Mentre salari e pensioni perdono potere d’acquisto e la sicurezza sul lavoro resta un’emergenza, la Cgil sciopera per la Flotilla per inseguire i sindacati di base e sfidare Meloni. E i lavoratori? Spariti dal radar.
In queste ore il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha annunciato uno sciopero generale (la data è ancora da decidere) in caso di blocco o attacco delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla dirette a Gaza.
Questa sera alle 20:30, Landini ha convocato presso la sede nazionale della confederazione una riunione informale con tutti i leader di categoria e territoriali del sindacato per fare il punto sulla questione mediorientale. Nessun cenno a priorità concrete: inflazione, salari fermi, precarietà, pensioni, sicurezza sul lavoro.
Da tempo il centrodestra denuncia la strumentalizzazione del conflitto in Medio Oriente da parte dei sindacati, per colpire il governo e utilizzare la tragedia di Gaza per legittimare una mobilitazione politica.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha annunciato l’intenzione di convocare un nuovo sciopero generale legato alla crisi di Gaza, dopo quello di lunedì 22 settembre convocato dalle sigle di base (Usb e Cobas) che vide la massiccia partecipazione di lavoratori e cittadini.
Ha dichiarato stamane Landini a margine di un incontro nella sede di Confcommercio a Roma. Landini ha anche definito "grave l'atteggiamento del governo italiano".
Landini: “Se l’Idf attacca la Flotilla noi confermiamo sciopero generale”
— Collettiva (@collettiva_news) September 26, 2025
“Confermiamo che, se ci dovesse essere un intervento dell’esercito israeliano che sequestra, blocca, arresta la Global Sumud Flotilla, noi siamo pronti a reagire con la proclamazione dello sciopero… pic.twitter.com/7IASWpMepT
Parole che sembrano dar credito a quanti accusano il primo sindacato italiano di ‘fare politica’ e usare qualsiasi pretesto per legittimare una mobilitazione politica e colpire il centrodestra.
L’Italia di Giorgia Meloni batte chi vuole fermarla. pic.twitter.com/mD22GKxHmf
— Fratelli d'Italia ???????? (@FratellidItalia) September 20, 2025
Ma a voler leggere meglio tra le righe, forse il timore principale del segretario generale della Cgil non è Giorgia Meloni, ma le USB. Il successo e il clamore mediatico suscitato dalla mobilitazione di lunedì ha colto di sorpresa la CGIL che adesso teme di essere superata a sinistra dai sindacati di base.
Il tempismo è quanto meno peculiare: l’Usb, insieme ad altre sigle legate ai movimenti pro-Pal ha annunciato una mobilitazione permanente con tende e presidi permanenti in 98 città italiane, in vista della manifestazione nazionale delle associazioni palestinesi in Italia in programma il 4 ottobre a Roma.
L’ipotesi di uno sciopero generale legato alla situazione a Gaza coincide con un momento di forte attivismo dei sindacati di base, che stanno guadagnando visibilità e consenso soprattutto tra i giovani e nel mondo della militanza sociale.
Un attivismo che preoccupa la Cgil, che ha quindi pensato di rilanciare con uno sciopero generale per ricompattare la base. Non uno sciopero per Gaza, ma uno sciopero per la Cgil.
La Cgil appare sempre più lontana dalla realtà quotidiana dei lavoratori. Temi come inflazione, salari bassi, precarietà e sicurezza sul lavoro sembrano essere scomparsi dal dibattito tra sindacato e governo.
L’attenzione è, invece, tutta puntata su temi di politica internazionale, su cause che - per quanto nobili - sono lontane dalle urgenze di chi fa fatica ad arrivare a fine mese e che invece dovrebbero rappresentare la priorità per un’organizzazione sindacale.
#Landini: "Scendiamo in piazza contro il riarmo generalizzato dell'#Europa, ci saranno tagli alle spese sociali"#10marzo2025 pic.twitter.com/b0v7fhhnlv
— Tag24.it (@Tag24news) March 10, 2025
L'ultima grande mobilitazione nazionale della CGIL sui temi del lavoro è stata nel novembre 2024, quando CGIL e UIL hanno organizzato un percorso comune di mobilitazione con scioperi di 8 ore e manifestazioni territoriali e regionali.
Successivamente, ci sono state altre manifestazioni e scioperi più settoriali o legati a tematiche più ampie, ma non una mobilitazione generale nazionale unitaria esclusivamente dedicata al lavoro di questa scala.
L’impressione che si potrebbe ricavare, in conclusione, è che - al momento - le questioni legate al mondo del lavoro vengono lasciate sullo sfondo.