14 Oct, 2025 - 16:43

Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, chi sono i tre fratelli fermati per l'esplosione a Castel D'Azzano

Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, chi sono i tre fratelli fermati per l'esplosione a Castel D'Azzano

Agricoltori e allevatori con problemi finanziari, responsabili del drammatico epilogo di una vicenda che si trascinava da tempo.

Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi sono i tre fratelli fermati per aver provocato l'esplosione del casolare a Castel D'Azzano, nel Veronese, in cui sono morti tre carabinieri e altre 19 persone sono rimaste ferite.

Già un anno fa si erano opposti all'esproprio dell'unico bene ormai a loro rimasto, saturando l'abitazione di gas e minacciando di farla esplodere.

Un gesto folle che nella notte di oggi, 14 ottobre 2025, è stato purtroppo messo in atto.

Chi sono Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, i fratelli che hanno causato l'esplosione del casolare nel Veronese

Franco e Maria Luisa Ramponi, 65 e 59 anni, avrebbero dovuto lasciare la loro abitazione a causa di uno sfratto esecutivo disposto dal Tribunale.

Vivevano ormai da tempo in una situazione molto difficile insieme al terzo fratello Dino, 63 anni. Come evidenziato dal procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, il casolare era disastrato,

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senza luce, non so neanche se c'era l'acqua. Era una casa veramente fatiscente. Non c'era neanche l'allaccio della corrente elettrica: una casa per modo di dire.

Ai problemi economici si erano aggiunti quelli derivanti dal pignoramento dei loro beni, dopo - come hanno raccontato in precedenza i protagonisti della vicenda - un mutuo sottoscritto nel 2014, con l'ipoteca su casa e terreni. 

Un prestito che i tre sostenevano di non aver mai firmato, anzi: le firme sarebbero state contraffatte. Da qui l'iter giudiziario che aveva portato ai pignoramenti e allo sfratto.

I fratelli Ramponi sono stati fermati, accusati di omicidio volontario; si valuta il reato di strage. Due di loro sono stati portati in ospedale perché rimasti feriti.

I precedenti del 2024

Secondo quanto emerso, già a ottobre e novembre 2024 i fratelli si erano opposti all'arrivo dell'ufficiale giudiziario. Nella seconda occasione avevano aperto le bombole di gas, chiudendo porte e finestre, ed erano saliti sul tetto con una tanica di benzina.

Grazie all'intervento dei vigili del fuoco e dei carabinieri, la situazione si era risolta senza che si verificassero incidenti. In realtà le loro condizioni erano precarie da tempo.

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Con mio fratello lottiamo da 5 anni per avere giustizia. Mio fratello ha avuto un pignoramento ingiusto, gli hanno portato via tutta l'azienda agricola, terreni e adesso la casa. Oggi volevano fare lo sgombero e ci siamo opposti in tutti i modi; abbiamo riempito la casa di gas per riuscire a lottare

raccontava Maria Luisa Ramponi all'epoca, in un'intervista realizzata dal Corriere della Sera.

Anche nel 2021, riferisce sempre il quotidiano, due dei fratelli avevano protestato e minacciato gesti estremi al Tribunale di Verona.

Le testimonianze dei vicini

Un vicino di casa di Franco, Dino e Maria Luisa ha raccontato all'AGI come la situazione fosse ormai disastrosa sotto tutti i punti di vista.

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Si erano cosparsi di benzina l’ultima volta. Avevano perso tutto ormai... Vivevano senza corrente, senza gas, vivevano come dentro a una grotta. Sapevamo tutti che era una situazione difficile, e già in 4/5 occasioni avevano preannunciato il peggio. Ora che gli avevano pignorato tutto dicevano 'piuttosto che lasciare casa ci facciamo saltare in aria'

ha raccontato l'uomo.

Un altro ha descritto le condizioni in cui vivevano: lavoravano di notte, mentre dormivano di giorno.

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Hanno montato un faro potentissimo nel campo qui davanti per poter accudire le mucche in piena notte, nessuno li vedeva e nessuno sa perché vivevano così. Vivevano con il poco latte che ricavavano dalle mucche.
Nell'immagine uno  dei tre fratelli Ramponi (Ansa)

L'intervento

Il procuratore Raffaele Tito, intervenuto sul posto, ha spiegato ai cronisti cosa fosse successo prima che la donna facesse saltare in aria il casolare saturo di gas.

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A settembre è stato pesantemente minacciato il professionista che è delegato alla vendita dell'immobile. È stato minacciato e noi avevamo, grazie ai carabinieri, delle fotografie di bottiglie Molotov sul tetto.  Tempo fa la donna aveva minacciato di incendiarsi con dell'amuchina. Capire da persone di questo genere, se sono vere queste minacce o se sono false, è difficile

ha sottolineato Raffaele Tito.

Un altro fratello, inoltre,

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aveva detto che si sarebbe fatto esplodere e quindi ho delegato una perquisizione per cercare di capire se effettivamente queste bottiglie erano vere oppure no.

Secondo quanto finora ricostruito,

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l'innesco delle bombole a gas è stato fatto proprio con una bottiglia molotov, almeno così pare: è una delle ipotesi. Comunque sicuramente è un fatto volontario, questo non c'è dubbio

ha poi aggiunto il procuratore.

Nella notte, le minacce sono diventate realtà, uccidendo i carabinieri Marco Piffari, Davide Bernardello e Valerio Daprà.

 

 

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