Il 30,4% delle famiglie di immigrati stranieri vive in condizioni di proprietà estrema. A certificarlo l’ultimo rapporto Istat. A lungo si è sostenuto che l'immigrazione avrebbe rappresentato una risorsa per il Paese, anche in termini previdenziali. Tuttavia, i numeri raccontano una realtà più complessa: molte famiglie immigrate si trovano oggi in condizioni di grave difficoltà economica, con ricadute anche sul sistema di welfare nazionale.
Abbiamo aperto le porte, accolto tutti indistintamente per poi condannarli a una vita di stenti e povertà. Oggi la sinistra tuono contro il governo Meloni responsabile – a suo dire - dell’aumento della povertà in Italia (in realtà gli italiani poveri sono diminuiti), quando invece dovrebbe rivolgere quelle critiche principalmente contro sé stessa.
Contro le miopi politiche di accoglienza indiscriminata con cui non solo non si è saputo garantire a queste persone il sogno di una vita dignitosa, ma ha aumentato la povertà in Italia, peggiorando anche le condizioni delle famiglie italiane.
Case popolari, asili nido, bonus e aiuti pubblici sono diventati un miraggio per le famiglie bisognose italiane, perché prima ci sono - legittimamente - famiglie di stranieri che vivono condizioni di maggiore disagio economico.
Non si tratta di mettere in discussione il principio di solidarietà, ma di valutare se l’approccio tenuto finora abbia prodotto equilibrio o, al contrario, generato nuove tensioni sociali e squilibri nell’accesso alle risorse pubbliche.
Un disastro che solo chi non ha voluto vedere non ha visto. Oggi a certificarlo – nero su bianco – è l’Istat, ma a sinistra si continua a negare il problema.
Nel 2024 le famiglie in condizione di povertà assoluta in Italia sono 2,2 milioni pari all’8,4% del totale. Un dato rimasto immutato rispetto al 2023. In condizioni normali il fatto che negli ultimi mesi la percentuale sia rimasta stabile sarebbe una buona notizia, ma purtroppo - andando più a fondo - ci si rende conto che c’è poco da star allegri.
C’è, infatti, un dato che deve preoccupare e allarme ed è quello della percentuale di povertà tra le famiglie straniere che è passata dal 26,9% del 2019 al 30,4% del 2024. Tra le famiglie composte da soli stranieri il tasso di povertà sale addirittura al 35,2%.
Gli stranieri rappresentano meno del 10% della popolazione, ma costituiscono un terzo delle famiglie povere attualmente residenti nel nostro paese. Naturalmente nel conteggio non sono inclusi gli immigrati irregolari che aumenterebbero ulteriormente la quota di povertà tra stranieri.
Una situazione drammatica per tanti motivi. Al di là delle implicazioni morali del non riuscire come Stato a garantire una vita dignitosa a tutte le persone che risiedono nel suo territorio, la presenza di tante famiglie bisognose ha un costo altissimo in termini di spesa per il walfare.
Il tasso di povertà tra gli immigrati è almeno cinque volte superiore a quello degli italiani.
Queste famiglie essendo assolutamente indigenti hanno bisogno di assistenza, sono a carico del servizio sanitario nazionale, nelle graduatorie per l’ottenimento di bonus economici superano le famiglie italiane.
Lo stesso accade con le graduatorie per l’assegnazione degli alloggi comunali, per gli asili nido o per i buoni libro.
Per anni la sinistra ci ha raccontato che gli stranieri avrebbero rappresentato una risorsa: ci pagheranno le pensioni ci dicevano. Propaganda smentita dalla realtà dei fatti: l’accoglienza senza criterio e senza prospettive ha impoverito e reso più insicura l’Italia.
Questa situazione comporta molti costi: alloggi popolari, sussidi energetici e sanitari gratuiti, servizi sociali sempre più sotto pressione.
Così si rischia nei prossimi anni di trovarci con un sistema assistenziale soverchiato da chi arriva e non è in grado - suo malgrado - di contribuire, mentre chi vive qui da generazioni vede il proprio diritto a un aiuto concreto sempre più marginale.
A restare indietro sono le famiglie bisognose italiane, che per l’Istat sono il 6,2%. Un dato in leggero calo rispetto al 2022 (6,4%). Ne deriva, tuttavia, una stabilità ingannevole nelle statistiche complessive che nasconde dinamiche profonde di stress sociale.
In sostanza, pur risparmiando sulle famiglie italiane bisognose, lo Stato deve sostenere un numero crescente di stranieri che dipendono dal sistema di assistenza pubblica. Si tratta di spese che pesano direttamente sulle tasche degli italiani, soprattutto in un contesto di caro vita e difficoltà economiche generali.
Le risorse del welfare vengono così diluite ed erose, creando tensioni sociali e un crescente senso di ingiustizia.
L’Italia deve difendere il proprio welfare e i propri cittadini con politiche di immigrazione mirata, selettiva e sostenibile economicamente, non una politica che sacrifichi la stabilità sociale e il benessere degli italiani sull’altare di un buonismo senza confini che condanna tutti alla povertà.