La possibile fornitura di missili Tomahawk all’Ucraina da parte degli Stati Uniti potrebbe riaccendere le tensioni internazionali. Mentre il leader americano, Donald Trump, afferma di voler porre fine al conflitto tra Mosca e Kiev, la decisione attesa solleva timori di un’escalation militare senza precedenti. Dietro la retorica della pace si nasconde un equilibrio geopolitico sempre più fragile, in cui ogni mossa di Washington può ridisegnare i rapporti di forza tra Russia, Stati Uniti e alleati europei.
Il presidente americano, Donald Trump, si trova davanti a una decisione cruciale: dare o meno il via libera alla fornitura dei missili Tomahawk all’Ucraina. Entrato in carica il 20 gennaio, Trump aveva promesso una netta rottura rispetto al suo predecessore Joe Biden in materia di aiuti militari a Kiev.
Fin dall’inizio del suo secondo mandato, il tycoon aveva dichiarato, vantando anche un buon rapporto personale con Vladimir Putin, di poter porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina in appena 24 ore, un obiettivo giudicato da molti come irrealistico. Tuttavia, Trump continua a presentarsi come l’unico leader in grado di riportare la pace.
Il suo ritorno alla Casa Bianca ha infatti segnato il ristabilimento di una linea diretta di comunicazione tra Washington e Mosca. I funzionari russi e ucraini si sono incontrati tre volte a Istanbul, un segnale di ulteriore apertura nei colloqui. Tuttavia, non è stata ancora fissata una data per un incontro diretto tra Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Dopo mesi di intensi contatti diplomatici, il presidente Trump ha più volte espresso frustrazione per lo stallo dei negoziati.
Trump punta a presentarsi come il “presidente della pace”: ha già sottolineato di aver posto fine a sette conflitti in sette mesi del suo nuovo mandato. Un risultato che mira persino ad avvicinarlo al Premio Nobel per la pace. Tuttavia, questa visione coesiste con un forte ritorno al principio dell’America First, che guida ogni sua scelta strategica.
Nonostante la retorica pacifista, Trump difende fermamente gli interessi nazionali degli Stati Uniti con un approccio pragmatico e realistico.
Nel mese di luglio ha autorizzato l’invio di armi a Kiev, ma a carico dei suoi alleati europei segnando così una distinzione rispetto alla politica di Biden.
Ora, però, il presidente americano si trova davanti a un bivio delicatissimo. I missili Tomahawk voluti da Kiev, se forniti all’Ucraina, permetterebbero al paese di colpire obiettivi in profondità nel territorio russo. Zelensky sostiene che ciò potrebbe costringere Putin a sedersi al tavolo dei negoziati ma il rischio di un’ulteriore escalation è evidente.
Trump, dal canto suo, ha dichiarato di aver “in un certo senso preso una decisione” sulla consegna dei Tomahawk ma ha anche sottolineato che Washington vuole garanzie su come questi missili verranno impiegati. La questione rimane aperta e ogni passo è osservato con estrema attenzione da tutto il mondo.
L’eventuale via libera di Trump rischia di compromettere i rapporti appena ristabiliti tra Washington e Mosca. La Russia osserva attentamente le mosse americane e ha già lanciato più di un avvertimento.
Il presidente Putin ha ricordato che gli Stati Uniti agiscono sempre guidati dai propri interessi, mentre il Cremlino ha sottolineato la gravità della possibile decisione. Secondo Putin, l’impiego dei Tomahawk da parte dell’Ucraina implicherebbe inevitabilmente la partecipazione diretta del personale militare statunitense, un passo che potrebbe far precipitare gli equilibri internazionali.
A confermare la tensione è stato anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato da Reuters, che ha dichiarato:
Con queste parole, Peskov ha voluto mettere in guardia sulla pericolosità del possibile invio dei missili Tomahawk all’Ucraina sottolineando che un simile passo potrebbe segnare una nuova e inquietante fase del conflitto.