Il centrodestra continua a dominare la scena politica delle regioni italiane, rappresentando una forza compatta e ben radicata sul territorio nazionale.
Attualmente il blocco detiene 13 presidenti di regione, oltre due terzi delle amministrazioni locali, mentre il centrosinistra si ferma a sei e solo una regione è guidata da forze autonomiste.
Tuttavia, questo predominio nasconde tensioni profonde: all’interno della coalizione guidata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si contendono il controllo delle regioni strategiche, con lo sguardo rivolto alle imminenti elezioni.
Le regioni stesse rischiano di diventare leve decisive per Forza Italia, che potrebbe consolidarsi e mettere in discussione il ruolo della Lega, limitandone progressivamente la voce in capitolo.
Forza Italia resta il partito del centrodestra con il maggior numero di presidenti di regione. Grazie alle recenti conferme elettorali, ha rafforzato la propria leadership territoriale, contando cinque governatori: Roberto Occhiuto in Calabria, Vito Bardi in Basilicata, Alberto Cirio in Piemonte, Francesco Roberti in Molise e Renato Schifani in Sicilia.
Questo risultato rafforza la presenza del partito a livello locale, costruendo una rete di potere concreta, che va oltre la rappresentanza parlamentare e incide sulle dinamiche economiche e sociali regionali.
A livello strategico, il successo di Forza Italia rappresenta una leva significativa all’interno della coalizione: se il trend dovesse consolidarsi, il partito potrebbe staccare la Lega come seconda forza del centrodestra, riducendo progressivamente il peso politico del Carroccio e aprendo la strada a un rimescolamento storico dei rapporti di forza.
La situazione della Lega appare fragile, segnata dalle incertezze legate alle prossime scadenze elettorali. Attualmente il partito guida quattro regioni: Lombardia con Attilio Fontana, Veneto con Luca Zaia, Friuli Venezia Giulia con Massimiliano Fedriga, e mantiene una presenza significativa nel Trentino-Alto Adige con leadership alternata.
Tuttavia, la stabilità del Carroccio nelle sue roccaforti del Nord è minacciata dalle crescenti richieste di Fratelli d’Italia per una redistribuzione degli equilibri, favorita dai risultati delle ultime tornate elettorali e dal clima interno di rinnovamento.
La candidatura in Veneto dovrebbe passare ad Alberto Stefani, mentre Fratelli d’Italia avanza pretese sulla Lombardia, storicamente controllata dal Carroccio e fondamentale per il radicamento nazionale. Se non riuscirà a contrastare queste pressioni, la Lega rischia di perdere terreno, voci strategiche e capacità di incidere sulle decisioni chiave della coalizione.
Fratelli d’Italia, pur contando solo due presidenti di regione — Francesco Acquaroli nelle Marche e Francesco Rocca nel Lazio — vive una fase di espansione senza precedenti.
Forte dei successi nazionali e locali, il partito guidato da Giorgia Meloni si fa protagonista nel dibattito interno al centrodestra sulla definizione delle candidature nelle regioni strategiche del Nord.
Le ambizioni sono chiare: ottenere la guida della Lombardia e almeno in parte del Veneto, regioni che offrono prestigio e la possibilità di consolidare strutturalmente la propria presenza anche al di fuori dei territori conquistati recentemente.
Le prossime elezioni regionali saranno decisive: se Fratelli d’Italia riuscirà nel proprio intento, assisteremo a una storica redistribuzione del potere regionale, con un indebolimento della Lega e un rafforzamento strategico di Forza Italia.
Il futuro del centrodestra regionale resta aperto, segnato da rivalità interne e dalla necessità di adattare la leadership alle nuove dinamiche politiche nazionali e locali.
Le scadenze elettorali dei prossimi mesi, soprattutto in Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, saranno il banco di prova per la tenuta degli equilibri storici, con Forza Italia pronta a sfruttare le regioni come terreno per rafforzare la propria posizione e ridurre progressivamente l’influenza del Carroccio.