Il mondo osserva con crescente preoccupazione le tensioni tra Russia e paesi occidentali. Al Valdai Discussion Club di Sochi, Vladimir Putin ha lanciato un duro avvertimento a Washington sull’eventuale invio di missili Tomahawk all’Ucraina. Una mossa che, secondo il Cremlino, segnerebbe un’escalation qualitativamente nuova.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha parlato, il 2 ottobre 2025, al Valdai Discussion Club di Sochi. Nel suo discorso ha toccato anche il tema della guerra in Ucraina.
Nell’ultimo mese la Russia ha intensificato gli attacchi aerei su larga scala contro l’Ucraina, aumentando così la pressione su Kiev anche al di fuori del campo di battaglia. Parallelamente, gli sforzi degli Stati Uniti per porre fine al conflitto restano lontani dall’essere realizzati, a causa di uno stallo prolungato.
Donald Trump mira a portare la pace in Ucraina, tuttavia, la sua missione non è priva di ostacoli. Fin dall’inizio del suo secondo mandato, l'impegno diplomatico del presidente americano si è mostrato altalenante.
Durante la campagna elettorale aveva rivendicato la capacità di porre fine alla guerra in 24 ore, vantando i suoi buoni rapporti con il presidente russo, Vladimir Putin. Quando i funzionari statunitensi hanno tenuto il primo colloquio con quelli russi per una mediazione, Washington è stata accusata di favorire Mosca in assenza di rappresentanti ucraini.
Questo primo periodo è stato segnato anche dalla faida in diretta tra Trump e il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, che era stato rimproverato da alti funzionari americani per non essersi mostrato sufficientemente grato per il continuo sostegno statunitense.
Con il tempo Trump e Zelensky hanno gradualmente ricucito i rapporti, ma lo stallo diplomatico ha continuato a frustrare Washington. Neppure il vertice tra Trump e Putin in Alaska ha sbloccato la situazione.
Di fronte a questa impasse, l'amministrazione americana ha dato il via libera, nel luglio scorso, a nuove spedizioni di armi verso l’Ucraina tramite la NATO, con i costi a carico principalmente degli alleati europei.
A distanza di mesi, si sta ora valutando la possibilità di inviare a Kiev i missili da crociera Tomahawk.
Si tratterebbe di una mossa capace di rafforzare in modo significativo la capacità bellica delle forze ucraine, ma allo stesso tempo pericolosa, dato che la gittata dei Tomahawk può raggiungere profondità ben maggiori rispetto ai missili ATACMS.
Zelensky aveva già chiesto numerose volte l’autorizzazione a usare gli ATACMS per colpire il territorio russo. Ciò sollevava preoccupazioni riguardo a un’eventuale escalation tra Mosca e gli alleati occidentali di Kiev. Oggi, sul tavolo si discute di un’arma potenzialmente ancora più destabilizzante.
Non si è fatta attendere la risposta del presidente russo. Durante il suo discorso del 2 ottobre, Putin ha dichiarato che Washington è guidata principalmente dai propri interessi e che, di conseguenza, anche la Russia rivendica il diritto di fare lo stesso. Ha inoltre sottolineato come il ripristino di relazioni piene con gli Stati Uniti sia, a suo avviso, nell’interesse del suo paese.
Putin ha affrontato in particolare l’eventualità che Washington decida di fornire i missili Tomahawk all'Ucraina. Secondo il leader russo, non è da escludere che le dichiarazioni americane sul tema siano legate a problemi interni degli Stati Uniti e alla necessità di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica.
La Russia continua a osservare con attenzione le posizioni di Washington. Putin ha affermato che la consegna di questi armamenti a Kiev "non cambierà in alcun modo l'equilibrio sul campo di battaglia".
Il presidente russo ha però rimarcato che l’utilizzo dei missili Tomahawk senza la partecipazione diretta del personale militare americano è impossibile. Di conseguenza, se gli Stati Uniti partecipassero anche solo indirettamente alle operazioni in Ucraina attraverso i Tomahawk, Mosca lo interpreterebbe come un coinvolgimento diretto del personale americano nella guerra. In tal caso, si aprirebbe una fase di escalation completamente nuova e qualitativamente diversa, con conseguenze inevitabili anche sui rapporti ufficiali tra Mosca e Washington.