Domanda da un milione di dollari (anzi: molto di più): a Gaza, ora che inizia la ricostruzione, c'è trippa anche per noi?
L'Italia si sta preparando ad assumere un ruolo attivo nel piano di ricostruzione della Striscia.
E insomma: Giorgia Meloni mica si accontenta di essere considerata "bellissima" dal presidente Trump? La premier vuole mettere le mani in pasta anche negli affari del nuovo Medioriente. E, oltre che avvenente, vuole mostrarsi anche intelligente. Oppure, fate voi, cinica il giusto. Del resto, The Donald ha promesso che ci sarà posto per tutti.
L'Italia guarda a Gaza anche con occhi interessati: mica vi scandalizzate a leggerlo?
Mors tua, vita mea è un motto vecchio e valido quanto il mondo.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha già avuto modo di evidenziare come il nostro Paese abbia mantenuto canali di dialogo con tutte le parti coinvolte, contribuendo a preservare un delicato equilibrio tra Israele e l'Autorità palestinese.
Ma ora, la ricostruzione di Gaza rappresenta un'opportunità economica e di investimento per le aziende italiane, con stime che prevedono un mercato potenziale di circa 100 miliardi di dollari.
Insomma: si apre una prateria per rafforzare i legami commerciali e di sviluppo tra Italia e Palestina, oltre a consolidare il ruolo dell'Italia come Paese credibile e di peso nelle questioni mediterranee e mediorientali.
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha adottato una linea equilibrata e pragmatica, volta a sostenere gli sforzi diplomatici, umanitari e di ricostruzione a Gaza.
Durante il recente vertice a Sharm el-Sheikh, Meloni ha riaffermato il suo sostegno al processo di pace e alla ricostruzione della regione, anche tramite il coinvolgimento diretto dell'Italia.
Il presidente del Consiglio ha annunciato che si procederà con un aumento degli aiuti umanitari, nonché con iniziative diplomatiche tese a ottenere il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina, con particolare attenzione alla collaborazione con i Paesi arabi e alla stabilizzazione della regione.
La visita prevista del 7 novembre a Ramallah e gli incontri con leader palestinesi testimoniano un'attenzione strategica dell'Italia nel contesto di un più ampio impegno volto a favorire l'instaurazione di condizioni di pace stabile e durata.
Sta di fatto che l'intervento dell'Italia a Gaza, nel quadro del piano di ricostruzione e stabilizzazione, potrebbe prevedere anche il coinvolgimento delle forze armate italiane, in particolare dell'Arma dei Carabinieri.
La proposta, avanzata nel quadro delle prerogative costituzionali, include la possibilità di inviare truppe sotto mandato Onu per garantire l'ordine e la sicurezza delle operazioni di ricostruzione e delle opere umanitarie.
L'eventuale impiego dei carabinieri nelle operazioni di peacekeeping si inserisce in un contesto più ampio di cooperazione interazionale, che mira a stabilizzare l'area, proteggere i civili e facilitare il ritorno alla normalità. La disponibilità del governo italiano a partecipare attivamente a missioni di pace e sicurezza è rafforzata dall'esperienza pluriennale delle forze armate italiane in operazioni di stabilizzazione e assistenza umanitaria in aree di conflitto.
Insomma: ve lo ricordate il vecchio adagio:
Ebbene: vale ancora.