07 Oct, 2025 - 15:20

Italia, due anni dopo il 7 ottobre: cittadini spaccati tra il ricordo delle vittime di Hamas e la rabbia per Gaza

Italia, due anni dopo il 7 ottobre: cittadini spaccati tra il ricordo delle vittime di Hamas e la rabbia per Gaza

Due anni dopo l’attacco terroristico di Hamas contro civili israeliani, il mondo continua a fare i conti con le sue ferite più profonde. In Italia, la memoria di quella giornata – fatta di immagini di sangue e terrore – convive con la consapevolezza che la risposta a quella violenza ha generato, a sua volta, un abisso di dolore.

Un sondaggio realizzato dall’Istituto Demopolis per Otto e Mezzo nei primi giorni di ottobre 2025 mostra un dato inequivocabile: l’81% degli italiani considera l’invasione di Gaza decisa dal governo Netanyahu una ritorsione “esagerata e inaccettabile” che sta sacrificando la popolazione palestinese.

Solo il 15% ritiene che si tratti di una reazione “necessaria” per sconfiggere Hamas, mentre il 4% non si esprime. È un risultato che racconta più di un’opinione: racconta un sentimento, un disagio collettivo di fronte alla sproporzione della guerra.

L’invasione vista da lontano: una misura che non convince

Il dato Demopolis fotografa una frattura profonda tra le ragioni della sicurezza e quelle dell’umanità. Gli italiani, pur senza dimenticare la brutalità del 7 ottobre 2023, non sembrano più disposti a considerare la guerra come una soluzione.

L’81% che condanna l’offensiva israeliana non lo fa per indifferenza, ma per compassione: per il senso di ingiustizia che nasce nel vedere bambini, famiglie, intere comunità schiacciate sotto le macerie.

Nelle parole raccolte dai sondaggi e nei commenti sui social si percepisce un filo comune: l’orrore di Hamas non può giustificare l’annientamento di un popolo.

È come se una parte crescente della società italiana sentisse che la vendetta, travestita da difesa, ha oltrepassato la soglia dell’umano. Il conflitto non appare più come uno scontro tra stati, ma come una tragedia che ha perso ogni equilibrio morale.

Le voci della politica: tra memoria e smarrimento

Le istituzioni hanno ricordato il secondo anniversario del 7 ottobre con parole solenni. Le massime cariche dello Stato hanno ribadito la condanna per l’attacco terroristico di Hamas, ricordando le vittime israeliane e gli ostaggi ancora nelle mani dei miliziani.

Nelle dichiarazioni ufficiali è emersa, però, anche la consapevolezza che la risposta di Israele ha travolto i confini del diritto internazionale e dell’etica umanitaria.

Dalle parole della premier alla riflessione del Capo dello Stato, dai messaggi di solidarietà di governo e opposizione fino ai richiami di chi chiede una tregua, traspare un comune filo di dolore e stanchezza.

I leader politici si muovono in equilibrio tra la memoria delle vittime e la compassione per chi oggi subisce i bombardamenti. È una politica che, almeno per un momento, sembra ricordare che la sicurezza non può essere costruita sul lutto degli altri.

Eppure, il linguaggio della diplomazia continua a suonare distante. Mentre i leader evocano pace e diritto, la gente chiede umanità, fine della fame e del fuoco, la restituzione degli ostaggi e la protezione dei civili. È come se la politica parlasse ancora di strategie, mentre la società parla ormai solo di persone.

L’Italia e la fatica di guardare

Due anni dopo, gli italiani guardano a Gaza con un misto di dolore e impotenza. Nelle piazze e nei sondaggi, nei discorsi quotidiani e nelle immagini dei telegiornali, prevale un sentimento di compassione: non più solo per chi ha perso tutto sotto le bombe, ma anche per un mondo incapace di fermarsi.

Molti riconoscono che la memoria del 7 ottobre è sacra, ma sentono anche che la risposta a quella violenza ha generato una catena infinita di morte.

I numeri del sondaggio non sono solo percentuali: sono la misura di una coscienza collettiva che chiede di tornare umani, di restituire un senso alla parola “pace”.

Dopo due anni di distruzione, l’Italia non sembra più credere alla forza delle armi. Forse, come suggeriscono i dati Demopolis, ciò che oggi gli italiani desiderano non è la vittoria di una parte, ma la fine di una tragedia che ha consumato entrambe.

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