A 24 ore di distanza dalla votazione che le ha consentito di conservare l’immunità parlamentare ed evitare la ripresa del processo in Ungheria, il caso Salis continua a far discutere.
Con un post diretto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, l’europarlamentare di AVS ha chiesto esplicitamente di essere processata in Italia, accusando il governo di propaganda e immobilismo.
Salis rivendica il diritto di essere giudicata in patria, dove – sostiene – avrebbe maggiori garanzie democratiche. Ma la pretesa solleva un dilemma che va oltre il singolo caso: è compatibile con i principi della giustizia il diritto di “scegliersi il giudice”?
"Voglio essere processata in Italia” scrive Salis, che poi aggiunge “Si può fare, e si può fare subito”.
Ma perché Ilaria Salis insiste per essere processata in Italia se grazie al voto di ieri al parlamento europeo non dovrà più andare a processo in Ungheria? Cerchiamo di fare chiarezza.
Oggi Ilaria Salis ha pubblicato sui suoi canali social un post indirizzato al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al governo italiano.
L’attivista di AVS si difende dalle accuse di volersi sottrarre alla giustizia utilizzando lo scudo dell’immunità parlamentare garantita agli europarlamentari. Salis chiarisce che non intende sfuggire al processo per i fatti che le sono stati contestati dal governo ungherese, ma che vuole essere giudicata in Italia, dove non correrebbe il rischio di subire un processo politico.
Scrive l’esponente di AVS, che già nelle settimane che hanno preceduto il voto a Strasburgo aveva avanzato la stessa richiesta al governo senza, tuttavia, ricevere risposta.
Afferma Salis che poi attacca Palazzo Chigi e l’esecutivo Meloni:
Salis chiama, #Nordio risponde?
— Ilaria Salis (@SalisIlaria) October 8, 2025
Finora ho sentito solo insulti e falsità: si ripete che io voglia sottrarmi alla Giustizia.
Non è vero.
La mia richiesta, da cittadina italiana, è semplice e chiara — e resta immutata: voglio essere processata in Italia, con tutte le garanzie… pic.twitter.com/zJPUn6zxDa
Perché una volta conclusa l’attuale legislatura, e venuta meno l’immunità, nulla potrebbe impedire al tribunale ungherese di emettere una nuova citazione a giudizio per ricominciare il processo. A spiegarlo nei giorni scorsi erano stati gli stessi avvocati dell’europarlamentare.
I legali di Salis avevano poi spiegato che l'immunità parlamentare europea non impedirebbe di celebrare per quegli stessi fatti, un processo in Italia. Il codice penale italiano all'art. 9 prevede – hanno spiegato - la giurisdizione italiana per fatti di reato commessi all'estero da cittadino italiano quando questo risieda in Italia.
Se il processo viene portato in Italia, non potrebbe più essere celebrato in Ungheria dove l’attivista italiana teme di non essere giudicata in maniera imparziale.