Il Pentagono ha convocato ben 800 generali e ammiragli per una riunione urgente e senza precedenti, generando allarme, sospetti e voci su un possibile giro di vite nell’esercito statunitense.
Alla base del provvedimento ci sono le direttive del Segretario alla Difesa Pete Hegseth, che con diverse mosse recenti ha già sconvolto la struttura delle forze armate USA e il clima all’interno delle alte sfere militari.
La straordinaria riunione, che si svolgerà la prossima settimana nella base dei Marines a Quantico, coinvolge tutti gli ufficiali con grado di generale di brigata o superiore e gli equivalenti della Marina, compresi i comandanti militareschi impegnati all’estero nei più delicati teatri di crisi, dall’Europa al Medioriente fino al Pacifico.
L’ordine è arrivato con pochissimo preavviso e senza una spiegazione ufficiale dell’agenda: nemmeno i diretti interessati sanno quali siano i temi sul tavolo.
Secondo molteplici fonti vicine al Pentagono, nessun precedente nella storia recente registra la convocazione fisica di una quantità così massiccia di vertici militari contemporaneamente e senza ragioni pubbliche, soprattutto in un periodo di forte tensione globale.
Il vero nodo che alimenta i timori è la strategia del segretario Hegseth, recentemente protagonista di tagli drastici e decisioni dirompenti. Negli ultimi mesi ha ordinato il licenziamento di numerosi alti ufficiali, tra cui figure apicali come il direttore della Defense Intelligence Agency, i vertici della Marina e rappresentanti USA presso la NATO.
Non solo: Hegseth ha imposto una riduzione secca del 20% dei generali a quattro stelle e parte degli alti ufficiali, oltre ad aver ribattezzato il Dipartimento della Difesa come “Dipartimento della Guerra”, una scelta dal forte peso simbolico e politico.
La sua linea punta a una ridefinizione radicale delle priorità strategiche del Paese: meno impegni internazionali e attenzione totale alla “difesa del territorio nazionale”, relegando la Cina a un ruolo meno centrale come minaccia e cambiando i fondamenti della dottrina americana.
Il clima tra i generali è carico di ansia e smarrimento. “La gente è molto preoccupata. Nessuno sa davvero cosa significhi questa convocazione”, ha dichiarato una fonte al Washington Post.
Il malumore serpeggia perché, storicamente, grandi assemblee di ufficiali sono quasi sempre annunciate con largo anticipo e motivazioni trasparenti.
Stavolta, invece, la segretezza e il coinvolgimento forzato anche di comandanti attivi nei teatri operativi più delicati fanno temere per la sicurezza nazionale, persino per rischi di destabilizzazione in caso di emergenze.
Alcuni osservatori ipotizzano che il blitz di Hegseth possa preludere a un massiccio “repulisti” ai vertici, in sintonia con la volontà presidenziale di razionalizzare la catena di comando e rimuovere dal potere figure considerate “non allineate” con la nuova strategia della Casa Bianca.
La convocazione degli 800 generali arriva inoltre in un momento di grandi cambiamenti nel panorama globale, tra crisi economiche, scontro con la Cina, tensioni in Medio Oriente e instabilità interna negli USA, anche per la minaccia di uno shutdown federale.
Il rischio, secondo alcuni analisti, è che questa mossa possa destabilizzare l’immagine di unità e solidità delle forze armate proprio quando la leadership americana è maggiormente sotto pressione dagli avversari strategici.
La decisione di Hegseth, dunque, apre scenari inediti: se da un lato riflette la volontà di rafforzare controllo e coesione interna, dall’altro aumenta le paure di epurazioni, tensioni interne e rischi per la sicurezza globale. La prossima settimana si capirà se si tratta di una svolta dottrinale o dell’inizio di uno scontro politico permanente anche nei ranghi militari più alti.