Operato due volte per un raro tumore al cervello, nel 2012 e nel 2013, che però non esisteva.
È successo all'ospedale Meyer di Firenze. Ora l'azienda ospedaliera è stata condannata a risarcire la famiglia di quel bambino, che all'epoca aveva appena quattro anni.
Il Tribunale di Firenze ha riconosciuto l'errore dei medici, che trattarono un'infezione come una neoplasia.
Il bambino fu preso in carico dal team dell'ospedale Meyer di Firenze dal 2010 al 2013, dato che presentava una sintomatologia piuttosto grave, tra cui crisi epilettiche continue.
Qui il bimbo è stato operato due volte al cervello, restando invalido: è tetraplegico e in stato vegetativo.
Dal processo avviato dalla famiglia contro l'azienda ospedaliera è emerso che l'intervento non andava eseguito.
Come riportano le maggiori testate nazionali come Il Corriere della Sera, la struttura è stata condannata a risarcire il ragazzo, che oggi ha 16 anni, i genitori e il fratello maggiore per una cifra di 3,7 milioni di euro tra danni e spese legali.
Il bambino era stato colpito da un'encefalite erpetica, a causa della quale era stato ricoverato in ospedale. Al Meyer venne curato e operato per un presunto tumore.
Il piccolo venne sottoposto a due interventi neurochirurgici nel 2012 e nel 2013: il secondo dei quali particolarmente invasivo.
Sulla sentenza firmata dal giudice Roberto Monteverde, ai medici viene attribuita un'ipotesi non corretta
Con una giusta diagnosi sarebbe bastata una terapia farmacologica, anziché il ricorso alla chirurgia.
Per il Tribunale fiorentino, inoltre, i genitori non vennero informati adeguatamente della portata dell'operazione, dei possibili rischi e dell'incertezza diagnostica.
Dopo aver ascoltato i testimoni e aver esaminato la documentazione riguardante il ragazzo, i giudici hanno riconosciuto il nesso tra le sue attuali condizioni e la responsabilità dei medici.
Secondo la perizia del Tribunale, l'aspettativa di vita del ragazzo è ora di 35-40 anni.
Un trattamento diverso dell'epilessia e un differente percorso sanitario avrebbero cambiato la situazione, pur ritenendo "attendibile" che l'encefalite erpetica lasciasse dei danni biologici.
Tuttavia, sostengono i giudici, senza gli interventi e con una giusta terapia farmacologica quel bambino avrebbe potuto avere una vita quasi normale.