La tensione cresce all’interno della Nato dopo le dichiarazioni di Donald Trump, che ha proposto l’espulsione della Spagna per la sua scarsa spesa militare. Madrid, guidata da Pedro Sanchez, si oppone all’aumento del budget per la difesa fino al 5 per cento del PIL, definendolo insostenibile per l’economia nazionale.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha suggerito alla Nato di valutare l'espulsione della Spagna. Nel suo secondo mandato, Trump ha promosso l’aumento della spesa militare dal 2 al 5 per cento del PIL.
Durante la riunione tenutasi nel mese di giugno all'Aja, i paesi membri dell'Alleanza Atlantica hanno deciso di impegnarsi a raggiungere questo obiettivo: destinare il 5 per cento del PIL alla spesa per la difesa, di cui il 3,5 per cento alle spese militari di base e l'1,5 per cento agli investimenti più ampi legati alla sicurezza entro il 2035. Solo la Spagna ha rifiutato l'ipotesi di aumentare la propria spesa.
Alla fine del vertice, il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha ottenuto la flessibilità di destinare alla difesa la percentuale del PIL che ritiene necessaria, a condizione di rispettare gli obiettivi di capacità militare approvati dai ministri dell'Alleanza. Tali obiettivi rappresentano requisiti specifici che ciascun paese membro deve sviluppare e mantenere per contribuire efficacemente alla difesa collettiva. Questi riguardano un ampio spettro di capacità, come sistemi d’arma, difesa aerea e missilistica, cyberdifesa, capacità logistica e interoperabilità tra le forze alleate.
Questi obiettivi sono rivisti generalmente ogni quattro anni per adeguarsi ai mutati scenari strategici e alle innovazioni tecnologiche, garantendo che l'Alleanza mantenga una capacità difensiva efficace e moderna. Così, la Spagna è diventata uno dei paesi della Nato che destina meno risorse alla difesa, attualmente pari al 2 per cento del PIL.
Madrid considera un eventuale incremento “sproporzionato e controproducente” per il sistema sociale ed economico spagnolo, sostenendo che significherebbe sacrificare il welfare senza migliorare realmente la sicurezza nazionale.
Il presidente americano vuole una linea uniforme sul tema e pretende che Madrid aumenti la propria spesa per la difesa. Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, dopo l’incontro con il presidente della Finlandia, Alexander Stubb, Trump ha suggerito di considerare l’espulsione della Spagna.
Secondo quanto riportato dai media spagnoli, l'ambasciatore statunitense presso la Nato, Matthew Whitaker, ha intensificato la pressione sul governo Sanchez, affermando che “non ci sono eccezioni o riserve”.
La Spagna ha aderito alla Nato nel 1982. Secondo il trattato del Nord Atlantico, firmato nel 1949 (articolo 13), l’unica possibilità prevista è il ritiro volontario, comunicato con almeno un anno di preavviso.
Non è previsto alcun meccanismo per l’espulsione di uno Stato membro. Di conseguenza, qualsiasi ipotesi di espulsione forzata, come quella proposta da Trump nei confronti della Spagna, non ha fondamento giuridico nell’ambito dell’Alleanza. Si tratta quindi di una questione sostanzialmente politica.
Ciò evidenzia come la NATO sia un’alleanza flessibile e fortemente dipendente dal consenso. Le eventuali tensioni tra i membri potrebbero essere risolte attraverso canali diplomatici, negoziati, e pressioni politiche, privilegiando sempre soluzioni condivise e il mantenimento della coesione dell’Alleanza.
La Spagna, mantenendo il 2 per cento del PIL per la difesa, è oggi tra i membri con la spesa più bassa.