26 Sep, 2025 - 20:30

Elezioni in Toscana, cosa raccontano gli ultimi sondaggi? C'è già un vincitore...

Elezioni in Toscana, cosa raccontano gli ultimi sondaggi? C'è già un vincitore...

La Toscana si prepara a tornare alle urne in un autunno che vede diverse regioni chiamate al voto. Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, realizzato tra il 23 e il 25 settembre, il presidente uscente Eugenio Giani parte con un vantaggio solido: è accreditato al 54,8%, ben oltre il risultato con cui vinse nel 2020 (48,6%). A sfidarlo saranno Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e candidato del centrodestra, e Antonella Bundu con la lista Toscana Rossa. La distanza tra i due principali contendenti sembra già definire una corsa dal risultato prevedibile, ma con riflessi importanti sugli equilibri interni alle coalizioni.
Le candidature principali hanno seguito percorsi tortuosi. Nel centrodestra la scelta di Tomasi è arrivata a soli cinquanta giorni dal voto, segno delle difficoltà della coalizione nell’individuare un nome unitario per una regione storicamente ostica.

Sul fronte opposto, Giani ha dovuto affrontare non poche resistenze: la sua autocandidatura non era vista con entusiasmo dalla segretaria del Pd, e anche l’accordo con il Movimento 5 Stelle è stato travagliato, approvato dagli iscritti ma con il 40% di voti contrari.

Una cornice che rende ancora più significativo il dato attuale dei sondaggi. Le preoccupazioni degli elettori toscani si concentrano soprattutto sulla sanità, citata dal 46% degli intervistati. Seguono trasporti e infrastrutture (28%), sicurezza e criminalità (25%) e lavoro (22%).

Si tratta di priorità che ritornano anche in altre regioni, ma in Toscana con intensità minore. Eppure, l’attenzione per la sanità non sembra scalfire l’apprezzamento per l’operato di Giani: il 56% degli intervistati giudica positivamente la sua amministrazione, percentuale che resta elevata anche fra gli elettori orientati a votare per Tomasi.

I numeri del consenso

Le intenzioni di voto fotografano una situazione apparentemente chiara. Eugenio Giani è accreditato al 54,8%, con un vantaggio di oltre tredici punti su Alessandro Tomasi, stimato al 41,3%.

Molto più distante Antonella Bundu con il 3,9%. Si tratta di percentuali che, pur potendo oscillare nelle ultime settimane di campagna, sembrano lasciare pochi dubbi sull’esito finale. 

Da non sottovalutare, tuttavia, il voto disgiunto: in Toscana è possibile esprimere una preferenza per un candidato presidente e una per un partito della coalizione avversaria, un meccanismo che potrebbe incidere sugli equilibri, pur senza ribaltare la corsa.

Il peso delle liste

Guardando al voto di lista, il Partito Democratico resta il primo partito con il 31%, in calo di circa quattro punti rispetto al 2020. Accanto al Pd, la lista Giani Presidente–Casa Riformista raccoglie l’8%, Avs il 7,9% e il Movimento 5 Stelle il 7,7%, in crescita rispetto alla precedente tornata.

Insieme, le forze che sostengono Giani arrivano al 54,6%. Sul fronte del centrodestra spicca la crescita di Fratelli d’Italia, stimata al 25% contro il 13% delle regionali precedenti.

Forza Italia segna un 6,9% in ripresa, mentre la Lega crolla al 6,1% rispetto al 21,8% del 2020. Complessivamente la coalizione si ferma al 41,7%, un dato che conferma il divario con lo schieramento avversario.

Le attese per il dopo-voto

Il sondaggio evidenzia anche le aspettative degli elettori. Il 46% ritiene che sarà Giani a vincere, mentre solo il 13% scommette su Tomasi. Persino il 36% degli elettori del centrodestra crede che il presidente uscente resterà in carica.

La vera incognita non riguarda dunque il nome del vincitore, ma gli equilibri interni alle coalizioni: da un lato la capacità del campo largo di consolidarsi, con il contributo del Movimento 5 Stelle, dall’altro la tenuta del centrodestra, chiamato a gestire il sorpasso di Fratelli d’Italia sugli alleati.

In definitiva, la fotografia che emerge è quella di una vittoria annunciata per Eugenio Giani, ma con implicazioni che vanno oltre la Toscana.

La solidità del campo largo, se confermata, potrebbe segnare un precedente importante per altre regioni. Allo stesso tempo, il ridimensionamento della Lega e la crescita di Fratelli d’Italia all’interno del centrodestra ridisegnano i rapporti di forza. Le urne, insomma, non decideranno solo chi governerà la regione, ma anche i futuri equilibri nazionali.

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