14 Oct, 2025 - 12:43

Garlasco, Andrea Tosatto sulla sentenza “eretica” e il muro dei negazionisti

Garlasco, Andrea Tosatto sulla sentenza “eretica” e il muro dei negazionisti

Andrea Tosatto, psicologo e youtuber, non ha dubbi: il caso Garlasco, a diciotto anni di distanza, si regge su fondamenta così labili da rendere quasi “sacrilega” ogni discussione.

Di fronte alla “lista della spesa degli errori” che ha inficiato la prima indagine (magistrati che hanno archiviato in tempi record e l'ombra della corruzione che incombe), l'esistenza dei cosiddetti “ciechi selettivi” solleva interrogativi non solo sulla giustizia, ma anche sulla psicologia collettiva.

La Cassazione, una sentenza da non disturbare mai

“La sentenza di Cassazione non dovrebbe essere mai disturbata, perché ormai è evidente che si basa sul nulla o su informazioni del tutto fuorvianti - esordisce Tosatto”.

Le prove su cui si è fondato il processo che ha portato alla condanna di Alberto Stasi sono ormai un teatro di attori e scenari inaffidabili. La soluzione, per Andrea Tosatto, è drastica quanto necessaria: “bisognerebbe veramente tirare una riga, fare un reset e, come minimo, ricominciare tutto da capo. Il che, purtroppo, è reso difficile dal tempo trascorso, che ha reso impossibili molte azioni investigative”.

Tre categorie di negazionisti: dall'affetto alla malafede

Anche se la convinzione popolare sull'innocenza di Stasi è ormai plebiscitaria, riducendo i “garantisti a oltranza” a un manipolo esiguo, resistono ancora i negazionisti convinti di Garlasco, coloro che, nonostante le nuove prove sul DNA e gli attuali indagati e accusati eccellenti (ex procuratori e carabinieri) che si occuparono delle indagini del 2017 — che vedevano Andrea Sempio indagato per la prima volta e che la liquidarono negli ormai celebri 21 secondi — rimangono aggrappati alla sentenza definitiva. Secondo Tosatto, questa limitata platea è possibile dividerla in tre categorie.

La prima e più numerosa è composta da persone in buona fede, ma incapaci di cambiare idea: “ci vuole pochissimo per farsi una prima impressione - spiega Tosatto -, ma tantissimi indizi nella direzione opposta per modificarla, poiché le persone tendono ad affezionarsi all'idea iniziale”.

La seconda categoria è più insidiosa ed è legata alla reputazione. “Cambiare idea, per alcuni personaggi pubblici, significherebbe mettere in discussione sé stessi”. Tosatto allude a chi ha costruito libri o saggi, riempiendosi la bocca della colpevolezza di Stasi e, adesso, ammettere l'errore minerebbe l'autorità costruita. Infine, c'è la categoria più oscura: quella dei malafede.

Questi soggetti dicono ciò che dicono non per convinzione o per difendere un libro, ma perché hanno convenienze che vanno ben oltre la mera reputazione. “La battaglia finale - conclude Tosatto -, è contro le carte processuali viziate e contro l'ostinazione umana e, nel peggiore dei casi, contro oscuri interessi che non vogliono che il caso venga riaperto”.

La Procura replica con un inatteso comunicato stampa

Quella che doveva essere una semplice intervista si è trasformata in un terremoto giudiziario e mediatico. Le dichiarazioni sconcertanti dell'avvocato Massimo Lovati al programma Falsissimo di Fabrizio Corona hanno innescato una crisi senza precedenti nella difesa di Andrea Sempio, ma hanno anche provocato una reazione inattesa: un comunicato stampa da parte della Procura della Repubblica di Pavia.

Perché la Procura ha sentito l'esigenza di replicare? Molti interpretano l'azione come un tentativo di prendere, nell’immediato, le distanze dalle affermazioni dell’avvocato Lovati, soprattutto quelle riguardanti presunte irregolarità interne alla Procura stessa, cercando di riaffermare l'autorità dell'ufficio. Tuttavia, il risultato è stato quello di polarizzare ulteriormente l'attenzione su una “chiacchierata” che avrebbe potuto estinguersi da sola.

Un’insolita reazione, certo, forse dovuta a un segnale di nervosismo legato alle indagini in corso, che vedono indagati sia un ex procuratore che carabinieri per sospetta corruzione, oppure una strategia per recuperare credibilità di fronte all'opinione pubblica, messa a dura prova dall'ombra di insabbiamenti. Fatto sta che il comunicato ha finito per convalidare il potere destabilizzante delle voci raccolte in una trasmissione di pettegolezzo, confermando che, a Pavia, il confine tra cronaca giudiziaria e spettacolo è ormai irrimediabilmente sfumato.​

 

LEGGI ANCHE
LASCIA UN COMMENTO

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *

Sto inviando il commento...