Freddo e distaccato. Così Gianluca Soncin, 52 anni, sarebbe apparso alla pm di Milano durante l'interrogatorio avvenuto all'ospedale Niguarda, dove è stato ricoverato dopo aver ucciso la compagna, Pamela Genini, di 29 anni, e aver tentato il suicidio.
L'uomo, originario di Biella, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dagli atti persecutori. Secondo quanto ricostruito finora, non accettava la decisione della donna di porre fine alla loro relazione.
Gianluca Soncin, 52 anni, sarebbe un imprenditore. Nel 2010, avrebbe avuto problemi con la giustizia nell'ambito di un'inchiesta della Guardia di Finanza di Palermo su un giro di società "cartiere" create per evadere l'Iva nella compravendita di auto di lusso tra Germania e Italia.
Secondo l'accusa, in pratica, l'organizzazione di cui avrebbe fatto parte avrebbe utilizzato società fittizie per emettere false fatture e ridurre i costi delle vetture: operazione che avrebbe comportato un'evasione per milioni di euro. È ora accusato di omicidio volontario pluriaggravato.
Martedì sera, 14 ottobre 2025, è stato soccorso e trasportato all'ospedale Niguarda - dove tuttora è ricoverato in condizioni gravi ma stabili - dopo essersi ferito alla gola con lo stesso coltello da caccia che, poco prima, aveva usato per uccidere la compagna Pamela Genini.
Stando a quanto ricostruito finora, l'uomo si sarebbe presentato a casa della 29enne - che aveva deciso di lasciarlo - già munito dell'arma. Probabilmente, proprio con l'intento di colpire la donna, in un gesto che gli inquirenti ritengono quindi premeditato.
Quando i vicini hanno udito le urla provenire dall'appartamento di Pamela in via Iglesias, nel quartiere Gorla, hanno chiamato il 112. Stessa cosa avrebbe fatto l'ex fidanzato della giovane, avvisato da lei stessa del pericolo.
Quando gli agenti sono arrivati, hanno citofonato. Pamela, a quel punto, per guadagnare tempo, avrebbe finto di attendere una consegna. Soncin però le avrebbe impedito di premere il tasto d'apertura del portone, continuando a ferirla.
Parte dell'aggressione è avvenuta sotto gli occhi di diversi testimoni, sul terrazzino dell'abitazione. "L'ammazza, l'ammazza", avrebbero urlato alcuni dei presenti, per sollecitare l'intervento dei militari, che a un certo punto hanno sfondato la porta.
Anche davanti a loro, Soncin avrebbe continuato ad infierire sul corpo della vittima, morta, poco dopo, a causa delle gravi ferite riportate. Lavorava come modella e imprenditrice; alle amiche aveva confidato di voler allontanare una volta per tutte l'uomo.
La storia tra la 29enne e Soncin era cominciata poco più di un anno fa, ma da tempo si era trasformata. Lei, originaria di Strozza (Bergamo), si era trasferita a Milano per lavoro; lui l'aveva inizialmente raggiunta, e per un periodo avevano vissuto insieme.
Poi gli atteggiamenti possessivi e aggressivi di lui avevano spinto la 29enne a prendere le distanze. Secondo i racconti di amici e vicini, lui la perseguitava. "Se mi lasci, ti ammazzo", le avrebbe detto in più di un'occasione. Arrivando a minacciare anche i suoi genitori.
Nonostante ciò, non risultano denunce formali a suo carico. Dopo il fermo, l'uomo è stato ascoltato dalla pm Alessia Menegazzo, apparendo "freddo e distaccato" rispetto al fatto commesso. Oltre all'aggravante della premeditazione, gli viene contestata quella degli atti persecutori.
Nel rispondere, avrebbe rilasciato dichiarazioni vaghe e frammentarie, sostenendo di "non ricordare" molte cose. Intanto, sono stati sequestrati l'arma e i vestiti che l'indagato indossava, così come il suo cellulare. Proprio dall'analisi del telefono si aspettano riscontri.
Messaggi, chiamate e chat potrebbero infatti chiarire la sequenza degli eventi. Fondamentale, in tal senso, anche la visione dei filmati di sorveglianza. E ancora: l'autopsia, che dovrà determinare l'esatto numero delle coltellate e la loro natura.