30 Sep, 2025 - 20:34

Dopo la sconfitta nelle Marche il centrosinistra si lecca le ferite ma l'alleanza non è in discussione

Dopo la sconfitta nelle Marche il centrosinistra si lecca le ferite ma l'alleanza non è in discussione

Il giorno dopo, i musi sono lunghi ma le lame non affilate. La ricerca del colpevole della sconfitta nelle Marche non è sfociata in una guerra pubblica di accuse. E nel Pd non si è aperto quel contenzioso a suon di dichiarazioni che di solito mette nel mirino la leadership, dopo un voto andato male. Non è che manchino le critiche. Ma non vengono usate come arma. Almeno non adesso, a una settimana dal voto in Calabria, che però potrebbe assestare il secondo colpo alla coalizione, e a due settimane da quello in Toscana, che il centrosinistra aspetta in gloria per segnare il primo punto della tornata. Nelle Marche il centrodestra ha confermato Francesco Acquaroli come governatore, con un distacco di 8 punti dal candidato di centrosinistra Matteo Ricci. Igor Taruffi, braccio destro di Elly Schlein nella segreteria Pd, ha riproposto la lettura: "Le Marche hanno 1,2 milioni di abitanti. Ma da qui a novembre saranno chiamati al voto regioni con 18 milioni di abitanti. Il conto su come ha tenuto il campo largo va fatto alla fine di questo ciclo". Ma andrà fatto anche dentro il Pd. "Se qualcuno chiederà di fare un punto politico lo faremo - ha spiegato il capogruppo al Senato Francesco Boccia - Siamo l'unico partito democratico che fa congressi. Ma nelle prossime settimane tutto il gruppo dirigente del Pd sarà impegnato in campagna elettorale per le altre regionali".

La coalizione resta unita (almeno per il momento)

La coalizione resta la via. "Se vogliamo costruire un governo di alternativa - ha spiegato Taruffi - l'unità delle forze di centrosinistra su una visione di univoca non è in discussione". E anche per il M5s la sconfitta nelle Marche non compromette il progetto. "Chi mette in discussione il campo largo dopo le Marche evidentemente non vedeva l'ora di litigare - ha detto il presidente di Iv, Matteo Renzi - Ma mi pare che non lo stia facendo nessuno". La critica è piuttosto alla campagna elettorale. Che non ha mobilitato gli indecisi, che non ha portato alle urne chi di solito si astiene. Anzi, il dato di chi ha disertato il voto è stato in crescita del 10%. "La sconfitta è stata molto netta - ha spiegato Renzi - ma non darei colpe. Però, se fossi stato negli organizzatori della campagna, avrei insistito più sulla sanità, sul costo della vita e sull'economia e un po' meno sulla Palestina. Con tutto il rispetto per la Flotilla, si votava su Senigallia".

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