Il Parlamento europeo ha deciso di non revocare l’immunità di Peter Magyar, principale oppositore del primo ministro ungherese, Viktor Orban. Una mossa che segna un duro colpo politico per Fidesz e alimenta il dibattito sul futuro dell’Ungheria. Con i sondaggi che danno il partito Tisza in vantaggio e le elezioni legislative del 2026 alle porte, si fa sempre più concreta la possibilità di una fine dell’“era Orban”.
Il 7 ottobre 2025, il Parlamento europeo non ha solo votato a favore dell’immunità di Ilaria Salis, ma anche di Peter Magyar, il principale esponente dell’opposizione ungherese contro il primo ministro, Viktor Orban.
I legislatori europei hanno respinto le richieste delle autorità ungheresi di revocare l’immunità del politico, garantendogli così la protezione dalle indagini avviate in patria. Come nel caso di Salis, anche Magyar non dovrà affrontare per ora i procuratori ungheresi.
L’Ungheria aveva chiesto la revoca dell’immunità di Magyar per poter avviare un procedimento legale in tre casi distinti. Due riguardano accuse di diffamazione intentate da un ex deputato, mentre il terzo si riferisce a un presunto episodio di furto, in cui il politico sarebbe accusato di aver gettato il telefono di un uomo nel Danubio dopo una lite che veniva filmata.
La decisione del Parlamento europeo ha provocato la furia di Orban, che in un post su Facebook ha dichiarato:
Ha poi aggiunto con tono polemico:
I sostenitori di Magyar ritengono che i casi giudiziari intentati contro di lui siano politicamente motivati, una strategia per indebolire il principale oppositore di Orban, che continua invece a guadagnare consensi tra l’opinione pubblica ungherese.
Peter Magyar, leader del Partito del Rispetto e della Libertà (Tisza), posizionato nel centrodestra ed entrato nel gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) al Parlamento europeo, è oggi considerato il principale sfidante del premier.
Secondo un sondaggio condotto dal Republican Institute, il partito Tisza di Magyar sarebbe in testa rispetto al partito di Viktor Orban, Fidesz. Il vantaggio, pari a cinque punti percentuali (30 per cento contro 25 per cento), rappresenta un segnale politico importante in vista delle elezioni legislative.
I dati mostrano inoltre un panorama politico molto frammentato. Il partito di estrema destra Mi Hazank Mozgalom si attesta al 5 per cento, mentre la Coalizione Democratica di centrosinistra si ferma al 4 per cento.
Un altro elemento significativo è il calo degli elettori indecisi, oggi al 29 per cento, e l’aumento della quota di aventi diritto certi al voto, che ha raggiunto il 68 per cento, con una crescita di cinque punti percentuali. Questo indica che l’affluenza alle urne potrebbe essere più alta nella prossima tornata elettorale rispetto al passato.
Le elezioni legislative in Ungheria sono previste per aprile 2026 e per Viktor Orban si prospetta una delle sfide più difficili della sua carriera politica.
Orban è un veterano della politica ungherese. Ha assunto per la prima volta l’incarico di primo ministro nel 1998, tornando poi al potere nel 2010. Guida quindi il paese complessivamente da due decenni consolidando un sistema politico fortemente accentrato e un controllo capillare sulle istituzioni.
Tuttavia, il crescente consenso verso Peter Magyar e le tensioni con Bruxelles segnano un cambio di fase. L’Ungheria si trova ora davanti a una possibile svolta politica, in cui la tenuta del sistema costruito da Orban verrà messa alla prova da un’opposizione più organizzata e da un’Europa sempre più insofferente verso le sue derive autoritarie.
Il voto del Parlamento europeo che ha salvato l'immunità di Peter Magyar rappresenta un segnale significativo nello scontro politico ungherese. Il sorpasso nei sondaggi del Partito Tisza di Magyar rispetto a Fidesz non sembra un caso isolato, ma riflette un malcontento crescente nella società ungherese verso l’era Orban, ormai alla vigilia di una prova elettorale decisiva nel 2026. La combinazione di pressione internazionale e dinamiche interne potrebbe quindi segnare l’inizio di una fase nuova per la politica ungherese, dove la duratura egemonia di Orban potrebbe finalmente confrontarsi con una reale alternativa politica.