04 Oct, 2025 - 13:30

Sondaggi politici: Fratelli d’Italia resta in testa, il Pd cresce ma la distanza rimane ampia

Sondaggi politici: Fratelli d’Italia resta in testa, il Pd cresce ma la distanza rimane ampia

L’Italia politica continua a muoversi tra conferme, piccoli scossoni e nuove dinamiche che si riflettono nei sondaggi.

L’ultima rilevazione del 2 ottobre mostra un quadro ancora dominato da Fratelli d’Italia, che mantiene la leadership pur con una crescita minima, mentre il Partito Democratico cerca di accorciare la distanza. 

Sullo sfondo, le altre forze politiche oscillano tra timidi segnali di vitalità e flessioni che alimentano il dibattito interno ai partiti.

Il contesto politico resta dunque molto fluido. Il consenso di Giorgia Meloni rimane alto, ma non privo di ombre: la fiducia nella premier scende leggermente, segnale di un’opinione pubblica che continua a sostenerla ma che al tempo stesso osserva con attenzione i risultati concreti dell’azione di governo.

Dall’altra parte, le opposizioni si muovono in un campo sempre più frammentato, ma con la possibilità di costruire un “campo largo” competitivo, almeno in teoria.

Dentro questa cornice, i numeri diventano fondamentali per capire gli umori dell’elettorato. Crescite di pochi decimali e cali apparentemente marginali possono fare la differenza, perché delineano tendenze e raccontano le difficoltà – o le speranze – dei diversi schieramenti. Vediamo allora nel dettaglio cosa dicono i sondaggi più recenti.

Fratelli d’Italia resta in vetta

Fratelli d’Italia continua a dominare la scena politica con il 29,6% dei consensi, registrando un lieve aumento dello 0,1%. È un dato che conferma la solidità del partito guidato da Giorgia Meloni, nonostante le inevitabili fatiche del governo.

Tuttavia, la fiducia nella premier cala al 39,6%, con una perdita dello 0,4% rispetto alla rilevazione precedente: un segnale da non sottovalutare, perché indica un consenso forte ma non più in crescita automatica.

Il Partito Democratico, con il 21,9%, guadagna lo 0,2% e consolida il proprio ruolo di principale forza di opposizione. Pur rimanendo distante quasi otto punti da Fratelli d’Italia, i dem possono leggere questo risultato come un segnale di vitalità, in un contesto dove la polarizzazione rischiava di soffocarli.

La sfida per il PD resta quella di ampliare la propria base senza disperdere l’identità riformista, costruendo ponti con altre forze del centrosinistra.

Il Movimento 5 Stelle, fermo al 12,9%, conferma la propria posizione senza variazioni. Questo immobilismo, in parte rassicurante, in parte preoccupante, suggerisce un elettorato fedele ma non più attratto da nuove proposte.

Giuseppe Conte si trova così stretto tra la spinta del PD e l’esigenza di differenziarsi, rischiando di restare intrappolato in un limbo politico.

Centrodestra stabile, Lega e Forza Italia arrancano

Nel campo del centrodestra, Forza Italia e Lega viaggiano praticamente appaiate, con l’8,9% e l’8,8% rispettivamente. Entrambe crescono leggermente (+0,1%), ma non riescono a impensierire il predominio di Fratelli d’Italia.

Per Tajani e Salvini – ora più che mai – la vera sfida è quella di restare rilevanti all’interno della coalizione, evitando di ridursi a semplici comparse nell’orbita meloniana.

“Noi Moderati” si conferma una presenza marginale con lo 0,7%, senza variazioni. Nel complesso, però, la coalizione di centrodestra mantiene un solido 48%, crescendo di uno 0,1%.

Numeri che certificano la capacità di questo schieramento di restare competitivo, anche se la leadership è saldamente in mano a Giorgia Meloni e al suo partito.

Un dato interessante è che la stabilità del centrodestra contrasta con le oscillazioni del “campo largo” di centrosinistra, che arriva al 45,5%, in aumento dello 0,5%.

La forbice si restringe, ma la distanza rimane comunque significativa: la vera sfida sarà capire se il centrosinistra riuscirà a mantenere questa dinamica positiva nel lungo periodo.

I piccoli partiti tra speranze e difficoltà

Guardando alle forze minori, l’Alleanza Verdi e Sinistra cala al 6,5% (-0,1%), un dato che testimonia qualche difficoltà nel mantenere slancio dopo mesi di crescita.

Italia Viva di Matteo Renzi guadagna lo 0,2% e si porta al 2,4%, mentre +Europa segna lo stesso incremento, raggiungendo l’1,8%.

Entrambi i partiti restano su numeri contenuti, ma questi piccoli passi in avanti vengono interpretati come segnali positivi.

Diverso il discorso per Azione di Carlo Calenda, che perde lo 0,3% e scende al 3,2%. Una flessione significativa che rafforza l’idea di un partito in affanno, incapace al momento di intercettare consenso stabile.

Non a caso, nell’analisi dei “Top e Flop”, +Europa è indicata come in crescita, mentre Azione viene segnalata in calo.

In questo panorama, i partiti minori restano cruciali per costruire alleanze e coalizioni. I loro movimenti, anche se limitati in termini percentuali, possono spostare gli equilibri in caso di competizioni elettorali serrate.

Ed è proprio nella capacità di fare squadra che il centrosinistra ripone le sue speranze di recupero sul centrodestra.

 

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