03 Oct, 2025 - 18:31

Guerra ai narcos nei Caraibi: Usa dichiarano conflitto armato, Trump mette sotto pressione Maduro e il Venezuela

Guerra ai narcos nei Caraibi: Usa dichiarano conflitto armato, Trump mette sotto pressione Maduro e il Venezuela

Gli Stati Uniti dichiarano formalmente un “conflitto armato” contro i cartelli della droga, con Trump che intensifica la pressione su Nicolas Maduro e il Venezuela. La mossa giustifica le azioni militari statunitensi nei Caraibi, mentre Caracas risponde con mobilitazioni e esercitazioni militari. L’escalation solleva interrogativi sulla legalità delle operazioni e sulla stabilità della regione.

Usa, le misure contro i cartelli della droga

Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti sono formalmente in un "conflitto armato" con i cartelli della droga. Il promemoria è stato rivelato da diversi media americani e indica che i trafficanti di droga sono stati etichettati come "combattenti illegali".

La mossa del presidente statunitense mira a giustificare le azioni dell’amministrazione, compresi eventuali attacchi mortali contro navi venezuelane di presunti narcotrafficanti nel Mar dei Caraibi. Il giorno del suo insediamento, il 20 gennaio 2025, Trump ha designato tramite ordine esecutivo diversi cartelli della droga come organizzazioni terroristiche.

Washington aveva inoltre accusato il leader venezuelano, Nicolas Maduro, di essere a capo di un’organizzazione criminale, il Cartel de Los Soles, e aveva aumentato la ricompensa per il suo arresto da 25 a 50 milioni di dollari.

Con l’ultima nota ufficiale, l’amministrazione ha stabilito che il traffico di droga negli Stati Uniti può essere considerato alla stregua di un conflitto armato. Con queste parole, il presidente ridefinisce il narcotraffico come minaccia alla sicurezza nazionale, offrendo una nuova giustificazione per azioni già intraprese e per possibili interventi futuri.

“Sulla base degli effetti cumulativi di questi atti ostili contro i cittadini e gli interessi degli Stati Uniti e delle nazioni straniere amiche, il presidente ha stabilito che gli Stati Uniti sono coinvolti in un conflitto armato non internazionale con queste organizzazioni terroristiche designate”, recita la nota rivolta al Congresso.

La campagna militare negli Caraibi

La campagna militare dell'amministrazione Trump contro obiettivi venezuelani è iniziata ad agosto, quando Washington ha dispiegato navi della Marina nei Caraibi. A settembre le forze statunitensi hanno effettuato tre attacchi contro imbarcazioni provenienti dal Venezuela causando la morte di 17 persone.

Parallelamente, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha mobilitato le forze armate e ha inviato una lettera proponendo una mediazione, che però è stata respinta da Washington.

La tensione, però, continua a crescere. Il 2 ottobre Caracas ha denunciato lo spiegamento di aerei da combattimento statunitensi a circa 75 chilometri dalla costa.

Caracas considera la presenza militare statunitense nei Caraibi una minaccia per provocare un cambio di regime. Intanto Maduro ha ordinato esercitazioni militari volte alla difesa territoriale. 

Conflitti armati non internazionali e implicazioni legali

La definizione delle azioni come "conflitto armato non internazionale" rappresenta un punto cruciale.

Gli Stati Uniti sono stati già coinvolti in scenari simili. Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, l’amministrazione Bush aveva sostenuto che la guerra al terrorismo fosse un conflitto armato non internazionale. In quel contesto, il Congresso aveva approvato l’Autorizzazione all’uso della forza militare, azione contestata per aver concesso carta bianca al presidente nell’esecuzione di azioni militari senza controllo legislativo.

Oggi, Trump si trova a fronteggiare una discussione simile sulla legalità della sua decisione di avviare una campagna militare contro i cartelli definiti come “narcoterroristi”. Dal punto di vista geopolitico, le crescenti tensioni minacciano la stabilità della regione caraibica, preoccupando anche diversi paesi sudamericani.

LEGGI ANCHE