La nomina di Beatrice Venezi come direttrice musicale del Teatro La Fenice di Venezia ha acceso un vero e proprio dibattito all’interno dell’istituzione. I musicisti hanno chiesto ufficialmente la revoca della sua nomina, ritenendo che la direttrice non abbia l’esperienza necessaria per guidare uno dei teatri lirici più prestigiosi d’Italia.
La tensione è palpabile: venerdì 26 settembre è prevista l’assemblea generale del personale, durante la quale si potrebbe decidere di organizzare volantinaggi e uno stato di agitazione prima del concerto serale nelle Sale Apollinee. Il malcontento sembra crescere, alimentato anche da alcune voci riguardanti il soprintendente Nicola Colabianchi, che nei giorni scorsi aveva conquistato parte della fiducia dei lavoratori.
Il nodo principale della contesa riguarda le modalità con cui la nomina è stata comunicata. L’orchestra sostiene di aver appreso la notizia dai media, e non attraverso i canali interni, perdendo così fiducia nella direzione.
Colabianchi aveva giustificato la scelta sottolineando la giovane età, il talento e il fatto che Venezi fosse donna, invitando i musicisti a valutarla esclusivamente sui risultati.
Tuttavia, le scuse per la comunicazione “improvvisata” non sono state ritenute sufficienti: l’orchestra definisce la nomina inadeguata sia dal punto di vista artistico che organizzativo.
Il dibattito si è concentrato anche sul curriculum della direttrice.
Secondo i musicisti, Venezi non ha mai diretto opere o concerti di grande rilievo nei principali teatri internazionali, e il suo ruolo attuale al Teatro Colón di Buenos Aires non sarebbe sufficiente a giustificare la nomina alla Fenice.
La preoccupazione principale riguarda il rischio di compromettere la reputazione del teatro e di allontanare il pubblico storico, con possibili ripercussioni sia economiche che di immagine.
Ma chi è la direttrice d'orchestra attorno alla quale si è sollevato questo polverone? Beatrice Venezi, nata a Lucca nel 1990, ha studiato pianoforte e direzione d’orchestra in importanti conservatori italiani, e ha diretto diverse orchestre giovanili e sinfoniche, ricevendo riconoscimenti come la selezione tra i 100 futuri leader under 30 di Forbes Italia. Nonostante la carriera in ascesa, il suo percorso non è comparabile con quello delle grandi bacchette che hanno guidato la Fenice.
Da sottolineare anche un aspetto che in parte alimenta le polemiche: Venezi è figlia di Gabriele Venezi, dirigente nazionale di Forza Nuova e candidato sindaco a Lucca nel 2007. Questo legame politico ha spesso accompagnato la sua immagine pubblica e viene richiamato dai critici come elemento parzialmente alla base della controversia attuale.
Un dettaglio biografico marginale o qualcosa in più? L'appartenenza del padre di Venezi all'estrema destra potrebbe aver giocato un importante ruolo nella vicenda. In passato, anche la direttrice d'orchestra non ha nascosto la sua simpatia per la destra e per la premier Giorgia Meloni.
Bravissima Beatrice Venezi, sempre chiara e diretta nelle sue parole.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) July 10, 2021
Uno dei tanti limiti del politicamente corretto è proprio quello di mettere in primo piano le definizioni e le categorie, a discapito del merito e della bravura. pic.twitter.com/AWZVBYzSq9
Il dissenso non riguarda solo le competenze artistiche. La comunicazione tramite stampa ha creato un senso di esclusione tra i musicisti, che lamentano di non essere stati coinvolti nelle decisioni strategiche.
Nel documento inviato al soprintendente, l’orchestra sottolinea che la scelta non riflette un progetto artistico condiviso e che la fiducia nella direzione è stata compromessa.
Nei giorni precedenti alla nomina, alcuni abbonati storici avevano già comunicato la disdetta degli abbonamenti, segnale tangibile di come la decisione rischi di danneggiare l’immagine e la credibilità del teatro.
Con l’assemblea generale imminente, il Teatro La Fenice si trova davanti a un momento delicato. La direzione dovrà gestire la richiesta di revoca e affrontare eventuali proteste, bilanciando le esigenze artistiche con quelle organizzative e la fiducia del pubblico.
La vicenda mette in luce come una nomina non possa basarsi solo sulla popolarità o sulle connessioni personali, ma debba riflettere esperienza consolidata e capacità di guidare un’istituzione di livello internazionale.
Nel frattempo, il dibattito tra tradizione, innovazione e visibilità politica resta aperto, con possibili ulteriori tensioni all’orizzonte.