Il presidente americano, Donald Trump, ha annunciato l’intenzione di imporre dazi ai Paesi dei BRICS definendo il blocco un “attacco al dollaro”. Le sue parole hanno suscitato la reazione del Cremlino, mentre l’amministrazione statunitense continua a usare la leva dei dazi come strumento di pressione economica e geopolitica.
Donald Trump ha dichiarato l’intenzione di imporre ulteriori dazi sui paesi che fanno parte dei BRICS. Secondo il presidente statunitense, il blocco rappresenterebbe “un attacco al dollaro” e ha aggiunto che le nazioni che scelgono di negoziare in dollari hanno un “vantaggio” rispetto a quelle che lo rifiutano.
Le parole del presidente statunitense sono arrivate durante un pranzo ufficiale con il presidente argentino Javier Milei alla Casa Bianca.
Trump ha ribadito che la sua vittoria elettorale è stata essenziale per mantenere il dollaro come valuta dominante a livello mondiale. Ha affermato che, se Joe Biden o Kamala Harris fossero stati al potere, gli Stati Uniti avrebbero perso il loro ruolo di guida economica globale e “non avremmo più il dollaro come valuta di riferimento mondiale”.
Trump considera i BRICS come un’alleanza creata per minare gli interessi economici degli Stati Uniti, in particolare il ruolo del dollaro come valuta di riserva internazionale. Ha più volte definito il gruppo una minaccia commerciale e geopolitica da contrastare con misure tariffarie aggressive.
Secondo il presidente americano, i dazi sui Paesi membri dei BRICS servono a difendere la supremazia economica degli Stati Uniti e a scoraggiare ogni tentativo di costruire un sistema alternativo di scambi economici globali.
Pur lanciando un nuovo allarme contro il gruppo e i suoi obiettivi, Trump ha anche sostenuto che l’alleanza “si sta indebolendo”:
Non si è fatta attendere la risposta del Cremlino alle affermazioni di Trump. Il portavoce presidenziale, Dmitrij Peskov, ha replicato con fermezza:
Il gruppo dei BRICS, formato inizialmente da Brasile, Russia, India e Cina nel 2009, si è ampliato nel 2010 con l’ingresso del Sudafrica diventando BRICS.
Successivamente, con gli allargamenti del 2024 e 2025, il blocco ha accolto Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Indonesia, raggiungendo un totale di dieci membri, spesso definito informalmente BRICS+.
L’Argentina, invece, ha deciso di non aderire per scelta strategica e politica, una posizione formalizzata dal presidente Javier Milei, che conferma il suo allineamento con Washington.
Da quando è tornato alla Casa Bianca, Trump ha perseguito una politica commerciale aggressiva, basata sull’imposizione di dazi. L’amministrazione americana ha infatti introdotto tariffe elevate verso numerosi paesi, con l’obiettivo dichiarato di riequilibrare la bilancia commerciale e proteggere l’industria statunitense.
I dazi del 50 per cento verso il Brasile sono stati interpretati come una mossa politica in risposta al processo giudiziario contro l’ex presidente Jair Bolsonaro. L’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha criticato duramente le minacce di ulteriori sanzioni da parte degli Stati Uniti riaffermando la difesa della sovranità e della democrazia brasiliana.
Allo stesso modo, l’India è finita nel mirino di Washington. L’amministrazione Trump ha imposto dazi iniziali del 25 per cento su numerose importazioni indiane. Successivamente, citando la continua importazione di petrolio russo da parte di Nuova Delhi, la Casa Bianca ha aggiunto un ulteriore dazio del 25 per cento portando la tariffa complessiva al 50 per cento.
I BRICS rappresentano oggi quasi la metà della popolazione mondiale e una parte significativa del PIL globale. Il blocco mira a costruire un’alternativa economica e finanziaria all’egemonia occidentale, promuovendo la de-dollarizzazione e una cooperazione più equa tra i paesi emergenti.
Durante il vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) di settembre, il presidente Xi Jinping ha ribadito con chiarezza la visione cinese: spostare l’ordine mondiale verso un nuovo multipolarismo. Xi ha invocato un sistema economico e di sicurezza che dia maggiore spazio al Sud Globale. L’obiettivo è rafforzare la cooperazione tra le economie emergenti e costruire un nuovo equilibrio internazionale capace di sfidare la dominance occidentale.