Si torna in piazza il 25 ottobre e non solo per Gaza. Con buona pace dei detrattori dell'ultima ora, pronti a dire ai sindacati come fare il loro lavoro, la Cgil ha indetto uno sciopero nazionale con al centro diversi temi che riguarderanno principalmente i cittadini italiani: diritti, pace, giustizia sociale e soprattutto lavoro saranno al centro della protesta che si terrà il prossimo 25 ottobre, che arriva dopo le piazze piene in tutta Italia per la guerra a Gaza.
Il sindacato dunque si prepara ad alzare la voce in vista anche della legge di bilancio, che verrà approvata prima della fine dell'anno e che potrebbe portare a tagli in diversi settori.
Già nelle scorse ore il sindacato, guidato da Maurizio Landini, ha iniziato a riproporre il tema del gender gap sui propri profili social.
La segretaria confederale Lara Ghiglione ha specificato che sarà necessario chiedere una maggiore attenzione ai salari delle lavoratrici. Non mancano, nel corso del comunicato diffuso sul sito principale del sindacato, le accuse nei confronti del governo Meloni, che starebbe "peggiorando la vita dei cittadini".
Insomma, nuove mobilitazioni all'orizzonte in vista delle prossime ricorrenze. Novembre – e in parte anche ottobre – sarà il mese delle proteste studentesche, ma anche quello della Giornata internazionale contro le violenze di genere.
Sabato 25 ottobre Roma sarà attraversata da un flusso di voci, colori e storie. La Cgil ha invitato tutti a ritrovarsi sotto lo slogan “Democrazia al Lavoro”, trasformando piazza della Repubblica in un punto di partenza per un corteo che sfilerà fino a piazza San Giovanni.
Non si tratta solo di una manifestazione: è un momento in cui chi lavora, chi ha lavorato e chi cerca lavoro può sentirsi ascoltato.
L’iniziativa nasce dalla preoccupazione per la nuova Legge di Bilancio, percepita da molti come un ostacolo alla vita quotidiana, capace di colpire salari, pensioni e diritti conquistati con fatica. In ogni striscione, in ogni bandiera rossa, ci sarà il desiderio di ricordare che il lavoro non è solo reddito: è dignità, sicurezza e futuro.
Al centro della protesta ci sono le storie delle persone: chi fatica a chiudere il mese, chi sogna una pensione dignitosa, chi cerca un lavoro stabile. La Cgil chiede aumenti reali dei salari, un salario minimo per chi non ce la fa, una piena rivalutazione delle pensioni e una pensione di garanzia per giovani e precari.
Accanto a questo, il sindacato chiede di fermare condoni e privilegi fiscali e di investire finalmente nei servizi pubblici, da sanità e istruzione a politiche sociali e abitative.
Dietro ogni richiesta c’è il volto concreto di chi vive in quartieri dove ospedali e scuole rischiano di chiudere, di chi affronta malattie o difficoltà senza supporto, di chi lotta ogni giorno per costruire una vita dignitosa.
La mobilitazione non parla solo di soldi o contratti, ma di sicurezza, sviluppo e valori condivisi. La Cgil chiede di ridurre gli infortuni sul lavoro, di sostenere una transizione energetica e digitale che crei posti di lavoro stabili, e di dare al Sud opportunità concrete.
E poi c’è il tema della pace e del disarmo, un messaggio forte in un mondo che sembra sempre più fragile: meno armi, più cooperazione, più attenzione agli esseri umani.
Sabato Roma diventerà un mosaico di storie, di persone che vogliono far sentire la propria voce. Non sarà solo una protesta: sarà un momento in cui il lavoro, la giustizia sociale e la dignità tornano a camminare insieme, tra le strade di una città che sa ascoltare.