Maria Branyas Morera è stata la persona più anziana al mondo, un simbolo vivente della longevità e dell’evoluzione della medicina. Nata nel 1907 a San Francisco da famiglia catalana, è morta serenamente nel sonno a Olot (Spagna) il 19 agosto 2024, all’età di 117 anni e 168 giorni.
Maria Branyas nacque negli Stati Uniti, ma si trasferì in Catalogna con la famiglia quando era bambina, dopo una breve permanenza a New Orleans dove il padre lavorava come giornalista. La sua esistenza ha attraversato epoche storiche cruciali, dalla Guerra Civile spagnola a due guerre mondiali, vivendo e ricordando la pandemia di influenza spagnola del 1918 e quella di Covid-19 del 2020 che superò senza gravi conseguenze.
Lavorò come infermiera e si sposò nel 1931 con il medico Joan Moret, da cui ebbe tre figli, con una grande famiglia allargata: 11 nipoti e 13 bisnipoti. Gli ultimi venticinque anni della sua vita li trascorse in una residenza per anziani a Olot, mantenendo lucidità mentale e autonomia per quasi tutto il suo tempo.
Secondo quanto comunicato dalla sua famiglia e dagli assistenti, Maria è morta per cause naturali, nel sonno, senza sofferenza. I suoi ultimi messaggi – diffusi sui social dal suo profilo “Super Nonna Catalana” – erano pieni di ironia e saggezza: “La morte mi troverà stanca di aver vissuto tanto, ma voglio essere ricordata sorridendo, libera e soddisfatta”.
Negli ultimi tempi soffriva solo di sordità e dolori articolari tipici dell’età, ma la lucidità mentale di cui ha goduto fino agli ultimi giorni è rimasta uno dei tratti più sorprendenti del suo percorso.
La sua straordinaria longevità le ha permesso di entrare nel Guinness dei primati nel 2023, diventando una delle undici persone nella storia dell’umanità ad aver superato i 117 anni. Dopo la sua morte, il primato di persona vivente più anziana è passato alla giapponese Tomiko Itooka.
La storia genetica e biologica di Maria Branyas ha attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Negli ultimi anni di vita Maria ha invitato medici e ricercatori a studiare il suo corpo e il suo DNA per capire le ragioni profonde del suo incredibile traguardo di longevità.
Gli studi coordinati dal professor Manel Esteller dell’Università di Barcellona e dall’Istituto Josep Carreras si sono concentrati sul sequenziamento del suo genoma e l’analisi del microbiota intestinale. Dai risultati è emerso che le cellule di Maria “funzionavano” come quelle di una persona di circa 17 anni più giovane; aveva un profilo infiammatorio piuttosto basso e il suo microbiota intestinale era simile a quello di un bambino.
Si sono riscontrate varianti genetiche rare che sembrano proteggere il sistema cardiovascolare e quello cerebrale da patologie come ictus, demenza senile, infarti e malattie neurodegenerative. Inoltre, il basso livello di infiammazione cronica nelle sue cellule potrebbe aver rallentato efficacemente i processi di invecchiamento, contribuendo alla salute globale dell’organismo.
Questi elementi, insieme a una dieta sana, un ambiente familiare sereno e una forte rete sociale, suggeriscono che il segreto della longevità non dipenda solo dai geni, ma anche da fattori ambientali e comportamentali. Il patrimonio genetico di Maria rappresenta oggi un modello unico per futuri studi sull’invecchiamento attivo, aprendo nuove prospettive nella ricerca medica per allungare in modo sano la vita umana.
Lo studio sul genoma di Maria Branyas potrebbe aiutare a individuare marcatori utili per prevenire malattie legate all’età come il diabete, l’Alzheimer, le cardiopatie e le patologie neurodegenerative.
La sua storia invita la comunità scientifica a riflettere su nuove strategie terapeutiche e stili di vita orientati alla salute e alla prevenzione – per molti, il sogno di vivere a lungo e in buona salute potrebbe non essere solo una questione di fortuna, ma anche di scienza e consapevolezza.