La Francia sprofonda in una nuova crisi politica. Dopo meno di un mese dalla nomina, il primo ministro Sébastien Lecornu ha rassegnato le dimissioni segnando il governo più breve della Quinta Repubblica. La decisione arriva in un momento di forte instabilità istituzionale e di divisione parlamentare.
La crisi politica in Francia continua a intensificarsi. Il nuovo primo ministro, Sébastien Lecornu, ha presentato le proprie dimissioni il 6 ottobre 2025 al presidente Emmanuel Macron, che le ha accettate.
Lecornu, stretto alleato del capo dello Stato, era stato nominato il 9 settembre, dopo il fallimento del voto di fiducia al governo di François Bayrou.
Il governo Lecornu è caduto appena 27 giorni dopo la nomina, diventando così il più breve della Quinta Repubblica. Ha superato il precedente record di Michel Barnier, rimasto in carica per 99 giorni.
Il 5 ottobre, Lecornu aveva annunciato i primi 18 membri del suo governo, dopo circa un mese di negoziati. Il primo consiglio dei ministri del nuovo esecutivo era previsto per il pomeriggio del 6 ottobre.
Il passaggio di consegne tra i ministri uscenti e quelli appena nominati deve ancora svolgersi ma la nuova composizione del governo è già stata ufficializzata con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Appena nominati, i ministri si sono ritrovati costretti a rassegnare le dimissioni.
Lecornu non disponeva del sostegno necessario per far approvare la manovra finanziaria, prevista per la fine di ottobre.
Non si può essere primo ministro quando non ci sono le condizioni”, ha dichiarato nel suo discorso a Matignon.
Secondo Lecornu, la mancanza di stabilità politica derivava da una combinazione di resistenze al cambiamento, divisioni interne al Parlamento e tensioni all’interno dello stesso governo, fattori che hanno finito per prevalere sugli interessi generali del paese.
“I partiti continuano a comportarsi come se avessero tutti la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale”, ha sottolineato.
La crisi politica affonda le radici nelle elezioni europee del 2024, che avevano segnato il trionfo dell’estrema destra di Marine Le Pen e del suo Rassemblement National, accompagnato da un forte calo di consensi per il blocco presidenziale di Macron.
In seguito, il presidente francese aveva annunciato elezioni legislative anticipate nel giugno 2024. Tuttavia, il risultato ha prodotto un Parlamento fortemente diviso tra sinistra, centro e destra rendendo quasi impossibile la formazione di una maggioranza stabile.
A complicare ulteriormente la situazione è stato il rifiuto del presidente di affidare il governo a esponenti che non appartengono ai partiti collocati fondamentalmente al centro dello spettro politico.
Dall’inizio del 2024, la Francia ha già avuto quattro primi ministri diversi: Gabriel Attal, Michel Barnier, François Bayrou e, infine, Sébastien Lecornu.
Il campo presidenziale si trova ora in una fase di profonda incertezza. Diverse forze politiche chiedono lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. Gli analisti indicano un possibile ulteriore calo di consensi per i centristi di Macron e un rafforzamento del Rassemblement National.
I problemi per Macron, però, non finiscono qui. Alcuni esponenti politici hanno chiesto anche le dimissioni del presidente della Repubblica, ipotesi che lo stesso Macron ha finora respinto con fermezza.
L’ipotesi di nuove elezioni o di un rimpasto profondo appare sempre più concreta, mentre l’ombra dell’estrema destra continua ad allungarsi sull’Eliseo.