Matteo Ricci ha perso. Male. Nelle Marche il centrodestra ha vinto con chiarezza, e non è stata una sorpresa. Ma ciò che sorprende – o dovrebbe far riflettere – è il modo in cui Ricci e il suo campo hanno deciso di perdere.
Perché una cosa è essere battuti da un avversario forte, un’altra è regalargli la vittoria. Schiacciare la campagna elettorale sul dramma di Gaza si è rivelato un errore fatale.
I marchigiani hanno punito una campagna elettorale che ha anteposto l'ideologia ai problemi reali del territorio in contrasto con la concretezza offerta dal centrodestra.
All'ex sindaco di Pesaro e alla sua coalizione non è stato perdonato quello che – a molti - è sembrato un tentativo di strumentalizzare la tragedia palestinese per scopi elettorali.
È calato il sipario sulle Elezioni Regionali nelle Marche 2025, che avrebbero dovuto rappresentare l'Ohio d'Italia e che per il centrosinistra si sono rivelate un Vietnam.
Il distacco di ben otto punti da Francesco Acquaroli non lascia spazio ad alibi per una sconfitta che è netta. È netta nonostante la bassa affluenza alle urne. Ed è netta nonostante un'inchiesta giudiziaria che ha sicuramente in parte condizionato la campagna elettorale dell'ex sindaco di Pesaro.
La verità, tuttavia, è che il vero errore strategico di Matteo Ricci e di tutto il centrosinistra è stato quello di identificarsi con la causa palestinese durante la fase decisiva della campagna elettorale.
Mentre il centrodestra parlava di lavoro, infrastrutture, sanità e sicurezza, il candidato di centrosinistra si è fatto fotografare con la bandiera palestinese, ha vestito i panni dell'attivista e ha promesso il riconoscimento dello Stato di Palestina come primo atto una volta eletto.
Qualcuno lo ha anche scritto nei vari commenti sui social: “Il mio voto l’ha perso lì”. E non è stato l’unico.
"Matteo Ricci ha fatto l'ultima parte della campagna elettorale vestito da palestinese."
— Cad Bane ???????????? (@_Brick_Block_) September 29, 2025
Paolo Mieli sulla cantonata presa da Schlein, Conte e Fratoianni, che hanno cercato di cavalcare le piazze per fini elettorali. pic.twitter.com/54ncBC1GD5
In teoria non ci sarebbe neanche nulla di sbagliato nel sostenere una causa che sta a cuore a tutto il Paese, se non fosse che il luogo e il momento scelti la fase finale di una campagna elettorale per le regionali, non erano quelli più adatto.
I problemi reali delle Marche sono finiti sullo sfondo e i marchigiani che avrebbero voluto avere risposte sulle liste d'attesa in sanità o sulla sicurezza nelle città, hanno scelto di votare chi quelle risposte ha almeno promesso di dargliele.
Matteo Ricci, tuttavia, non è il solo responsabile della debacle nelle Marche. Anzi si potrebbe dire che è stato il PD ad affondare il suo candidato e non viceversa.
Il Partito Democratico, più del Movimento 5 Stelle (che anche questa volta ha confermato di essere irrilevante per la vittoria nei territori) è il vero sconfitto dell'ultimo fine settimane elettorale.
La scelta di puntare a una campagna elettorale prevalentemente schiacciata su temi di estrema sinistra per rincorrere il movimento di Giuseppe Conte e il continuo strizzare l'occhio a minoranze ideologiche (centri sociali, attivismo woke, etc), hanno suscitato un profondo malcontento nell'elettorato moderato di centrosinistra che si è sentito tradito e ignorato.
Nel 2020 il PD era stato il partito più votato, oggi è dietro a Fratelli d'Italia: una sconfitta chiara su cui il Nazareno dovrà riflettere in vista delle prossime scadenze elettorali.
Domenica si replica in Calabria e le analogie con le Marche sono tante, la principale è che anche qui il governatore uscente, Roberto Occhiuto, è di centrodestra.
???? REGIONALI MARCHE, RISULTATI DEFINITIVI
— Youtrend (@you_trend) September 30, 2025
???? ACQUAROLI 52,4%
???? RICCI 44,4%#RegionaliMarche #maratonaYoutrend pic.twitter.com/So9K6efHDm
Francesco Acquaroli ha vinto perché ha parlato di cose semplici e reali: sviluppo economico, turismo, difesa del territorio, infrastrutture e soprattutto non detto agli elettori che votare per lui equivaleva a schierarsi a favore o contro un conflitto in Medio Oriente.