28 Sep, 2025 - 17:15

Perché Zelensky vede nei Tomahawk l’arma che può cambiare tutto: è davvero la carta finale di Kiev per fermare Putin?

Perché Zelensky vede nei Tomahawk l’arma che può cambiare tutto: è davvero la carta finale di Kiev per fermare Putin?

L’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riacceso il dibattito sul futuro della guerra in Ucraina. Durante il colloquio, il presidente ucraino avrebbe chiesto al presidente statunitense la fornitura dei missili da crociera Tomahawk, considerati da Kiev un’arma capace di cambiare le sorti del conflitto. Una richiesta che, se accolta, potrebbe aumentare drasticamente la pressione su Mosca ma anche innescare una pericolosa escalation.

L’incontro tra Trump e Zelensky all’ONU

Il presidente americano, Donald Trump, e il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, si sono incontrati il 23 settembre 2025, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questo faccia a faccia ha segnato un significativo cambio di retorica da parte di Trump sulla guerra in Ucraina.

Dopo l’incontro, il leader americano ha scritto su Truth Social di credere che Kiev possa riconquistare il territorio perso dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022.

Inoltre, il nuovo approccio di Trump potrebbe aver sorpreso Zelensky, soprattutto se si considera che solo sei mesi fa i due leader avevano avuto un acceso battibecco davanti alle telecamere alla Casa Bianca.

Il cambiamento è notevole, considerando che negli ultimi mesi Trump si era presentato come il possibile mediatore capace di porre fine al conflitto. Le sue ultime dichiarazioni, invece, indicano che la guerra non si fermerà nel futuro immediato.

Non ci sono ulteriori dettagli su una strategia concreta. Tuttavia, la prosecuzione del conflitto lascia intendere che l’Ucraina avrà bisogno di più armamenti e, per ribaltare la situazione sul campo, di armi ancora più potenti.

La richiesta di armi e l’ipotesi Tomahawk

Nel frattempo, il presidente ucraino porta avanti la sua agenda per riportare la pace nel paese. In un’intervista a The Axios Show ha dichiarato di aver chiesto a Trump un ulteriore sistema d’arma che potrebbe costringere il presidente russo Vladimir Putin ad avviare colloqui di pace.

Circa un anno fa, Zelensky aveva presentato un piano per una pace “giusta ed equa”. Dopo mesi di combattimenti e una progressiva perdita di terreno, Kiev punta ancora a imporre i propri termini.

Sebbene Zelensky non abbia specificato il tipo di armamento richiesto, Axios ha successivamente citato un funzionario ucraino e un’altra fonte vicina all’incontro secondo cui si tratterebbe dei missili da crociera Tomahawk.

Negli ultimi mesi della presidenza Biden, Washington aveva già fornito a Kiev i missili a lungo raggio ATACMS, che consentono di colpire in profondità il territorio russo. Ma i Tomahawk garantirebbero una portata ancora più ampia rispetto agli ATACMS statunitensi e agli Storm Shadow britannici.

Perché i Tomahawk cambierebbero gli equilibri

I missili da crociera Tomahawk hanno una gittata compresa tra circa 1.100 e 2.400 chilometri, sufficiente a portare Mosca e gran parte del territorio russo nel raggio d’azione ucraino.

Per confronto, i missili tattici ATACMS possono raggiungere al massimo circa 300 chilometri, una portata molto più limitata che consente di colpire solo obiettivi relativamente vicini alla linea del fronte.

Questa differenza di raggio renderebbe i Tomahawk un potenziale strumento strategico, in grado di permettere a Kiev di colpire infrastrutture militari e logistiche ben oltre le attuali capacità.

Prima dell’approvazione all’invio degli ATACMS, gli Stati Uniti avevano mantenuto a lungo restrizioni sull’uso di armi americane all’interno del territorio russo, nel timore di un’escalation globale.

Diversi media riferiscono che Trump sarebbe “aperto” a valutare la richiesta ma non esistono al momento dichiarazioni ufficiali.

Un eventuale invio di Tomahawk darebbe a Kiev maggiore libertà tattica e nuove opzioni militari, ma non garantirebbe la fine della guerra. L’impiego di missili capaci di colpire la profondità del territorio russo potrebbe spingere Mosca a reagire con forza, innalzando ulteriormente il rischio di escalation.

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