Il Parlamento europeo ha respinto entrambe le mozioni di censura contro Ursula von der Leyen, consolidando di fatto la sua posizione alla guida della Commissione europea.
La prima mozione, presentata dai Patrioti, ha ottenuto 378 voti contrari, 179 favorevoli e 37 astensioni; la seconda, del gruppo The Left, ha registrato 383 contrari, 133 favorevoli e 78 astenuti.
Nonostante le critiche e le polemiche, il risultato segnala un sostegno più forte rispetto alla mozione di luglio, con un aumento dei contrari e un numero di consensi dei Patrioti praticamente invariato.
In altre parole, gli scenari di convergenza tra estrema destra ed estrema sinistra non hanno modificato significativamente il quadro politico, lasciando von der Leyen al centro della scena.
Il comportamento dei deputati ha messo in luce dinamiche sorprendenti. La mozione dei Patrioti ha raccolto consensi anche dal Movimento 5 Stelle, parte del gruppo The Left, e da alcuni membri del Ppe, come i Republicains francesi, oltre a singoli eurodeputati di maggioranza.
La delegazione pentastellata ha spiegato di aver sostenuto le mozioni in coerenza con le proprie posizioni, opponendosi a quella che definiscono “Europa della guerra e dell’austerity”.
Sul fronte opposto, Partito Democratico, Forza Italia e Alleanza Verdi-Sinistra hanno votato contro. Fratelli d’Italia si è astenuto, così come due deputati del Pd, Cecilia Strada e Marco Tarquinio, mentre alcuni della Lega hanno scelto di sostenere la mozione di The Left.
Il voto mostra quanto la politica europea possa essere complessa: appartenenze e schieramenti tradizionali non sempre determinano scelte prevedibili.
Dopo il voto, von der Leyen ha espresso gratitudine per il sostegno ricevuto, promettendo che la Commissione continuerà a collaborare con il Parlamento per affrontare le sfide dell’Europa e ottenere risultati concreti per i cittadini. I critici, però, non si sono fatti attendere.
The Left ha parlato di un voto che non riflette la reale impopolarità della Commissione, accusando la presidente di aggrapparsi al potere.
Manon Aubry ha sottolineato il rammarico per la mancata adesione di molti membri dei gruppi S&D e Verdi, ricordando che la Commissione sta ritardando leggi fondamentali per i diritti umani e per il clima.
I Patrioti, da parte loro, hanno denunciato una protezione di von der Leyen da parte di Bruxelles, rilanciando le accuse di Viktor Orban sulla gestione della politica industriale, commerciale, migratoria e sugli investimenti nella guerra russo-ucraina.
Il risultato del voto rafforza von der Leyen, ma mette in luce una politica europea frammentata e piena di tensioni. Il sostegno ottenuto non elimina le critiche provenienti da tutti i lati del Parlamento, confermando quanto sia complesso costruire un consenso stabile.
La Commissione dovrà navigare tra interessi diversi, emergenze economiche, sociali e ambientali, cercando di trasformare le pressioni in risultati concreti per i cittadini.
In questo delicato equilibrio, la leadership di von der Leyen appare rafforzata, ma al contempo chiamata a dimostrare la propria capacità di guidare l’Europa in un contesto politico frammentato e polarizzato.