29 Sep, 2025 - 18:00

Elezioni Marche 2025, ecco chi è il vero vincitore...e non si tratta nè di Ricci nè di Acquaroli

Elezioni Marche 2025, ecco chi è il vero vincitore...e non si tratta nè di Ricci nè di Acquaroli

Francesco Acquaroli resta alla guida della Regione Marche. La sua rielezione segna un nuovo successo per il centrodestra e per Fratelli d’Italia, il partito di cui è espressione.

I dati dello spoglio, ancora non del tutto conclusi ma ormai chiari, raccontano di un risultato netto: il governatore uscente ha superato la soglia del 51%, staccando di diversi punti il suo avversario diretto, Matteo Ricci.

Quest’ultimo, già sindaco di Pesaro ed europarlamentare del Partito Democratico, sostenuto dal centrosinistra insieme al Movimento 5 Stelle, non è andato oltre il 45%.

Un divario importante, che conferma la fiducia concessa dagli elettori ad Acquaroli dopo cinque anni di governo regionale. Alla fine però il vincitore è uno solo: l'astensione. Il dato sulla non partecipazione alle elezioni nelle Marche è quasi allarmante e dovrebbe essere affrontato quanto prima dalla politica nazionale

Un voto segnato dal disincanto

Questa tornata elettorale si è svolta in un contesto particolare, dove il vero protagonista, più ancora dei candidati, è stato il crescente scollamento tra cittadini e politica. L’affluenza, infatti, si è fermata al 50,01%. In altre parole, ha votato appena un marchigiano su due.

Il paragone con il 2020 è eloquente: cinque anni fa la partecipazione era vicina al 60%, oggi si registra quasi un crollo di dieci punti percentuali.

Non un dato isolato, ma parte di un trend nazionale che racconta di un progressivo raffreddamento del rapporto tra elettori e istituzioni. Un fenomeno che non è solo politico, ma anche sociale e culturale.

I dati dei capoluoghi: Macerata fanalino di coda

Entrando nel dettaglio dei capoluoghi di provincia, si coglie meglio l’impatto dell’astensione. Macerata guida purtroppo la classifica negativa: appena il 51% degli aventi diritto si è recato alle urne. Poco più confortanti i dati di Ancona e Ascoli Piceno, ferme al 51% e 52%.

Urbino e Fermo mostrano valori più alti, entrambi oltre il 56%. Pesaro, città di Ricci e storicamente molto partecipe alla vita politica, si è attestata al 54%.

Tuttavia, il denominatore comune resta uno: rispetto al 2020, tutti i principali centri hanno perso votanti, con cali che vanno dai 7 ai 15 punti percentuali. Un arretramento significativo che segnala una crisi di fiducia trasversale.

Una vittoria risicata

Il successo di Acquaroli certifica il primato del centrodestra nelle Marche. Con oltre il 51% dei voti, il governatore uscente consolida una leadership iniziata cinque anni fa, frutto di una campagna elettorale che ha messo al centro temi come la sicurezza, lo sviluppo economico e la valorizzazione delle specificità marchigiane.

Dall’altra parte, Ricci ha provato a rilanciare il progetto del centrosinistra, sostenuto dall’alleanza con il M5S, ma non è riuscito a ridurre il distacco. Pur ottenendo un risultato dignitoso, non ha saputo intercettare quella parte di elettorato che si è spostata verso il fronte opposto.

La fotografia finale premia la stabilità del centrodestra, compatto e in grado di presentarsi agli elettori come una coalizione solida e credibile.

L’astensione come chiave di lettura

Il dato più eclatante resta però quello della partecipazione. La percentuale regionale definitiva al 50,01% rappresenta quasi dieci punti in meno rispetto al 59,7% di cinque anni fa.

Scendendo nel dettaglio, Macerata si ferma al 51%, Urbino segna il dato migliore con il 57%. Pesano però i crolli: -14,6% a Macerata, -11,4% a Fermo e -8,9% a Pesaro.

Numeri che raccontano una disaffezione diffusa, che non distingue più tra territori o appartenenze politiche. La politica, nel suo complesso, fatica a parlare a una parte consistente della popolazione.

Non bisogna leggere l’astensione solo come un gesto di protesta nei confronti della classe politica. Più spesso, l’assenza dalle urne è il riflesso di una distanza più profonda: sfiducia verso le istituzioni, senso di inutilità del voto, difficoltà a riconoscersi in programmi percepiti come lontani dalla vita quotidiana.

Acquaroli cinque anni fa era la "novità" in una Regione da sempre in mano al centrosinistra ma il suo operato non è stato esente da critiche, soprattutto riguardo alla gestione della sanità. Gli scandali che hanno riguardato Ricci sicuramente non hano giocato a suo favore.

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