27 Sep, 2025 - 14:57

Israele escluso da alcuni servizi Microsoft: cosa ha portato allo stop e l'inchiesta sulla sorveglianza di massa a Gaza

Israele escluso da alcuni servizi Microsoft: cosa ha portato allo stop e l'inchiesta sulla sorveglianza di massa a Gaza

Microsoft ha sospeso alcuni servizi cloud e di intelligenza artificiale destinati al Ministero della Difesa israeliano dopo le rivelazioni di un’inchiesta internazionale che ha sollevato dubbi sull’uso della sua tecnologia per attività di sorveglianza di massa sui palestinesi. La decisione segna un passaggio delicato nei rapporti tra il colosso tecnologico statunitense e Israele, mentre prosegue l’audit indipendente per chiarire eventuali violazioni dei termini di servizio e verificare le accuse emerse.

Microsoft interrompe alcuni servizi al ministero della Difesa israeliano

Microsoft ha annunciato di aver annullato l’accesso a specifici servizi di intelligenza artificiale e archiviazione dati forniti all’esercito israeliano. La decisione arriva dopo le rivelazioni di un’inchiesta che ha sollevato dubbi su una possibile violazione dei termini di servizio dell’azienda, secondo cui Israele avrebbe utilizzato software Microsoft per spiare milioni di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

L’inchiesta sulla sorveglianza di massa dei palestinesi

Nel mese di agosto, un’inchiesta congiunta di The Guardian, della rivista israelo-palestinese +972 Magazine e del quotidiano in lingua ebraica Local Call ha rivelato che la piattaforma cloud Azure sarebbe stata utilizzata per archiviare ed elaborare le comunicazioni di milioni di palestinesi come parte di un programma di sorveglianza di massa.

L’indagine parla di una presunta collaborazione tra Microsoft e l’agenzia di sorveglianza militare israeliana, Unità 8200, citando anche un incontro tra il comandante dell’agenzia e l’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella, alla fine del 2021.

Secondo le fonti anonime riportate, l’Unità 8200, sfruttando la capacità di archiviazione di Azure, avrebbe sviluppato un sistema in grado di registrare e conservare quotidianamente enormi quantità di telefonate provenienti dai territori palestinesi, operativo dal 2022.

La stessa infrastruttura, sempre secondo le fonti, avrebbe “facilitato la preparazione di attacchi aerei mortali” e “plasmato le operazioni militari a Gaza e in Cisgiordania”.

Israele intercetterebbe da tempo le comunicazioni nei territori occupati, ma il presunto nuovo sistema indiscriminato consentirebbe di registrare e riascoltare le conversazioni di un numero molto più ampio di civili palestinesi.

La risposta di Microsoft

Il presidente di Microsoft, Brad Smith, in una nota del 25 settembre 2025, ha fornito ulteriori dettagli. “Mentre la nostra revisione è in corso, abbiamo trovato prove a supporto di alcuni elementi del reportage del Guardian”, ha affermato.

Smith ha confermato che sono emerse evidenze a sostegno di parte delle rivelazioni e che alcuni abbonamenti del Ministero della Difesa (IMOD) israeliano siano cessati e disattivati, incluso l’uso di specifici servizi e tecnologie di archiviazione cloud e intelligenza artificiale.

L’azienda ha precisato di non avere accesso ai contenuti dei clienti di IMOD.

Smith ha sottolineato:

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Non forniamo tecnologie per facilitare la sorveglianza di massa dei civili. Abbiamo applicato questo principio in ogni Paese del mondo e lo abbiamo ribadito ripetutamente per oltre due decenni.

Questo rappresenta uno sviluppo significativo. Già a gennaio, dopo che The Guardian e altre testate avevano segnalato l’ampio utilizzo della tecnologia Microsoft da parte di Israele durante la guerra a Gaza, l’azienda aveva incaricato un audit per valutare la propria collaborazione. A maggio, Microsoft aveva reso noto che la prima fase dell’indagine “non aveva trovato prove fino ad oggi” che i servizi Azure o le soluzioni di intelligenza artificiale della compagnia fossero stati “utilizzati per prendere di mira o danneggiare persone” nel territorio.

La scelta di Microsoft di disattivare specifici abbonamenti e servizi legati all’esercito israeliano rappresenta un precedente significativo nel dibattito globale su etica e responsabilità delle big tech. Mentre l’indagine è ancora in corso, alcune accuse restano da confermare.

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