva da un anno e mezzo, e il dato ha un valore più simbolico che sostanziale: conferma che, pur con rapporti di forza molto sbilanciati, la coalizione di centrodestra resta coesa e in grado di muoversi come un blocco compatto.

La fotografia di oggi mostra quindi un centrodestra che ha saputo mantenere la sua base elettorale, evitando i rischi di logoramento interno che spesso caratterizzano le coalizioni di governo.

Il vantaggio principale di FdI è quello di potersi presentare come partito di maggioranza relativa senza che gli alleati abbiano subito perdite tali da mettere in discussione la solidità dell’alleanza.

Segnali di recupero nel centrosinistra

Sul fronte dell’opposizione, la situazione appare più dinamica. Il Partito Democratico, oggi al 21,8%, registra una crescita di quasi tre punti rispetto al 2022. È un segnale importante, che testimonia una rinnovata capacità di attrarre consensi, probabilmente anche a scapito del Movimento 5 Stelle.

Ancora più interessante è il dato dell’Alleanza Verdi e Sinistra, che passa dal 3,6% al 6,3%. Un balzo che permette a questa forza politica di consolidarsi come riferimento stabile della sinistra ecologista e progressista, capace di intercettare temi sensibili all’opinione pubblica, come ambiente, diritti e sostenibilità.

Questo riequilibrio interno all’opposizione ridisegna gli equilibri. Se da un lato il PD si conferma l’unico vero rivale del centrodestra, dall’altro AVS assume un peso non trascurabile, che potrebbe risultare decisivo in future alleanze. È una dinamica che apre scenari interessanti, perché riduce lo spazio disponibile per altre forze riformiste o centriste e spinge verso una maggiore polarizzazione del voto tra i blocchi principali.

Chi si ridimensiona?

Il Movimento 5 Stelle, che nel 2022 aveva raccolto il 15,4%, oggi scende al 13%. Non si tratta di un crollo verticale, ma di un segnale di perdita di centralità, soprattutto se confrontato con i guadagni del PD e di AVS. I pentastellati sembrano aver perso parte della spinta propulsiva che li aveva resi protagonisti assoluti delle ultime stagioni politiche.

Ancora più evidente è il ridimensionamento dell’ex Terzo Polo. Nel 2022, la lista unica di Azione e Italia Viva aveva ottenuto il 7,8%. Oggi, separati, i due partiti non riescono a riprodurre quel risultato: Azione si ferma al 3,3%, Italia Viva al 2,3%.

Una frammentazione che riduce sensibilmente il loro peso politico, rendendo difficile immaginare un ritorno da protagonisti senza un cambio di strategia. Quanto alle altre forze minori, che nel 2022 pesavano quasi il 7%, oggi rappresentano solo il 3%: un calo drastico che certifica la difficoltà a mantenere uno spazio politico autonomo fuori dai grandi poli.

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